Tav di nuovo al centro di uno scontro interno al governo. Da una parte il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, convinto che se si parla di investimenti a lungo termine “c’è bisogno di certezze”. Quindi il Tav va fatto. E dall’altra c’è il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che al titolare del Mef dice: “L’unico cantiere fermato, non bloccato, oggi in Italia è quello Tav. Quello che Tria si è dimenticato è che c’è un contratto, che lo vincola, che dice ‘ridiscutere tutto il progetto’, e a quello il ministro Tria dovrà attenersi”. E precisa che “nelle prossime due settimane il governo deciderà cosa si farà del tunnel Torino-Lione“.

Uno scontro a distanza che parte da Quarta Repubblica su Rete4 dove il numero uno di via XX Settembre ha detto: “Il problema non è la Torino-Lione, il problema è che nessuno verrà mai a investire in Italia se il Paese mostra che un governo che cambia non sta ai patti, cambia i contratti, cambia le leggi e le fa retroattive“. Poi ha ricordato che i soldi per fare le infrastrutture “ci sono, li abbiamo messi nella manovra che abbiamo approvato. Ma sono risorse marginali, perché se ne sono accumulate in modo enorme durante i governi precedenti”. Lapidario sull’analisi costi-benefici: “Non mi interessa“. Gli risponde Toninelli, che a Zapping su Radio 1 replica: “Chi ha creato instabilità per gli investitori deve guardare al passato, anche se poi l’unico cantiere sospeso e non bloccato è quello Tav“, e sulle divergenze con la Lega sulla Torino-Lione aggiunge: “Non abbiamo ancora avuto tempo di sederci a un tavolo e discutere, ma anche se partiamo da posizioni molto lontane, sono sicuro che riusciremo a trovare una sintesi”. Sottolinea di non avere “nulla nei confronti” dell’alta velocità Italia-Francia e prosegue: “Ciò che mi preoccupa è impegnare tutti i soldi per fare un buco in una montagna ed evitare di impegnarli, perché purtroppo la coperta è corta, su tantissime opere di manutenzione” per “ponti e gallerie troppo vecchie e ammalorate”. Ed “io sinceramente qualche preoccupazione ce l’ho”, ha precisato.”Per me oggi è prioritario far viaggiare in sicurezza persone e cose sulle infrastrutture esistenti piuttosto che fare un buco nella montagna”. Intanto, il viceministro leghista alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, indica nella “mini-Tav” la strada per rimettere in moto l’opera e precisa che “in quindici giorni si dovrà decidere una soluzione coi 5 Stelle“.

Tria: “Bisogna dimostrarsi affidabili” – Già in un’intervista a La Stampa dello scorso 9 febbraio, Tria aveva affermato che bisogna “dimostrarsi affidabili” prendendo ad esempio proprio il Tav: “Ho detto più volte che ritengo sia un’opera utile da realizzare ed è chiaro che ci possono essere opinioni contrarie. Quando si parla di infrastrutture, e dunque degli investimenti a lungo termine necessari all’Italia, c’è bisogno di certezze”. Nel corso della registrazione, il ministro ha anche commentato la nomina alla guida dell’Inps di Pasquale Tridico, indicato da Luigi Di Maio come successore di Tito Boeri: “Io l’ho letto sui giornali”. Alla domanda successiva, se avesse cioè letto sui giornali della nomina a presidente o dei presunti problemi sui compensi, Tria ha glissato, precisando che “si parla di commissario non di presidente”. Secondo Repubblica Tria ha bloccato l’iter perché il provvedimento avrebbe dovuto assegnare a Tridico e al futuro vice Francesco Verbaro lo stesso stipendio del presidente uscente Boeri, 103mila euro lordi all’anno totali, ma la cifra “pare sia stata attribuita a ciascuno, portando il totale a 206mila euro”.

Parlando dell’ipotesi di manovra bis, rispetto alla quale nei giorni scorsi aveva chiarito che si tratta di discussioni “premature”, Tria ha ribadito: “E’ una fissazione che non capisco. Sarebbe una manovra restrittiva, con tasse e meno spese. In Italia non è il momento di adottare una politica di questo tipo” perché siamo “tra stagnazione e recessione”. Questo dibattito, ha detto, “mi fa venire in mente le tricoteuses attorno alla ghigliottina”, quelle popolane che “lavoravano a maglia e applaudivano quando tagliavano le teste”. Insomma, “appena arriva una notizia cattiva sull’economia, tutti che godono: sono delusi che non ci sia stato il downgrade, e dicono che ci sarà la prossima volta”. “Si può odiare questo governo”, però “siamo tutti italiani e non si possono dire delle cose contro l’andamento dell’economia italiana: se le cose vanno male, vanno male per tutti”, ha continuato Tria. Infine ha anche confidato come “si senta la mancanza” in Consiglio dei ministri di Paolo Savona, ora alla guida della Consob, perché “un dialogo con lui è sempre utile”. Parlando delloro di Bankitalia, ha chiarito che “nessuno può disporre delle riserve d’oro, se non la banca centrale, per motivi di politica monetaria”. In base al Trattato europeo, ha specificato, “nessuno Stato può influenzare o dare indicazioni alla banca centrale che è indipendente e neppure la Banca d’Italia può dare oro al governo italiano perché sarebbe aiuto di Stato”.

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