Del fatto che la canzone di Achille Lauro, al secolo Lauro De Marinis, sia un inno alla droga, non possiamo essere sicuri al cento per cento. Ma viste le alte probabilità che lo sia, gli inviati del tg satirico Striscia la Notizia hanno tutto il diritto di fare domande al cantante che si è esibito su Rai Uno in prima serata sul palcoscenico del teatro Ariston di Sanremo in occasione del 69esimo festival della canzone italiana.

Rolls Royce, il titolo della canzone, a detta dell’interprete sarebbe solo un omaggio alla macchina simbolo del lusso e della ricchezza, ma è sufficiente fare qualche ricerca su internet per scoprire che alcune pastiglie di ecstasy vengono chiamate con lo stesso nome. Una storia che nasce proprio dalla statuetta che campeggia sul radiatore dell’auto: si chiama spirit of ecstasy e ha ispirato i fabbricanti di queste pasticche sulle quali è addirittura impresso il marchio con la doppia R della vettura.

È molto singolare che a non sapere queste cose non sia tanto Claudio Baglioni, direttore artistico e conduttore del Festival, ma lo stesso Achille Lauro, che in un libro autobiografico racconta i suoi trascorsi di adolescente dedito alle droghe e pusher con alle spalle due mesi di carcere proprio per spaccio di sostanze stupefacenti. Lo stesso Achille Lauro in un’intervista dichiarò di essere entrato in contatto con famiglie criminali alle quali comprava chili di droga, che poi faceva vendere a una squadra di spacciatori che aveva messo in piedi lui stesso. E aggiunse di aver fatto un sacco di soldi con lo spaccio.

Ma andiamo avanti. Nel testo della canzone vengono nominati tutta una serie di personaggi che in un modo o nell’altro hanno fatto largo uso di sostanze stupefacenti o addirittura sono morti per droga come Jim Morrison, Amy Winehouse (di cui è citata anche l’età al momento della morte), Marylin Monroe, Billie Joe dei Green Day, Jimy Hendrix, Elvis Presley, Axl Rose, i Rolling Stone, Paul Gascogne e Kevin, il nome con cui Macaulay Culkin era conosciuto nel film Mamma ho perso l’aereo prima di diventare un drogato cronico.

Come se non bastasse, sempre nel testo Achille Lauro si augura di fare la loro stessa fine e oltre a essere davvero difficile interpretare quest’invocazione come un augurio a diventare ricco e famoso, ci viene spontaneo chiederci come Claudio Baglioni potesse ignorare la storia di questi personaggi, dato che a grandi linee la conosce anche la nonna della costumista che nel camerino dell’Ariston l’ha aiutato a indossare lo smoking.

Poniamo per un istante che Antonio Ricci e molti di noi si siano sbagliati e abbiano pensato male di un testo che racconta soltanto di come sia bello farsi un giro su una macchina di lusso. Per quale motivo Achille Lauro ha reagito in quel modo quando l’inviato di Striscia la Notizia Valerio Staffelli è andato a consegnargli il tapiro? Per quale motivo l’ha aggredito verbalmente accusandolo di essere un ignorante, uno che ammazza la cultura (la cultura di Achille Lauro?), un “tonno”, uno che vuole farsi pubblicità sulle spalle di un ragazzo (Staffelli ha bisogno di pubblicità?)?

Non so a voi, ma a me è venuto in mente Massimo D’Alema quando a Ballarò qualche anno fa urlò ad Alessandro Sallusti: “Vai a farti fottere, mascalzone!”, solo perché aveva sollevato l’argomento Affittopoli. Ho sentito la stessa puzza di bruciato della coda di paglia di un personaggio pubblico che aggredisce un giornalista quando sa di avere torto.

C’è anche chi, come Marco Castoldi, in arte Morgan, sostiene che in quasi tutte le canzoni si parli di droga, ma è un po’ come quando si dice che Fin che la barca va di Orietta Berti sarebbe un inno al sesso spinto e allora non si capisce come mai Bernardo Bertolucci non l’abbia scelta come colonna sonora di Ultimo Tango a Parigi invece del brano di Gato Barbieri. Il fatto che ci siano altri brani che parlano di droga è innegabile, ma non mi risulta che i loro autori e interpreti l’abbiano mai negato.

Il fatto che un pezzo come Rolls Royce sia stato proposto a Sanremo costituisce, nel bene o nel male, un punto di rottura di cui l’interprete e il direttore artistico dovrebbero prendersi tutte le responsabilità. Se decidi di portare al Festival sulla rete ammiraglia della tv di Stato una canzone dove ti auguri di fare la stessa fine di Amy Winehouse, devi avere il coraggio di ammetterlo pagandone tutte le conseguenze.

Per quel che riguarda le dichiarazioni di Achille Lauro, che nella trasmissione di Fabio Fazio ha detto di voler essere un esempio per i giovani, posto che l’eventuale inno alla droga striderebbe non poco con il suo intento, gli ultimi video diffusi da Striscia la Notizia mostrano il cantante in atteggiamenti aggressivi e violenti verso alcuni fans durante le esibizioni. Quindi sarebbe interessante chiedergli se sferrare un pugno a un ragazzino, prenderne a calci un altro e gridare “ti ammazzo!” a un altro ancora siano da annoverarsi fra i buoni esempi di comportamento da trasmettere alle nuove generazioni.

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