E’ il primo ministro, ma è stato il fondatore e ha ancora voce in capitolo sui bilanci del gigante ceco dell’agroalimentare che da anni prende fondi europei per l’agricoltura: 84 milioni nel solo 2017. Lui, Andrej Babiš, capo del governo della Repubblica Ceca, nega ma ora il Parlamento Europeo ha chiesto alla Commissione di “sospendere tutti i finanziamenti dell’Ue destinati al gruppo Agrofert fino al completamento delle indagini e alla risoluzione del conflitto di interessi“. La questione ha una forte rilevanza politica: Agrofert guarda con occhio attento a molte delle questioni in gioco nella riforma della politica agricola comune e nei negoziati sul bilancio dell’Unione in corso in questi giorni a Bruxelles in sede di Consiglio Ue.

L’indicazione non poteva essere più chiara. Giovedì l’assemblea di Strasburgo ha adottato una risoluzione “sul conflitto di interessi e la protezione del bilancio dell’Ue in Repubblica ceca” con 434 voti a favore, 64 contrari e 47 astensioni: nel testo presentato dai Verdi con il sostegno del Ppe, l’Europarlamento “si rammarica del fatto che per lungo tempo la Commissione sia rimasta passiva, nonostante fin dal 2014 vi fossero forti indizi relativi a un conflitto di interessi di Andrej Babiš nella sua funzione di ministro delle Finanze e successivamente di primo ministro”, sollecita la sospensione di tutti i sussidi comunitari nei confronti del gruppo e chiede che tutti i fondi ricevuti da Agrofert “illegalmente o irregolarmente” siano recuperati.

Il caso era scoppiato a settembre dopo una denuncia di Transparency International Repubblica ceca, secondo cui Babiš – che, oltre che leader del partito Ano 2011 e capo del governo dal 2014, è anche un imprenditore di successo i cui interessi  spaziano dall’agroalimentare al settore dei media – continui a controllare la holding Agrofert attraverso vari fondi fiduciari, nei quali a febbraio 2017 aveva trasferito i suoi beni per soddisfare le leggi ceche sul conflitto di interessi. Secondo la sollecitazione inviata dall’organizzazione alla Commissione Ue, la holding dell’agro-chimico-alimentare continua a profittare dei finanziamenti comunitari e Babiš, in quanto premier, partecipa alla definizione del bilancio europeo e non si può dunque escludere che sia in conflitto di interessi. Con un ulteriore problema politico: la Repubblica Ceca orbita in quell’area Visegrad che contesta alla base le politiche di Bruxelles continuando a beneficiare dei fondi comunitari.

Transparency International non ha alcuna prova“, aveva risposto all’epoca Babiš, accusando il capo del ramo ceco dell’organizzazione di prendere “parte a una lotta politica contro di me”. “Ho messo la mia azienda in un fondo fiduciario privato come previsto dalla legge ceca – aveva spiegato il fondatore del colosso dell’agro-chimica formato da oltre 250 aziende che affittano e coltivano la maggior parte del terreno agricolo della Repubblica Ceca – e ho abbandonato completamente la mia attività”.

Ora la palla passa alla Commissione, cui la risoluzione votata a Strasburgo chiede di esaminare “la legittimità di tutte le sovvenzioni versate al gruppo Agrofert da quando Andrej Babiš è entrato a far parte del governo ceco”. Mercoledì, affrontando la questione in Parlamento, il commissario per il bilancio dell’Unione Günther Oettinger ha dichiarato che l’esecutivo non ha intenzione di erogare sussidi alle società collegate a Babiš finché la situazione non sarà risolta. “La situazione legale non è stata chiarita in modo soddisfacente – ha detto il Oettinger secondo Radio Praga – i potenziali conflitti di interessi non sono stati eliminati, anche se non siamo stati in grado di accertare alcun tentativo di utilizzare denaro in modo illegale”.

Secondo il quotidiano Hospodarske noviny l’anno scorso il gruppo Agrofert, il più grande datore di lavoro privato del Paese, aveva ricevuto dai fondi europei la cifra record pari a 2,1 miliardi di corone, circa 84 milioni di euro. In un comunicato di giovedì la holding, che nel 2017 ha totalizzato 4,8 miliardi di corone (186 milioni di euro) in profitti, ha fatto sapere che le sue attività in Repubblica Ceca hanno ricevuto 10,24 miliardi di corone in sussidi tra il 2006 e il 2017. E promette battaglia: “Agrofert riceve finanziamenti in conformità con le leggi ceche ed europee – si legge nella nota – non vediamo alcuna ragione basata su motivi giuridici del motivo per cui questi sussidi dovrebbero essere fermati o addirittura restituiti”.

@marco_pasciuti

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