La vita di Niki Lauda sembra una di quelle storie scritte da un romanziere piena di colpi di scena, successi, difficoltà e gloria.

Lauda si avvicina al mondo delle corse in aperto contrasto con la sua famiglia che voleva per lui un altro tipo di vita. Senza alcun aiuto iniziale, Niki si fece strada in un ambiente difficile e per lui sconosciuto ma grazie alla sua caparbietà e dedizione cominciò a farsi notare e a emergere da subito nelle categorie inferiori. La sua ascesa è stata rapida dando vita ad una carriera incredibile e per certi aspetti irripetibile.

Una vita piena di colpi di scena, dicevamo, di difficoltà ma anche di grandi vittorie. Centrò il suo primo titolo iridato nel 1975 con la Ferrari entrando da subito nel cuori dei tifosi italiani. Nel 1976 sembrava tutto facile e si stava avviando alla conquista del suo secondo titolo quando fu vittima di quell’incidente che lo segnò per tutta la vita. Dovette subire le delusioni e l’onta della mancata fiducia di Enzo Ferrari che nominò Carlos Reutemann primo pilota nel 1977. Il “Drake” infatti credeva che ormai Lauda dello le fiamme del Nurburgring non fosse più il pilota di una volta. Ma per Niki arrivò poi la rivincita, riuscendo a conquistare il titolo in quell’anno con due gare di anticipo e abbandonando il team prima della sua conclusione senza disputare i due Gran premi finali.

Le scelte successive non furono però felici. Dopo l’uscita da Maranello provò l’avventura del team Brabham guidato all’epoca da Bernie Ecclestone ma ciò non gli consentì di raccogliere grandi risultati. Dopo un primo abbandono della massima serie automobilistica è stato capace di rimettersi in gioco e rientrare alcuni anni dopo, in un momento di completa trasformazione di questa categoria, riuscendo a tornare a vincere in una Formula 1 ormai totalmente diversa da quella che aveva conosciuto nei primi anni della sua carriera.

Un uomo che non si è mai arreso difronte alle difficoltà che la vita gli ha messo davanti e che oggi continua a lottare contro quei problemi di salute che forse sono la conseguenze di quel lontano incidente del Nurburgring e di una vita che lo ha sempre messo a dura prova.

L’ho visto tante volte nel paddock, a volte passeggiando in pit lane nel dopo gara, rilasciando interviste e autografi con la massima tranquillità e cortesia. Rileggendo la sua storia verrebbe di immaginarlo come un super eroe, imbattibile e indistruttibile, e di certo in parte lo è stato. Incontrandolo però l’effetto che si percepisce, è diverso. Non si avverte quell’alone di sovrannaturale o di “personaggio” che forse altri campioni, del passato e del presente di questo sport, hanno voluto costruirsi. Lui è semplicemente Lauda, l’uomo che ha superato più ostacoli di chiunque altro in pista (e fuori), ma che non ha mai voluto recitare una parte o crearsi un personaggio. La sua più grande qualità è stata la sua enorme forza di volontà che lo aiutato nei momenti difficili e lo ha aiutato a vincere.

Manca nel paddock, manca il campione e quell’uomo semplice e determinato che è stato. Si avverte un vuoto enorme. Simbolo della Formula 1 dell’era del rischio ma anche una guida per tutti coloro che oggi sono gli attori principali di un Circus che sta percorrendo un momento di profonda trasformazione. Quanto potrebbe aiutare la tua presenza in Formula 1, caro Niki!

Auguri Niki per i tuoi 70 anni e ti aspettiamo ai box, la Formula 1 e i tifosi hanno bisogno di te.

Articolo Precedente

Ferrari 2019, la nuova SF90 lascia un po’ delusi. E per ora non fa paura

next
Articolo Successivo

Formula 1, che il mondiale abbia inizio

next