©AndreaRaffin / KikaPress

E finalmente è finito Sanremo. E finalmente comincia la primavera, che non è maledetta, è salvifica.

Sì, perché dopo Sanremo inizia la primavera che è una primavera mentale, ma anche fisica, la primavera del cuore, quella che fa ciao ciao con la manina all’inverno che è sempre una gran rottura di maroni, come la è la polemica sulla vittoria di Mahmood. Come ogni anno Sanremo fotografa lo stato di salute della nostra nazione e devo dire che siamo messi meglio di quanto si creda e la vittoria di un ragazzo italiano figlio di genitore straniero e madre italiana ce lo spiega bene.

Mahmood (così si chiama l’italiano) ha un padre straniero che gli chiede dei soldi, soldi, soldi, soldi, tanti soldi. Zero affetto, solo soldi e allora sapete cosa fa Mahmood? Fa fagotto e se ne va via, perché la situazione era insostenibile. Su questo episodio ci scrive una canzone, la presenta a Sanremo e vince. Fin qui tutto bene e invece no. Polemica totale. “Ma cos’è? Che schifo! Vergognatevi! È venuto qui a rubarci il lavoro! Coi nostri soldi!”, ma anche “Bellissimo! Viva le generazioni dei nuovi italiani! Fantastico”. E tutti si scatenano sui social, le tifoserie incalzavano, arrivano pure i tweet di Salvini.

È chiaro che non stia succedendo nulla, ma sai che bello per gli italiani avere una polemica tutta nuova per passare il tempo per tutta la giornata di domenica in concomitanza con le partite? È bellissimo, si parla di niente come al solito, e anche in questo caso c’è chi ne approfitta ber buttarla in caciara (che in italiano significa parlare di politica). Durerà fino alle 23-23.45, a meno che non arrivi una nuova polemica che la sovrasti. Siamo mesi così, siamo cani di Pavlov che litighiamo su tutto che è l’apoteosi del benessere sociale.

Stupisce il silenzio sull’ultimo posto di Nino D’Angelo e quell’altro. Ancora una volta Napoli è sconfitta e con lei le vecchie in odore di “quota 100” che fanno finta di essere giovani e pretendono di vincere al grido di “meritocrazia”, vedi Loredana Bertè e il suo disperato “Ma cosa vuoi da me?”. Tempi duri per le donne di una certa età e tempi duri per i veri giovani che grazie a Ghemon e Achille Lauro vengono percepiti dalla nazione come dei poco di buono, mentre trionfa ancora il modello “Il Volo” che ben rappresentano i bravi ragazzi che fanno fagotto e vanno a lavorare all’estero (e trionfano) come tanto piace al mio amico Alberto Forchielli. I migranti ricchi.

Secondo posto Ultimo e la polemica su Ultimo che doveva arrivare primo, così si poteva titolare “Beati gli ultimi che saranno i primi”. E invece no, è arrivato secondo, lui se la prende coi giornalisti e ci insegna che le cose non vanno come devono andare, che possono prendere un’altra piega, tipo che vince Mahmood è grazie a questo trionfo farà i soldi che sono l’unica cosa che conta nella vita (questo è l’insegnamento europeo, americano, cinese…), come gli diceva suo padre. E aveva ragione.

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