Maduro continua a respingere gli aiuti umanitari che arrivano dalla Colombia e in Venezuela la crisi è sempre più profonda. Oggi i militari hanno aperto il fuoco contro un posto di blocco di indigeni Pemon a Gran Sabana, a poca distanza dalla frontiera con il Brasile, uccidendo due persone e ferendo almeno 14 persone, tre in maniera grave. Il generale dell’esercito ritenuto responsabile dell’accaduto José Miguel Montoya, riferisce il deputato Americo De Grazia, sarebbe stato “sequestrato” dalla popolazione. Secondo la ricostruzione del parlamentare alle 6.30 di oggi, un convoglio militare ha raggiunto una sorta di checkpoint creato dalla popolazione indigena nel villaggio di Kumarakapay, lungo la principale strada che nella regione collega Venezuela e Brasile. L’arteria è determinante per il passaggio degli aiuti umanitari che vengono raccolti in territorio brasiliano. Quando i civili hanno cercato di bloccare la colonna, i militari hanno aperto il fuoco.

Il clima di violenza e l’economia in caduta libera del Paese, secondo i dati Onu, hanno causato la fuga di 3,4 milioni di abitanti, ovvero dell’11% della popolazione. Una cifra che a fine 2019 salirà a 5,3 milioni, pari a poco meno del 17%. In media nel 2018 se ne sono andate 5mila persone al giorno. Ed è anche boom di malattie infettive, visto che nel 2017 sono stati registrati 400mila casi di malaria, contro i 30mila del 2010.

Boom di malattie infettive – Secondo quanto scrive uno studio su Lancet Infectious Diseases nel paese è infatti emergenza per le malattie infettive portate dagli insetti e se non si interviene si rischia di perdere vent’anni di progressi del paese. Il Venezuela è stato infatti il primo Paese sudamericano ad essere certificato malaria free dall’Oms nel 1961. Lo studio, coordinato dall’università di Glasgow, ha analizzato diversi set di dati non pubblicati, trovando un aumento in tutte le principali malattie infettive causate dalle zanzare. Nel 2010 il paese aveva circa 30mila casi di malaria, mentre nel 2017 la stima è di oltre 400mila, soprattutto a causa dello stop ai programmi di controllo delle zanzare. Lo stesso trend è stato visto per la malattia di Chagas, per la dengue, la cui incidenza è aumentata di cinque volte tra il 2010 e il 2016, Zika e Chikungunya, di cui sono stimati 2 milioni di casi nel paese. “Il problema è preoccupante anche per il fenomeno dell’emigrazione – scrivono gli autori -. Con una media di 5500 persone che hanno lasciato il paese ogni giorno nel 2018 anche i paesi vicini vanno incontro a dei rischi”.

Guaidò alla frontiera con la Colombia per gli aiuti umanitari – Intanto nella serata del 21 febbraio il presidente ad interim Juan Guaidò ha raggiunto la frontiera con la Colombia per accogliere gli aiuti umanitari destinati alla popolazione, immagazzinati nella città colombiana di Cucuta e respinti dal governo ufficiale. L’arrivo di Guaidò è stato confermato da esponenti di spicco dell’opposizione citati dai media, che ricordano come il presidente del parlamento si trovasse a bordo di uno dei tre autobus di deputati partiti nella mattinata di ieri da Caracas verso la città di frontiera di San Cristobal. Con un decreto presidenziale Guaidò ha ribadito ieri l’autorizzazione all’ingresso delle circa 600 tonnellate di aiuti, “in qualità di comandante in capo delle Forze Armate Bolivariane“, ed ordinato “alle diverse componenti di tale forza di agire in conformità con queste istruzioni”.

Guaidò ha anche chiesto ai militari di permettere l’ingresso agli aiuti umanitari, ricordando che hanno “due giorni per obbedire all’ordine del Presidente e schierarsi con la Costituzione”. “Questi aiuti servono a salvare vite”, ha scritto ancora su Twitter Guaidò annunciando per oggi “mobilitazioni in tutto il Venezuela per esigere l’ingresso degli aiuti umanitari”. Nicolas Maduro, intanto, continua ad opporsi all’arrivo degli aiuti umanitari e ha ordinato la chiusura anche della frontiera con il Brasile, affermando che il suo governo “sta valutando” di adottare una misura simile anche sul confine con la Colombia. In questi due Paesi, a Cucuta in Colombia e Roraima in Brasile, ci sono i punti di raccolta degli aiuti umanitari, con un terzo nell’isola di Curazao, nelle Antille Olandesi.

Attaccato convoglio di deputati dell’opposizione: un ferito grave – I deputati oppositori in viaggio da Caracas alla frontiera colombiana hanno denunciato che un autobus del loro convoglio è stato attaccato a sassate ieri notte a Guanare, nello Stato di Portuguesa, e uno degli autisti è rimasto gravemente ferito. Sul canale Twitter dell’Assemblea Nazionale, la deputata Mariela Magallanes ha pubblicato un breve video nel quale denuncia l’attacco, mostrando il vetro spaccato di uno degli autobus, e la pesante pietra rimasta dentro al veicolo, segnalando che “non sappiamo chi è stato” ma “comunque si tratta di un attentato”.

Il convoglio di oppositori è partito ieri da Caracas verso lo Stato di Tachira, nell’estremo occidentale del Venezuela, per raggiungere la frontiera con la Colombia, dove è stata annunciata per domani la raccolta degli aiuti umanitari internazionali, attualmente depositati a Cucuta, dall’altra parte della frontiera. Durante il percorso, di circa 800 chilometri, i deputati hanno dovuto superare vari ostacoli e posti di blocco disposti dalle autorità: la Guardia Nazionale ha cercato di bloccarli all’ingresso del Tunnel la Cabrera, nello Stato di Carabobo, al pedaggio di Guaraca, sempre a Carabobo – dove i passeggeri di un autobus sono stati trattenuti per tre ore – e a Tinaco, nello Stato di Cojedes, dove manifestanti locali sono intervenuti per garantire il passaggio del convoglio, e sono stati allontanati con gas lacrimogeni.

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