di Federico Fioretto

Dopo una lunga intervista con una ricercatrice dell’università di Cambridge nel contesto di uno studio sull’economia circolare, sono stato afferrato da un’improvvisa consapevolezza: la sostenibilità è femminile. Ovviamente!

Le donne partoriscono esseri perfetti e complessi, dopo averli portati per nove lunghi mesi in grembo. Ci vogliono uno sforzo enorme, tanta energia, pazienza, dedizione, concentrazione e l’incredibile intelligenza del corpo per raggiungere quest’obiettivo. Tutto, inconsciamente, guidate da una forza superiore: l’ispirazione della vita. Mutatis mutandis, è quel che dovrebbe accadere nella vita di un imprenditore: cedere al potere di un’ispirazione per realizzarne la visione e metterci tutto lo sforzo necessario. Raggiungere tale obiettivo richiede dedizione incrollabile per organizzare i molteplici fattori della produzione, condividere la visione, coinvolgere e ispirare persone a partecipare all’iniziativa, tenere unita la squadra, favorire l’innovazione e dare così vita a un essere molto complesso: l’impresa.

Ogni volta che una donna partorisce, dopo tutto quello sforzo e il flusso di ormoni che la nascita comporta, come potrebbe pensare con un orizzonte “trimestrale” al piccolo essere? È naturale che ella desideri per esso la vita più lunga. Immaginerà la miglior vita possibile e farà tutto ciò che è in suo potere per assicurare che ciò accada. Le madri guardano naturalmente al lungo termine e pensano di conseguenza: hanno una capacità innata di concepire linee temporali estese e interazioni complesse. Sono pensatrici sistemiche naturali poiché esse “sono” un sistema complesso con il bambino che cresce in grembo e dipende da loro per i primi mesi.

Il maschio è diverso a causa di una peculiarità biologica. Ha un orizzonte molto breve: ha solo lo scopo di diffondere i propri geni il più possibile. Dopo l’accoppiamento, potrebbe benissimo andarsene e non vedere mai il cucciolo. Sfortunatamente, ciò accade ancora troppo spesso tra gli esseri umani. Forse ci sono ragioni per cui c’è ampia maggioranza di maschi nella finanza e un gran numero di donne in prima linea per la sostenibilità. Non è una regola assoluta, dato che ci sono molti uomini sensibili alla sostenibilità e alcune donne che sono lupi di Wall Street. Ma, come si dice, “l’eccezione conferma la regola”.

L’economia finanziaria assomiglia molto alla diffusione egoistica del seme maschile: cerca risultati a brevissimo, incurante della resilienza e della redditività a lungo termine, incurante delle persone. Perché investire in ricerca, sviluppo del potenziale umano, innovazione del modello di business, integrazione delle catene del valore – per non parlare di sostenibilità e processi circolari – tutte cose che richiedono tempo e impegno, se si sta cercando la più ampia diffusione dei propri geni, cioè i più alti rendimenti a breve?

La sostenibilità comporta pensiero sistemico, visione e dedizione al benessere di azienda e stakeholders a lungo termine. Abbiamo bisogno di più educazione: della leadership politica, degli imprenditori, delle istituzioni finanziarie, della nuova generazione di diplomati che formeranno le schiere del management del prossimo futuro. Abbiamo bisogno di più educazione al prendersi cura, all’empatia e al pensare in modo inclusivo a tutti i livelli della società. Abbiamo anche bisogno dell’educazione di ogni cittadino e ogni bambino sul fatto che lo sviluppo sostenibile è affare di tutti, nessuno è esente da responsabilità. Abbiamo finalmente bisogno di più informazioni su quanto sia buona la sostenibilità per tutti e di sapere che quando tutti stanno meglio ognuno sta meglio.

Infine, poiché il femminile è inclusivo, anche il maschile sarà coinvolto nello sforzo, con la sua energia, la capacità di sforzo intenso, di pianificazione e razionalizzazione delle risorse (sostenendo il femminile e l’intera “famiglia”, come la biologia di Homo Sapiens Sapiens dovrebbe comportare, peraltro).

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