Ci sono auto che è quasi superfluo presentare, visto che i loro nomi sono entrati da tempo nell’immaginario collettivo. Una di queste è la Golf “cattiva”, ovvero la GTI: 2,3 milioni di esemplari venduti in 43 anni di carriera, e soprattutto oggetto del desiderio per tante generazioni di smanettoni che l’hanno sempre vista come un benchmark tra le medie compatte sportive. Ora la GTI alza l’asticella, e si reinventa partendo dall’esperienza accumulata dal gruppo Vw nel campionato internazionale TCR (da cui prende il nome), vinto per due volte dalla sua omologa da competizione. Lo schema è sempre lo stesso, dal 1976 ad oggi: due volumi compatta a trazione anteriore, materiali leggeri, un motore brillante quattro cilindri e un assetto pressoché perfetto figlio di un telaio che lo è altrettanto. Il motore è un turbo benzina da due litri che sviluppa una potenza di 290 cavalli (nella versione da corsa sono 350): è abbinato ad un cambio Dsg a sette marce, spinge l’auto da 0 a 100 km/h in 5,6 secondi e fino a una velocità massima di 260 orari senza limitazione elettronica, mentre i consumi combinati sono di 6,7 l/100km nel ciclo NEDC. Le modalità di guida sono quattro (ECO, NORMAL, SPORT e INDIVIDUAL), mentre il bloccaggio del differenziale sull’anteriore garantisce massima trazione e motricità in curva.

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