Sei colpi di pistola davanti alla porta della sua casa a Staten Island. L’hanno ucciso così, Francesco “Frank” Calì, 53 anni, ritenuto il boss della famiglia Gambino. È il primo omicidio di un capofamiglia della malavita di New York da oltre 30 anni. Come riferiscono i media Usa, l’italoamericano è morto in ospedale a causa delle ferite riportate nell’agguato, avvenuto alle 21 ora locale, le 2 di notte in Italia.

Calì, già condannato a 16 anni per estorsione e conosciuto come FrankieBoy, è stato raggiunto da almeno sei colpi di arma da fuoco, secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni: a sparare è stato un uomo, che prima di fuggire a bordo di un’auto blu gli è passato sopra. Subito dopo l’agguato, sempre secondo i testimoni oculari, alcuni membri della sua famiglia sono usciti in strada e sono stati visti accanto al suo corpo piangendo.

È il primo assassinio su commissione di un boss della criminalità organizzata di New York dal 1985, quando Paul “Big Pauly” Castellano venne freddato all’esterno di un ristorante dei Gambino, una delle cinque famiglie mafiose italoamericane di New York con i Genovese, Colombo, Bonanno e Lucchese.

FrankieBoy è stato membro del comitato direttivo della famiglia Gambino per diversi anni e nel 2015 ne è diventato il capo, al posto del sessantatreenne Domenico Cefalù. Originario della Sicilia, Calì ha profonde radici nella mafia siciliana e sua moglie è la nipote del boss italoamericano Giovanni “John” Gambino. Anche suo fratello Joseph e il cognato Peter Inzerillo fanno parte della cosca.

Ma non solo. Perché Calì era considerato il ponte fra Cosa nostra siciliana e la Mafia americana. Gli investigatori lo considerarono il mediatore tra l’isola e i cugini egli States già nel 2008 ai tempi dell’inchiesta “Old Bridge”, scattata tra Italia e Stati Uniti. Dietro il paravento di una società che commercializza di frutta, per gli inquirenti nascondeva la sua vera occupazione: boss spregiudicato di Cosa nostra. Sia per la Dda di Palermo che per l’Fbi era l’uomo-chiave di nuovi affari e vantaggiose relazioni. Negli Usa aveva incontrato Nicola Mandalà e Gianni Nicchi, arrivati da Palermo. I loro contatti americani erano Pietro Inzerillo e il cognato, appunto ‘Franky Boy’. “Frank Cali’ è amico nostro”, diceva il 21 ottobre 2005 l’emergente Nicchi al suo capo Nino Rotolo. C’erano anche alcune foto di Nicchi, Mandalà Calì’ e le fidanzate dei due palermitani. In pratica è l’uomo che prepara il ritorno in Sicilia degli scappati: i Gambino, gli Inzerillo, gli Spatola, clan che aveva perso la guerra di mafia in Sicilia con i corleonesi, e che si erano rifugiati negli Stati Uniti. Da dove sono tornati negli ultimi anni. Per questo motivo l’omicidio di Calì fa ipotizzare fibrillazioni non solo a New York, ma anche a Palermo.

Articolo Precedente

Mafie in Lombardia, Forte: “Non ci sono settori immuni”. Dalla Chiesa: “Nuovi interessi in sanità e turismo”

next
Articolo Successivo

‘Ndrangheta in Svizzera, 9 condanne a Locri: 13 anni per presunto capo della locale di Frauenfeld

next