“Ha atteso che fossero tutti stabilizzati, poi se n’è andato. Questo pensiero ha attraversato molti di noi alla notizia della scomparsa del professor Enzo Boschi”. C’è grande tenerezza nel comunicato con cui l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia annuncia l’addio alla vita dello scienziato dei terremoti. “Ieri era stata una giornata straordinaria per l’ente, con la firma di oltre cento contratti di lavoro ai ‘precari’ storici, e lui non poteva scegliere un giorno qualunque per andar via. Quando era presidente dell’Ingv si è a lungo battuto per aumentare la dotazione organica dell’Istituto, puntando sulla forza delle idee dei giovani, mandandoli a perfezionarsi all’estero, e impegnandosi per garantirgli un futuro.

“Il professor Boschi era stato negli anni ‘80 il protagonista del grande rilancio dell’Ing (Istituto nazionale di geofisica), dopo che il terremoto dell’Irpinia aveva mostrato le gravi lacune del sistema di osservazione dei terremoti in Italia. Alla fine degli anni ’90 fu l’artefice della nascita dell’Ingv, nato dalla fusione dei maggiori Enti di ricerca sismologica, vulcanologica, geofisica e geochimica italiani, che è diventato uno dei maggiori Istituti di ricerca mondiali per lo studio della Terra. I colleghi vecchi e nuovi – si chiude la nota – piangono la sua scomparsa e si uniscono al dolore dei familiari, consapevoli del segno che ha lasciato”.

Nato il 27 febbraio 1942 ad Arezzo, Boschi è stato per un lunghissimo periodo la voce italiana della ricerca in materia di terremoti e vulcani. Laureato in Fisica a Bologna, aveva proseguito gli studi in Gran Bretagna, in Francia e negli Stati Uniti. Rientrato in Italia, nel 1975 ha avuto la cattedra di Sismologia nell’Università di Bologna e nel 1982 è entrato a far parte dell’Accademia dei Lincei. Da questo periodo ha cominciato ad avere un ruolo importante nelle istituzioni scientifiche italiane: nel 1983 è diventato membro della Commissione Grandi Rischi e nel 1989 è entrato a far parte del Consiglio Nazionale Geofisico (Conag) Controllato dal ministero per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica.

“Non si sono susseguiti che allarmi, senza opere di prevenzione” aveva detto in una intervista all’Ansa, il geofisico e sismologo, parlando delle sue esperienze in eventi che hanno segnato il paese: dall’evacuazione della Garfagnana a scopo cautelativo del 1985 al terremoto de L’Aquila del 2009, che gli erano costati un processo per procurato allarme e uno per sottovalutato pericolo. Lo scienziato era i massimi esperti europei di terremoti. “La messa in sicurezza del territorio nazionale richiederebbe fra 20 e 30 anni. Finora – aveva detto – non sono state fatte opere di prevenzione, ma ricostruzioni, non sempre peraltro valide. Per cambiare – ha aggiunto – serve una decisione politica con la ‘p’ maiuscola”. “È stato un esempio di professionalità, dedizione ed è stato – rileva il Consiglio dei Geologi in una nota – uno dei massimi esperti di terremoti e geotermia nel nostro Paese. L’Italia perde uno dei luminari più apprezzati a livello nazionale e internazionale“.  “La scomparsa di Enzo Boschi è una grave perdita per il mondo della ricerca e per tutto il servizio nazionale della Protezione Civile” dice  il capo del Dipartimento.  “Caro Enzo, abbiamo lavorato, e anche discusso animatamente, insieme per molti anni. Grazie a te siamo riusciti a costruire il Centro Europeo sui Cambiamenti Climatici, un centro di eccellenza europeo ricorda in una nota l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini -. Insieme abbiamo cercato, spesso con scarsi risultati, di offrire alla politica il supporto per assicurare scelte fondate su dati e valutazioni scientifiche”. I funerali sono previsti il 24 dicembre a Bologna.

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