di Andrea Taffi *

“Se nessuno lo ha ancora fatto, lo faccio io oggi, con molta semplicità e umiltà”. Con questa premessa, il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico ha chiesto scusa ai familiari delle vittime della strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969, e (interpretando estensivamente il suo pensiero) a tutte le vittime di tutte le stragi depistate in Italia. Le parole di Fico sono importanti, perché danno l’ulteriore prova della la cifra del suo pensiero e del suo conseguente atteggiamento pubblico: affrontare una questione spinosa e molto spesso imbarazzate per lo Stato italiano e – con umiltà e semplicità appunto, ma anche con coraggio e onestà intellettuale – chiedere scusa a tutti quei cittadini che sono stati vittime di tragedie le cui verità, pur essendo di fatto palesi, sono inconfessabili per le istituzioni nazionali.

Si dirà che Fico è favorito dalla carica che ricopre, la quale lo rende super partes, dunque lontano da logiche di partito: un conto è parlare come Presidente della Camera dei deputati, un conto è farlo come leader di un partito politico o come ministro. Si dirà che le parole di Fico, proprio perché pronunciate dalla terza carica dello Stato, sono dovute (quasi di protocollo) e non hanno (paradossalmente) una vera portata. Se quelle stesse parole fossero pronunciate da Fico politico e basta scatenerebbero un gran putiferio. Può darsi. Eppure io credo che Roberto Fico, anche senza la casacca istituzionale, avrebbe comunque preso una posizione netta e di rottura sul caso Giulio Regeni e sui comportamenti (ben difformi dalle parole) delle autorità egiziane. Così come avrebbe preso le distanze con fermezza, e con gesti potenti e simbolici quanto quelli da lui assunti in qualità di Presidente della Camera, sia dal Dl Sicurezza (tanto voluto da Matteo Salvini), sia dalla mancata adesione italiana al Global compact (altra volontà della Lega subita dal Movimento 5 stelle).

E allora, io credo che sia stato sbagliato voltare le spalle a Roberto Fico, come hanno fatto alcuni militanti di Rifondazione Comunista durante la cerimonia di Milano in commemorazione alle vittime della strage di Piazza Fontana. Al contrario occorre e guardarlo dritto negli occhi, come lui fa con i genitori di Regeni e con tutti quegli italiani ai quali ha chiesto scusa per i depistaggi di uno Stato (il suo, il nostro) che non avrebbe mai dovuto contrastare la ricerca della verità.

A Roberto Fico va riconosciuto il coraggio di fare e di dire quello che fino ad oggi nessuno ha mai fatto e detto. Voltare le spalle a Fico solo perché esponente di un partito che avalla scelte che lo stesso Fico ha il coraggio di contestare apertamente è pura miopia politica, oltre che una mancanza di rispetto per ciò che Fico rappresenta. Perché il Presidente della Camera dei deputati, oltre che parlare a nome suo, mettendoci la faccia, parla anche (e soprattutto) a nome del Parlamento italiano, un Parlamento che rischia di essere svilito dal tentativo (già in essere da qualche anno) di modificare, in favore del governo, il fondamentale equilibrio tra i poteri dello Stato.

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