Non hanno leader, almeno non li riconoscono. Non hanno una struttura, se non le assemblee auto organizzate e i dibattiti nelle chat di Telegram e Facebook. Non sanno per quanto ancora esisteranno e se andranno oltre le manifestazioni di piazza. Ma su un punto sono tutti d’accordo: vogliono più partecipazione diretta alla vita politica. I gilet gialli, un mese dopo l’inizio delle proteste, e mentre il sistema gli chiede di diventare grandi, hanno ufficializzato una prima richiesta, ovvero chiedono a Emmanuel Macron di indire un referendum per sottoporre ai cittadini quattro quesiti: l’inserimento in Costituzione dei referendum di iniziativa popolare e la creazione di un’assemblea di elettori estratta a sorte, quindi la riduzione delle tasse e dei privilegi dei politici. La domanda che ci facciamo più spesso sul movimento è: cosa chiedono davvero? Ecco, una delle risposte è stata data da tre esponenti dei gilet in una conferenza stampa organizzata il 13 dicembre a Versailles. La sala scelta non era una qualsiasi: la “salle du Jeu de paume”, ovvero quella dove i deputati del terzo stato nel 1789 giurarono che non si sarebbero separati finché non fossero stati dati più poteri al popolo. Lì, davanti ai media, Priscilla Ludosky, Eric Drouet e Maxime Nicolle hanno presentato le richieste dei gilet gialli a Emmanuel Macron.

Sono tanti i documenti che sono circolati in questi giorni con le presunte richieste o il fantomatico programma dei gilet gialli. Prima si è parlato di una lista di 52 punti, poi è stato diffuso un volantino che ne elencava 25. In quelli che di base sono spunti di riflessione nei dibattiti in rete, sono tanti i temi che si toccano: dal limite alle imposte inserito in Costituzione fino all’uscita dalla Nato o il divieto delle lobby. Manca però uno spazio di legittimazione di quelle proposte, per ora semplici riflessioni interne, e che le faccia diventare programma ufficiale e davvero rappresentativo del gruppo. Anche per questo, i gilet gialli hanno deciso, dopo aver bocciato come “insoddisfacenti” le misure promesse da Macron, di rilanciare chiedendo una maggiore partecipazione democratica. “Gli interventi del governo”, si legge nel comunicato ufficiale presentato alla stampa, “non sono il risultato di un vero dialogo e della considerazione attesa da parte dei cittadini. E anche se una parte della popolazione vedrà un miglioramento sensibile delle sue condizioni, queste misure non riflettono una vera volontà di migliorare il potere d’acquisto, di dividere il peso delle tasse su tutti gli attori e non danno più voce ai cittadini”. Per questo, i gilet gialli, chiedono ufficialmente che i “cittadini possano avere un vero ruolo nell’elaborazione delle decisioni che li riguardano”.

Ecco i quattro quesiti che i gilet gialli chiedono siano sottoposti alla popolazione francese. Uno: “Siete pro o contro un sistema di referendum di iniziativa popolare per mettere fine al sistema di democrazia rappresentativa e lasciare posto a un sistema di democrazia partecipativa? Questo quesito, lanciato in rete, ha già raccolto oltre 28mila sì e 985 no. Due: “Siete pro o contro la creazione di un’assemblea cittadina di elettori estratti a sorte che dovrà proporre dei temi da sottoporre a loro volta a referendum o difendere gli interessi dei cittadini davanti ai politici? Fino a questo momento, gli utenti in rete hanno dato oltre 54mila preferenze al sì e 2422 al no. Tre: “Siete pro o contro all’abbassamento di tutte le tasse che riguardano i prodotti di prima necessità (gas, elettricità, acqua, carburante, vestiti eccetera)? I risultati online hanno visto oltre 22mila sì e 466 no. Quattro: “Siete pro o contro la riduzione dei salari dei membri del governo, la soppressione dei privilegi e il controllo delle note spese degli eletti? Per ora hanno ottenuto in rete oltre 24mila sì e 421 no.

I gilet gialli insistono soprattutto sull’introduzione del referendum di iniziativa popolare: ne prevedono quattro e, dicono, “li reclamiamo tutti”. Ovvero, previo aver raccolto 700mila firme, i cittadini possono: chiedere le dimissioni di un politico, proporre o chiedere di abolire una legge, chiedere di modificare la Costituzione. Inoltre, è la richiesta, non si potrà cambiare la Costituzione senza aver prima sottoposto la modifica a referendum. Lo stesso passaggio dovrà fare il presidente della Repubblica quando dovrà ratificare i trattati internazionali. Attualmente in Francia i referendum sono di iniziativa condivisa: serve che il quesito sia sostenuto da un quinto dei membri del Parlamento e da un decimo degli iscritti alle liste elettorali. Di fatto, è la contestazione, è uno strumento che non viene quasi mai utilizzato. “Non abbiamo altro obiettivo”, hanno concluso i gilet gialli durante la conferenza stampa, “se non quello di ridare al popolo il suo ruolo sovrano. Non vogliamo destabilizzare la Repubblica, ne mettere in pericolo lo Stato. E queste richieste non sono nemmeno poco realiste o fuori misura”.

 

 

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