“Un infame, un vigliacco, un delinquente che merita di finire i suoi giorni in galera”. Con queste parole a SkyTg24 il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha commentato l’arresto in Bolivia di Cesare Battisti, l’ex membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo condannato in contumacia all’ergastolo in Italia per quattro omicidi risalenti alla metà degli anni Settanta. Poco prima di Salvini a esultare dall’altra parte dell’oceano era stato via Twitter il deputato e figlio del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, Edoardo, che ha commentato l’arresto rivolgendosi direttamente al vicepremier leghista: “Il Brasile non è più terra di banditi. Matteo Salvini il ‘piccolo regalo’ è in arrivo. Ha ucciso un poliziotto, ha ucciso un padre davanti al figlio, ha sparato e lasciato un uomo paralitico, è stato condannato a vita per 4 omicidi e ha fatto parte del gruppo terroristico di sinistra in Italia Pac (proletari armati per il comunismo). Ciao Battisti, la sinistra piange!”. E suo padre attacca il governo Lula che gli concesse lo status di rifugiato politico negandone l’estradizione. “Finalmente giustizia sarà fatta per l’assassino italiano e compagno di ideali di uno dei governi più corrotti che siano mai esistiti al mondo (PT)”, ha scritto su twitter.

In un post su Facebook il leader del Carroccio, postando una foto del terrorista con la scritta “la pacchia è finita” – espressione a lui cara dai Casamonica ai migranti  -, ha ringraziato “di cuore” il presidente e il “nuovo governo brasiliano per il mutato clima politico che, insieme a un positivo scenario internazionale dove l’Italia è tornata protagonista, hanno permesso questo successo atteso da anni, grazie alle Autorità boliviane e alla collaborazione di altri Paesi amici. Il mio primo pensiero va oggi ai famigliari delle vittime di questo assassino, che per troppo tempo si è goduto una vita che ha vigliaccamente tolto ad altri, coccolato dalle sinistre di mezzo mondo. È finita la pacchia. #dalleparoleaifatti“. Dell’estradizione di Battisti Salvini aveva parlato più volte, durante la campagna elettorale e nelle settimane che hanno preceduto le elezioni in Brasile, vinte dal candidato di estrema destra ed ex militare

La polizia di Stato italiana ha anche pubblicato le prime immagini dell’arresto, con il terrorista ancora camuffato con barba e baffi finti davanti all’insegna della polizia boliviana, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in un lungo post su Facebook ha scritto: “È finita la lunghissima fuga di Cesare Battisti. Il mio pensiero va ai familiari delle sue vittime: Antonio Santoro, Pierluigi Torregiani, Lino Sabbadin, Andrea Campagna. A loro posso dire che, finalmente, giustizia è fatta!. La tensione delle ultime ore e il dovuto riserbo – aggiunge – possono lasciare spazio alla soddisfazione per aver raggiunto un risultato atteso 25 anni”. Nicola Morra, presidente della c”#CesareBattisti arrestato in #Bolivia. Per qualcuno è ‘regalò. In verità è atto dovuto di #giustizia, perché ‘Dura lex, sed lex’. La Legge è #UgualePerTutti. Hai sbagliato, paghi”. Così su Twitter il senatore del M5S Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia.

 

Anche Matteo Renzi esulta per l’arresto del terrorista, che è “una bellissima notizia”. E aggiunge:  “Tutti gli italiani, senza alcuna distinzione di colore politico, desiderano che un assassino del genere sia riportato al più presto nel nostro Paese per scontare la sua pena in un carcere italiano. Oggi è una buona giornata per la giustizia”. Sul fronte Forza Italia, interviene il vicepresidente e presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che sottolinea come Battisti debba rientrare “quanto prima in Italia” e scontare “la pena senza alcuna concessione a suo favore. Un terrorista rosso che si è preso gioco delle vittime, dei loro familiari e dell’Italia intera merita di stare in galera!”. Per Emanuela Piantadosi dell’Associazione vittime del dovere la cattura del terrorista dimostra che “la giustizia vince sempre. Ora attendiamo Battisti in Italia e auspichiamo che sconti fino in fondo la sua pena in carcere“. Emanuela è figlia del Maresciallo Capo dei Carabinieri Stefano Piantadosi ucciso nel 1980 da un detenuto ergastolano in permesso premio. “Il mio pensiero va a tutte le vittime e in particolare – sottolinea Piantadosi – vorrei ricordare Antonio Santoro, maresciallo del Corpo degli agenti di custodia ucciso il 6 giugno 1978 a Udine e Andrea Campagna, agente della Digos ucciso il 19 aprile 1979 a Milano“.

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