Tremila euro per una candidatura alle regionali del 2014 in Calabria nella lista nel Movimento Cinque Stelle. Duemila sarebbero dovuti servire per proporre la candidatura e reperire i locali da adibire alla segreteria. Mille, invece, per il “disturbo” degli intermediari che, in realtà, sarebbero stati gli aguzzini dell’aspirante consigliere regionale che, oltre ad aver derubato, minacciato e sequestrato un uomo di 50 anni con dei gravi problemi di salute, lo hanno anche raggirato.

La storia è quella di Angelo, un signore di Reggio Calabria. Il sostituto procuratore Sara Amerio ha chiesto il rinvio a giudizio per sette soggetti. La prima udienza preliminare è stata fissata per il 30 maggio quando, davanti al gup Vincenza Bellini, dovranno comparire Giovanni Panzera, Giuseppe Morabito, Vincenzo Serafino, Maria Angela Maccarelli. Tutti e quattro sono accusati di sequestro di persona mentre gli altri tre, Salvatore Spinella, Umberto Abbati e Teresa Idone, rispondono di minacce.

C’è subito da chiarire che né il Movimento Cinque Stelle né i suoi rappresentati calabresi sono coinvolti nell’inchiesta della Procura di Reggio Calabria. Piuttosto, a loro insaputa, alcuni imputati hanno speso il nome del Movimento per raggirare il povero Angelo, una persona ingenua di 50 anni con problemi di salute. In particolare, per farsi consegnare tremila euro Vincenzo Serafino, assieme a due complici, avrebbe fatto credere alla vittima che “si sarebbe occupato – è scritto nel capo di imputazione – di reperire la sede ai fini della sua candidatura nel partito del ‘Movimento Cinque Stelle’”.

“Duemila – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – dovevano servire per proporre la candidatura di Angelo alle prossime elezioni regionali”. Gli altri mille euro dovevano essere corrisposti ai due complici, già processati, “quale compenso per il loro ‘disturbo’”. Ci sono anche due video su youtube in cui il povero Angelo si definisce candidato del Movimento. Video, che probabilmente non ha girato da solo, in cui l’aspirante grillino si interessava di alcune problematiche della città.

Questa sarebbe stata però solo l’ultima delle angherie subite dalla vittima nel 2014. Stando alle indagini dei carabinieri, infatti, il povero Angelo sarebbe stato sequestrato dopo che gli è è stato fatto credere di poter vendere un immobile a Roma di proprietà della sua famiglia. In sostanza gli imputati avrebbero svolto il ruolo di intermediari della compravendita che non esisteva e che, quindi, poi non è andata a buon fine. Per conto dell’ipotetico acquirente, infatti, gli imputati avrebbero chiesto il pagamento delle spese anticipate. Attraverso minacce e violenze, Angelo è stato costretto a consegnare il bancomat della madre e il libretto bancario che aveva cointestato con la donna della quale gli imputati pretendevano anche i soldi della pensione.

La storia è andata avanti per lungo tempo. Tutti i mesi, il giorno prima dell’accreditamento della pensione, per avere la certezza di ottenerla, gli imputati si recavano a casa di Angelo e lo chiudevano a chiave in una stanza sottraendogli il cellulare. Dormivano addirittura lì fino a quando, l’indomani, non lo accompagnavano a riscuotere i soldi. Lo avrebbero costretto, inoltre, a chiedere un prestito e, una volta ricevuto il bonifico da una finanziaria, a consegnare il denaro ritirato al bancomat. Quando la vittima tentava di opporsi, lo insultavano e minacciavano di fare del male a lui e alla madre. Per fargli capire che facevano sul serio, in un’occasione alcuni imputati gli hanno spento una sigaretta sul mignolo della mano. Complessivamente, stando alla ricostruzione dei carabinieri, gli hanno rubato in pochi mesi 13mila euro lasciando lui e la madre senza denaro  e senza pensione.

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