Ci sono fascicoli abbandonati in un angolo sul pavimento al piano meno uno del Tribunale civile di Bari. Chissà da quanto tempo. Al terzo piano qualche giorno fa si è tenuta l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Un anno difficile per la giustizia barese, che è passata dallo sgombero del Palagiustizia di via Nazariantz, alle udienze in una tendopoli, fino ad arrivare all’ennesima soluzione provvisoria. Dodici mesi da incubo, come ha ricordato anche il presidente della Corte di Appello Franco Cassano durante il suo discorso. “Una vergogna istituzionale di venti anni – ha detto – senza colpevoli, forse, ma di cui nessuno può dirsi innocente“. Per il massimo esponente della Corte, la situazione è stata ed è tuttora molto grave, a tratti “mortificante“, ma almeno il ministero della Giustizia ha risolto “in soli cinque mesi il problema dell’urgenza, con il rinvenimento del nuovo palazzo, quasi certamente provvisorio”. “Provvisorio”, però, è una parola che da queste parti fa paura: la provvisorietà di via Nazariantz è durata diciassette anni.

Gli uffici giudiziari in una tendopoli
A fine dello scorso maggio, il Palagiustizia di via Nazariantz è stato sgomberato perché dichiarato inagibile e trasferito in tre tensostrutture, montate a una manciata di passi dallo stesso edificio dove, per settimane, sono state comunque celebrate le udienze di rinvio dei processi penali ordinari. Mentre le udienze con detenuti sono celebrate – ancora oggi – nelle sedi di piazza De Nicola, nell’aula bunker di Bitonto e nell’ex Tribunale di Modugno. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nella sua prima visita ufficiale ha scelto Bari e ha promesso soluzioni immediate. Dopo cinque mesi, gli uffici finiti in tendopoli sono stati trasferiti nell’ex palazzo Telecom, nel quartiere Poggiofranco. Soluzione provvisoria anche questa.

L’ipotesi Cittadella della giustizia
È rispuntata – intanto – l’ipotesi di realizzare la cittadella giudiziaria dell’impresa Pizzarotti a pochi passi dallo stadio San Nicola. A Roma, quindi, si è tornati a discutere di un progetto che sembrava accantonato. L’idea sembrava piacere molto al governo Lega-5 Stelle. Ci sarebbe anche un’altra ipotesi: usufruire dell’altra area del palazzo Telecom, dove al momento ci sono parte degli uffici giudiziari. Insomma, tante ipotesi ma poche certezze. “Quella di una cittadella della giustizia sarebbe la migliore soluzione, ma non ci crediamo” ha detto Leonardo Ciciolla, segretario del sindacato degli avvocati di Bari. Che ha aggiunto: “I tempi sarebbero troppo lunghi. Nel tribunale civile c’è un ascensore rotto da 5 anni. Abbiamo fatto tante segnalazioni, ma invano. Figuriamoci quanto ci impiegherebbero per realizzare un progetto così ambizioso“.

Fascicoli in viaggio da un ufficio all’altro
Sono otto i plessi tra Bari, Modugno e Bitonto dove si barcamenano avvocati, magistrati, testimoni e… fascicoli. “I giudici lavorano in un open space, uno di fronte all’altro e gli interrogatori di garanzia degli arrestati si svolgono in pochi metri quadrati, con gli avvocati in piedi e tutti gli altri in attesa nei corridoi, gomito a gomito come alla fermata del tram”: è la denuncia di Michele Laforgia, noto penalista barese che nei giorni scorsi ha pubblicato alcune foto emblematiche sulla sua pagina Facebook. “Le foto pubblicate sui social riproducono – ha aggiunto il penalista – il disastro quotidiano della transumanza dei fascicoli e le condizioni indecorose in cui magistrati, personale amministrativo e avvocati si trovano a operare per garantire la continuità del servizio. E già, perché la giustizia, soprattutto quella penale, è un servizio che non dovrebbe essere interrotto o sospeso a piacimento, né svolgersi in condizioni lesive per la dignità delle persone: vale per Cesare Battisti, vale per i nostri imputati e testimoni, oltre che per i detenuti in attesa di giudizio, scarrozzati da un palazzo all’altro e parcheggiati nelle aree di servizio in attesa di accedere nelle aule“. L’estate scorsa i procedimenti penali pendenti sono stati sospesi da agosto a fine settembre. Un provvedimento d’urgenza, che ora si teme possa essere adottato anche la prossima estate, per consentire agli operai il completamento dei lavori in corso nell’ex palazzo Telecom. I ritardi aumentano così come i fascicoli. “La giustizia rischia di perdere credibilità” ha concluso Laforgia.

Non se la passa meglio il palazzo di piazza De Nicola, sede del civile, il cui edificio paga le conseguenze di cinquanta anni di incuria: marmi che cadono nel cortile, impianto di riscaldamento che funziona a singhiozzo, troppi armadi e poche stanze. Oltre a un impianto antincendio che non c’è. Così come i parcheggi. Come se non bastasse qualche giorno fa il vetro di una finestra al quinto piano si è frantumato. Solo per un caso fortuito qualcuno non si è fatto male. Questo, a pochi giorni da un problema tecnico temporaneo all’impianto di illuminazione nell’aula bunker di Bitonto del Tribunale di Bari, che ha lasciato al buio, per tutta la mattinata, le aule dove si stavano celebrando i processi, costringendo alla sospensione di alcune udienze fino a quando la luce è tornata. Senza dimenticare un allarme bomba nella stessa aula bunker, che ha costretto alla evacuazione. Detenuti, avvocati e magistrati, tutti per strada sotto la pioggia. Disastri e ritardi, dunque, tra vetri rotti e pochi spazi. Mentre si attende una soluzione. Che non sia provvisoria.

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