Addio a biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e bagarinaggi fuori dai concerti. Questo almeno lo scopo di un emendamento alla manovra, diventata legge lo scorso 30 dicembre, firmato dal deputato del Movimento 5 stelle, Sergio Battelli. Il testo, che regola il secondary ticketing, obbliga la vendita, a partire dal 1° luglio 2019, di soli biglietti nominali per tutti gli eventi organizzati in strutture con capienza superiore ai 5000 spettatori (esclusi eventi come opera, balletti, circhi, concerti classici o jazz).

A sottolinearlo, con un lungo post su Facebook, lo stesso promotore della norma, presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera. Il provvedimento, spiega, che ha “fortemente voluto da un lato per ridare spazio e libertà alla passione degli spettatori e, dall’altro, per abbattere un meccanismo odioso e oneroso sia per le persone che per lo Stato: le società off-shore che in tutti questi anni hanno rivenduto i biglietti a prezzi più che maggiorati, infatti, non hanno versato un euro di tasse nel nostro Paese”.

Per accedere all’area, sottolinea lo stesso deputato, sarà necessario esibire un documento di identità. Possibile, però, rimettere in vendita il proprio biglietto oppure cambiarne il nominativo, “il tutto sempre, e soltanto, passando attraverso le piattaforme di rivendita primarie, i box office autorizzati o i siti internet ufficiali che assicureranno che il biglietto mantenga il suo prezzo nominale e non subisca maggiorazioni”. Unico rincaro, i prezzi di gestione della pratica di intermediazione (come il cambio nominativo) “applicati in modo trasparente da parte di quegli stessi canali”. A definire nel dettaglio le modalità di rivendita di un ticket già acquistato, continua Battelli sul social, sarà “un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che verrà pubblicato entro 60 giorni dall’entrata in vigore di questa legge”.

La linea dura del provvedimento era in parte già stata avviata dal decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze pubblicato in Gazzetta del 12 Marzo che vietava la maggiorazione dei ticket in fase di rivendita, di fatto però mai applicato.

La nuova norma non è piaciuta agli addetti del settore, che avevano già espresso perplessità prima dell’approvazione definitiva. Non solo le società come Live Nation o ViaGogo, le principali piattaforme di secondary ticketing, ma anche le associazioni come Assomusica e i rivenditori ufficiali come Ticket One hanno espresso perplessità, come riporta Business Insider. “Assomusica – ha detto il presidente Vincenzo Spera – per prima ha proposto una norma per sconfiggere il secondary ticketing, ma il Parlamento la bocciò. Siamo però contro chi vuole introdurre il biglietto nominale solo per la musica popolare. Blocchiamo sì l’illegalità, ma non vietiamo la voglia di divertirsi, di emozionarsi e di stare insieme delle giovani generazioni”. “Abbiamo chiesto direttamente a chi ha predisposto l’emendamento una riflessione su questi temi che tenga conto non solo del bagarinaggio online, ma anche delle libertà personali del pubblico e dei danni potenziali che potrebbero derivare, anche in termini di posti di lavoro, all’industria del live – aveva commentato prima dell’approvazione l’ad di Ticket One Stefano Lionetti al Sole 24 Ore – La nostra proposta resta quella di vietare sempre e comunque la rivendita a prezzi maggiorati, anche da parte di singoli privati, elevare multe e oscurare i siti, cosa già prevista dalla legge in vigore, finora mai attuata”.

Il rischio, secondo molti è che, vista la ‘burocrazia’ del cambio nome, gli spettatori indecisi scelgano alla fine di rinunciare all’evento, o, banalmente, che il biglietto per un concerto non venga più regalato (ad esempio per un compleanno) data la necessità di inserire nominativo (e dati personali) del ricevente. “Un’applicazione orizzontale della formula del biglietto nominale – aveva detto Roberto De Luca, ceo di Live Nation – da un lato appesantirebbe l’iter di chi deve acquistare i biglietti, dall’altro aumenterebbe in maniera spropositata il rischio d’impresa per chi organizza un evento. Risultato: metteremmo in seria difficoltà un settore che, per fortuna, in questi anni ha dimostrato di essere in salute”. Contrari anche molti promoter, preoccupati di un possibile aumento generale del costo dei biglietti.

L’emendamento, nato principalmente per arginare la rivendita di biglietti a prezzi maggiorati, è conseguenza di un fenomeno che dura da anni e che si ripete ad ogni concerto. A dare il via alla polemica era stato un simbolo: lo spettacolo dei Coldplay del 2016. All’epoca i titoli d’ingresso vennero esauriti in pochi minuti, comprati per lo più da agenzie e rivenduti a cifre anche 16 volte superiori a quelle originali, fino ad arrivare a 1780,94 euro per l’ambito anello rosso. Nonostante i siti di vendita ufficiali prevedano un meccanismo per evitare il fenomeno, sono molti i server che riescono ad aggirarlo con meccanismi automatici. Un utente ‘normale’, infatti, impiega circa 3 minuti per acquistare un biglietto, dovendo ‘superare’ più controlli di sicurezza, e può prenderne un numero limitato: il suo indirizzo Ip viene registrato dalla piattaforma che blocca ulteriori acquisti. Diversamente, i bot impiegano pochi secondi per fare incetta di ticket: i robot aggirano i captcha, che rallentano la procedura e, collegandosi a server proxy, acquistano grandi quantità di titoli con indirizzi Ip multipli. Un sistema che ora, grazie alla nuova normativa, potrebbe essere messo all’angolo.

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