L’Isis ha annunciato di aver ucciso un “crociato italiano” che militava in Siria nei pressi Deir el-Zoor, nella località di Al Baghuz, dove è in corso la battaglia contro le ultime sacche di resistenza dello Stato islamico: assieme al suo battaglione, l’uomo sarebbe caduto in un’imboscata e sarebbe rimasto ucciso nello scontro a fuoco. Si tratta, stando a quanto scrive Site, di Lorenzo Orsetti, classe ’86: era entrato nel paese alla fine del 2017 e militava con il nome di battaglia di “Heval Tekosher“, il “lottatore”.

Fonti curde hanno dichiarato all’agenzia Ansa che Orsetti combatteva nelle file delle milizie curde Ypg, legate al Pkk turco, a conferma di quanto riferito sui social network e da media locali e internazionali, e di recente era stato intervistato da media italiani come combattente volontario a fianco dei curdi. In una serie di immagini diffuse online e firmate “al-Barakah”, l’area della Siria orientale che era sotto il controllo dell’Is, la formazione jihadista pubblica alcuni documenti che sostiene appartengano a Orsetti e una fotografia che ritrae l’uomo senza vita.

“Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell’Isis stamani”, ha detto il padre, Alessandro – Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato, era con una unità araba, ma non so cosa significhi esattamente da un punto di vista militare. Li hanno uccisi tutti“.

Siamo orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto – ha dichiarato il padre, Alessandro – ma ora siamo distrutti dal dolore. Da un anno e mezzo, cioè da quando è partito, stavamo in angoscia, più contenti quando lo sentivamo al telefono, in ansia quando stavamo un periodo senza sentirlo”. “Quando decise di andare a combattere per i curdi – ha proseguito l’uomo – mio figlio ci disse che voleva fare qualcosa per loro, non voleva rimanere senza fare nulla, voleva aiutarli nella loro causa”. “Era un anno e mezzo ormai che mancava da Firenze – ricorda ancora il padre – Gli dicevamo ‘vieni via, torna, perché la tua parte l’hai già fatta ed è molto importante’. Gli chiedevamo quando sarebbe tornato a casa, ma lui rispondeva che la situazione era molto delicata per i curdi e voleva aiutarli ancora nella loro causa”.

Orsetti aveva iniziato la propria militanza da combattente accanto ai curdi dell’Ypg, le Unità di protezione del popolo, ad Afrin, una delle roccaforti di resistenza dei miliziani contro lo Stato islamico. A inizio febbraio, sul sito Milano in Movimento, era comparso un suo racconto dal fronte.

Nello scritto, Orsetti raccontava di uno scontro a fuoco, casa per casa, dell’uccisione di un miliziano di Daesh e della risposta degli islamisti tra cecchini e attacchi aerei. “Faccio appena in tempo a coprirmi con le braccia la testa, prima che i detriti c’investano. Una grossa pietra mi centra in pieno petto, facendo saltare la molla di uno dei caricatori, che a momenti quasi mi prende in faccia – scriveva – Il caricatore se non altro attutisce l’impatto, assieme alla piastra antiproiettile che mi ha lasciato Kawa; non sarei morto, ma magari senza qualche costola me la incrinavo”.

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