L’aereo era stato consegnato alla compagnia di Stato il 15 novembre scorso. Questa mattina era arrivato ad Addis Abeba dal Sudafrica, sottoposto ai controlli di routine, ed era ripartito per Nairobi. Sei minuti dopo il decollo il Boeing 737 della Ethiopian Airlines si è schiantato al suolo, causando la morte di tutte le 157 persone a bordo, 149 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.

La Farnesina ha confermato la presenza di 8 italiani tra le vittime. Nella lista dei passeggeri figura l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione. Tusa era diretto in Kenya, per un progetto dell’Unesco. Sul volo si trovavano anche tre volontari della onlus Africa Tremila di Bergamo: il presidente Carlo Spini, 75 anni, medico in pensione dall’ospedale di San Sepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia, la moglie Gabriella, infermiera, e il tesoriere Matteo Ravasio. I primi due abitavano ad Arezzo, il terzo, un commercialista era residente a Bergamo. I tre erano partiti ieri sera da Roma e avevano raggiunto Addis Abeba per prendere il collegamento con Nairobi.
La loro meta era un ospedale che la onlus sta realizzando in Sud Sudan, dove avrebbero dovuto consegnare le attrezzature mediche, in viaggio su alcuni camion.

Sull’aereo viaggiava anche Paolo Dieci, presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane, in particolare 14 ong: Cesvi, Cisp, Coopi, Cosv, Gvc, Icu, Intersos, Lvia, Medici con l’Africa Cuamm, Ccm, Elis, World Friendss, Ciai e Amref.

Da fonti diplomatiche si apprende che ci sono anche i nomi di Virginia Chimenti, funzionaria del World Food Programme dell’Onu, Rosemary Mumbi e Maria Pilar Buzzetti nella lista degli 8 italiani che erano a bordo del volo.

 

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il proprio cordoglio per la morte dei connazionali: “La tragedia aerea in Etiopia mi addolora profondamente – si legge in una nota diffusa dal Quirinale – Il Paese guarda con riconoscenza al loro impegno professionale e di vita, speso sul terreno della cultura e dell’archeologia, della cooperazione, di organizzazioni internazionali a servizio dello sviluppo umano. Nel rendere omaggio alla loro memoria, rivolgo sentimenti di partecipazione e cordoglio ai familiari delle vittime e alle istituzioni che hanno visto il loro impegno”.

A bordo dell’aereo vi erano delegati dell’Assemblea dell’Onu per l’Ambiente che si aprirà lunedì a Nairobi. Lo conferma Rose Mwebaza, della Banca africana per lo sviluppo. In lista figuravano passeggeri di 35 nazionalità diverse: 32 Kenya, 18 Canada, 9 Etiopia, 8 Cina, 8 Italia, 8 Usa, 7 Francia, 7 Gran Bretagna, 6 Egitto, 5 Germania, 4 India, 4 Slovacchia, 3 Austria, 3 Russia, 3 Svezia, 2 Spagna, 2 Israele, 2 Marocco, 2 Polonia, 1 Belgio, 1 Gibuti, 1 Indonesia, 1 Irlanda, 1 Mozambico, 1 Norvegia, 1 Ruanda, 1 Arabia Saudita, 1 Sudan, 1 Somalia, 1 Serbia, 1 Togo, 1 Uganda, 1 Yemen, 1 Nepal, 1 Nigeria, 1 passaporto Onu.

Tewolde Gebremariam, ceo della Ethiopian Airlines, ha reso noto in una conferenza stampa che il pilota dell’aereo – consegnato all’Etiopia il 15 novembre – si era accorto che il velivolo aveva un problema ed aveva chiesto, ed ottenuto, dai controllori di volo dell’aeroporto di Addis Abeba, da dove era decollato pochi minuti prima, di tornare a terra con un atterraggio di emergenza. “L’aereo aveva avuto una sosta di oltre tre ore a terra dopo essere arrivato dal Sudafrica – ha spiegato ancora il ceo – è arrivato senza problemi ed è stato fatto ripartire senza problemi”.

Gebremariam, riferisce il bollettino numero 3 emesso dalla compagnia aerea etiopica e rilanciato via Twitter, ha sostenuto che “è troppo presto per fare illazioni sulla causa dell’incidente e saranno condotte ulteriori indagini” in “collaborazione con tutte le controparti, inclusi il produttore Boeing, l’Autorità dell’aviazione civile etiopica e altri enti internazionali”. Il comandante dell’aereo, Yared Getachew, aveva accumulato “più di 8.000 ore di volo” con una “lodevole prestazione” ed il suo vice, Ahmed Nur Mahammod, ne aveva 200. Il velivolo, ha detto ancora il ceo, aveva passato l’ultimo controllo di routine di manutenzione il 4 febbraio.

La causa del disastro per il momento non è nota; le immagini e i filmati del luogo dello schianto mostrano campi aperti in cui si vede un grande cratere, in cui sono sparsi piccoli rottami e resti. Ethiopian Airlines, la compagnia di Stato etiope nonché la più grande dell’Africa, ha ricostruito i fatti: il Boeing 737-800MAX è decollato alle 8.38 (le 6.38 italiane) dall’aeroporto internazionale di Addis Abeba, con destinazione Nairobi, e dopo sei minuti ha “perso contatto”. L’arrivo sarebbe stato previsto nella capitale del Kenya alle 10.25 locali, le 8.25 italiane, ma il velivolo è precipitato vicino al villaggio di Tulu Fara, fuori da Bishoftu, una sessantina di chilometri da Addis Abeba.

La compagnia di Stato etiope ha una buona reputazione per gli standard di sicurezza, sottolinea ancora la Bbc, anche se un altro suo aereo nel 2010 precipitò nel Mediterraneo subito dopo essere partito da Beirut.  L’ufficio del primo ministro etiope Abiy Ahmed ha espresso “a nome del governo e del popolo etiope”, le “più sentite condoglianze alle famiglie di coloro che hanno perso i loro cari”. Ancora da chiarire le cause dell’incidente.

“Oggi è un giorno di dolore – scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte – Nell’aereo della Ethiopian Airlines precipitato dopo il decollo da Addis Abeba vi erano anche nostri connazionali. Ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri”.

“Sono distrutto. E’ una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito”, è il messaggio di cordoglio del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

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