L’ex governatore lombardo Roberto Formigoni è entrato nel carcere di Bollate, nel Milanese, per scontare la sua condanna a cinque anni e dieci mesi. Alle ore 9 di mattina al quarto piano di via Ruggero di Lauria 3 hanno bussato i carabinieri con l’ordine di esecuzione della pena firmato dal sostituto procuratore generale di Milano, Antonio Lamanna. L’ex governatore si è quindi costituito nel penitenziario a nord di Milano.

La difesa chiede la detenzione domiciliare
La difesa ha intanto depositato un’istanza per chiedere la detenzione domiciliare: la richiesta è stata presentata dall’avvocato Mario Brusa, storico difensore di Formigoni. L’ex senatore è stato condannato ieri, giovedì, in via definitiva dalla Cassazione a cinque anni e dieci mesi nel processo per il caso Maugeri-San Raffaele. All’ex presidente della Regione Lombardia è contestata una corruzione fatta di cene, viaggi e gite in barca. Divertimenti e anche un acquisto agevolato di una villa in Sardegna. Tutto pagato con i soldi fuoriusciti dalla casse dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano. La Procura generale di Milano darà parere negativo all’istanza di detenzione domiciliare in ossequio alla legge anticorruzione.

La difesa nell’istanza ha evidenziato che l’entrata in vigore della legge, che risale allo scorso gennaio, è successiva ai fatti-reato contestati all’ex presidente della Regione Lombardia e che, dunque, quelle nuove norme non possono avere efficacia retroattiva e devono valere le norme precedenti che non annoveravano la corruzione tra i reati ostativi per gli ultrasettantenni. In realtà si tratta di un intervento nel diritto processuale e non nel merito penale: sarebbe stato impossibile un’applicazione in peius. Basti pensare all’applicazione del 41bis dopo le stragi mafiose: nessun intervento sulla pena.

Incidente di esecuzione davanti alla Corte d’appello
In caso di successione di leggi nel tempo se la nuova legge è più sfavorevole della vecchia continua ad applicarsi quest’ultima ai fatti commessi prima dell’entrata in vigore della nuova legge solo se si tratta di norme sostanziali. Il principio non si applica per le norme processuali per le quali vale la regola tempus regit actum. Poi si potrà discutere della singola norma se ha valore solo processuale o anche sostanziale. Sarà la IV sezione penale della Corte d’appello di Milano milanese a occuparsi del cosiddetto ‘incidente di esecuzione’ che la Procura generale solleverà in merito all’istanza della difesa. Mentre sarà il giudice Gaetano La Rocca, lo stesso giudice che ha presieduto il collegio che lo ha condannato in primo grado a 6 anni, il magistrato di Sorveglianza che si dovrà occupare di Formigoni da detenuto. Il giudice non è incompatibile con il ‘suo’ condannato.

L’arrivo dell’ex presidente nel carcere modello di Bollate
Formigoni è stato accolto, come tutti, all’Ufficio matricola, poi è prevista la consegna dei suoi effetti personali (che saranno custoditi). Sarà sottoposto a una visita medica generale e avrà i colloqui con gli educatori. Al momento non è ancora noto in quale parte della struttura carceraria verrà sistemato. Il carcere di Bollate è uno dei più moderni d’Italia ed è lo storico capofila di svariati progetti per il recupero dei detenuti. Al momento è diretto ad interim da Cosima Buccoliero.

La legge anticorruzione e i reati ostativi alla misure alternative
Per effetto della cosiddetta legge Spazzacorrotti, il reato di corruzione è stato inserito tra i cosiddetti reati “ostativi” che impediscono di chiedere misure alternative tra cui rientra anche la detenzione domiciliare per gli ultrasettantenni come Formigoni, che ne ha 71 anni). In mattinata è attesa anche l’esecuzione dell’ordine di carcerazione per Costantino Passerino, coimputato di Formigoni e che giovedì si è visto rigettare il ricorso e confermare dalla Cassazione la pena di 7 anni e 7 mesi inflitta in appello. Anche nei suoi confronti dovrebbe essere indicata la struttura di Bollate. Per l’imprenditore Claudio Farina, al quale sono stati confermati i 3 anni e 4 mesi per riciclaggio decisi dalla Corte d’Appello di Milano, è prevista invece la sospensione dell’esecuzione della pena. jwplayer]veN7JOIp[/jwplayer]

“Mi rallegra vedere che finalmente in Italia ci sono leggi, fatte dai Cinquestelle, che non fanno più scappare i corrotti dal carcere”, dice il sottosegretario agli Affari regionali e alle Autonomie, Stefano Buffagni, a margine del Congresso nazionale dell’Unione italiana Commercialisti a Milano, commentando la notizia. “Mi intristisce invece il fatto che avevamo ragione, cioè che c’era un sistema malato in Lombardia, con chi lucrava e andava in vacanza a spese dei malati – aggiunge Buffagni – Credo che questa sia una cosa grave, che va ricordata e condannata. Ma deve servire soprattutto da monito, perché da adesso con la legge Spazzacorrotti chi si intasca soldi pubblici in modo illegale ha poco da divertirsi e le sbarre lo attendono”, conclude il sottosegretario.

La richiesta del pg e la condanna della Cassazione
Il pg della Cassazione Luigi Birritteri, chiedendo la conferma della pena inflitta in appello a 7 anni e mezzo, durante la requisitoria aveva contestato un “imponente baratto corruttivo… tenuto conto del suo ruolo e con riferimento all’entità e alla mole della corruzione, che fanno ritenere difficile ipotizzare una vicenda di pari gravità“. Il rappresentante dell’accusa aveva chiesto anche di non attenuare la pena per Formigoni ed evitare “che la legge possa essere calpestata con grida manzoniane”. I giudici di piazza Cavour hanno abbassato la pena rispetto ai 7 anni e 6 mesi inflitti in appello perché hanno preso atto che una parte delle accuse, in particolare quelle relative al San Raffaele, erano prescritteL’ex numero uno del Pirellone era stato condannato sia in primo che in secondo grado con una pena più dura rispetto a quella inflitta dal Tribunale.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Guardia di Finanza, tra il 2001 e il 2011, dalle casse della Fondazione Maugeri e del San Raffaele sono usciti rispettivamente 70 milioni e 8-9 milioni di euro. Un fiume di denaro che poi era transitato attraverso i conti di società “schermate” con sede all’estero, per poi tornare nella disponibilità dell’imprenditore e faccendiere Pierangelo Daccò e dell’ex assessore regionale Antonio Simone (entrambi hanno patteggiato in appello, ndr) ed essere messi a disposizione di Formigoni e degli allora vertici del Pirellone. Per lui e per il suo entourage Daccò e Simone avevano organizzato vacanze ai Caraibi, o su yacht in Costa Azzurra e in Sardegna, cene in ristoranti stellati e hanno fatto recapitare intere casse di champagne.

A questi benefit si aggiungono diverse migliaia di euro di contributi elettorali e una villa in Costa Smeralda venduta da Daccò all’amico storico del Celeste, il commercialista Alberto Perego, a un prezzo decisamente inferiore a quello di mercato. In cambio, il Pirellone aveva approvato diversi provvedimenti per favorire la Maugeri e il San Raffaele. Formigoni ha sempre negato le accuse (video). Ma dai suoi conti correnti nel corso degli anni sono usciti pochi soldi e per importi bassi, né è stato mai in grado di presentare scontrini o ricevute di pagamento.

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