Che l’Italia sia il Paese delle contraddizioni è cosa risaputa. Talmente ossimorico, al punto che perfino il mondo del calciocosì mal frequentato, tra tifosi teppisti, presidenti furbacchioni e manager di dubbia moralità – è in grado di generare belle storie, di lavoro, impresa e passione. È il caso della Panini spa, l’omonima e famosa casa editrice nata e cresciuta a Modena attorno alla pubblicazione degli album delle figurine dei calciatori e dell’Almanacco del Calcio. Un’azienda tutta italiana nello spirito oltre che nei lavoratori, recentemente passata attraverso differenti proprietà, ma sostanzialmente rimasta fedele alle radici popolari, nonostante gli anni, nonostante la crescita del volume di affari, oggi giunto a quasi un miliardo di fatturato. Non un caso rarissimo in questa Italia che spesso mostra solo il lato brutto di sé, ma certamente una storia bellissima, perché di successo (attraverso il sacrificio) e perché così profondamente espressiva di una visione del mondo del lavoro, della passione calcistica nostrana, che stentiamo a ritrovare sui giornali e nella coscienza comune.

Tanto si è scritto sugli album Panini che oggi ogni parola sarebbe solo una banale ripetizione. Da gioco per i ragazzini le figurine dei calciatori sono diventate uno strumento “scientifico” per conoscere il calcio, per convogliare la passione per lo “sport più bello del mondo” verso un ambito di sano collezionismo e di approfondita documentazione. Un business che fa bene al calcio, alle persone che lo alimentano, a quelli che ci lavorano. Che aiuta il calcio. La dimostrazione che, se volessimo, potremmo ripulire il calcio da tutti quegli aspetti di violenza e di malaffare che ancor oggi pesano e portarlo ad assumere la bellezza senza tempo, oltre che i profitti crescenti, degli album Panini. E, infatti, anche il calcio femminile da quest’anno fa il suo ingresso negli album Panini e lo fa con la stessa dignità di quello maschile, senza cedere a nessuna deriva pseudo-glamour.

In attesa che il mondo del calcio tragga esempio anche dai suoi album di figurine, che comprenda che il suo futuro e la sua ricchezza (che al momento è solo illusoria, per non dire impropria) dovranno per forza passare attraverso una gestione economicamente più pulita, più consona allo spirito sportivo e meno incline alla violenza, anche quest’anno noi ci baloccheremo con le figurine Panini, bambini di oggi e bambini di ieri. Anche se gira voce che Panini, oggi guidata e controllata da Hugo Sallustro, sia in vendita per oltre un miliardo di dollari e che alcuni investitori americani potrebbero prenderne il controllo, forse per esportare uno stile di rivivere e collezionare lo sport ad altri mondi, che sappiano condividere questa bella visione delle competizioni sportive. Oggi la notizia ci interessa poco, staremo a vedere come finirà, ma siamo certi che nessun investitore potrà essere così folle da interrompere questa bella storia, così vecchia ma ancora così attuale.

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