Quando Miriam Motter ha deciso di tornare alla terra in tanti hanno cercato di dissuaderla: “Parenti, zii, amici volevano farmi cambiare idea. Dicevano non era un lavoro da donna”. Lei, trentina 23enne di Tenna, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione allo Iusve di Verona è tornata a casa e ha preso in mano l’azienda di suo papà. Oggi la gestisce da sola e non si offende quando le dicono che l’agricoltura è un mondo per maschi: “Ci sono tanti modi per fare e vedere le cose – sorride –. E poi le donne che decidono di avvicinarsi all’agricoltura sono in aumento”.

C’è stato un momento preciso nel quale Miriam ha capito che il suo futuro era nel mondo agricolo: “Ero a Verona nel mio appartamento dietro l’Arena e mi sono resa conto che non avrei voluto fare quella vita: stare in città, lavorare in un ufficio, entrare quando sorge il sole e uscire quando è già notte”, ricorda. Ogni volta che Miriam tornava a casa, in Trentino, sentiva un’aria di libertà: “Così nel marzo del 2016 ho deciso di aprire la mia azienda agricola sul colle di Tenna, in Valsugana”. Miriam coltiva ciliegie, mirtillo, ribes, mele e kiwi: “Ora vivo all’aperto, facendo quello che mi piace. Con tanti sacrifici, certo, ma pensando sempre a idee innovative per vendere i miei prodotti e crearne di nuovi. Ora posso dire di essere felice, sto bene”.

Ma cosa significa per una 23enne tornare alla terra? Significa essere sempre presenti in azienda, curare le piante, farle crescere con tutti gli elementi nutritivi: “Significa cambiare gli orari di lavoro a seconda degli impegni aziendali, lavorare in inverno in base alle ore di sole e svegliarsi prima d’estate a seconda della luce”. Significa essere sempre responsabile delle azioni che intraprendi e delle decisioni, perché il lavoro deve dare frutti durante la raccolta: “Ogni cosa che faccio ha delle conseguenze sulla mia produzione, sulla riuscita della mia azienda, sugli obiettivi prefissati”. La giornata è lunga: “La sveglia in piena estate è alle 6, poi si passa alla raccolta di mirtilli o ciliegie – continua –. In serata preparo i documenti per la consegna della frutta al magazzino, solitamente tra le 17 e le 18”.

Miriam è determinata anche se la lotta con la burocrazia a volte diventa estenuante: “Spesso perdo intere giornate in balia degli uffici, magari per non concludere nulla – racconta –. Lo Stato potrebbe fare decisamente di più, partendo da una riduzione della burocrazia, che a volte invece di facilitarti il lavoro lo limita, lo blocca. Per fortuna le agevolazioni sono tante”, aggiunge.

Per tre anni Miriam ha vissuto a Verona per frequentare l’università: “Riuscivo a vedere cosa succedeva nell’appartamento accanto, quando invece a casa mia, in Valsugana, ho una splendida veduta del Lago di Caldonazzo e di tutti i paesi che vi si affacciano”. Non ha mai provato a immaginare come sarebbe stata la sua vita se non avesse preso la via della terra? “Ogni tanto ci penso, poi però guardo il lago e tutto passa – racconta –. La scelta che ho fatto mi fa svegliare bene tutte le mattine. Sono felice, non mi pesa quello che devo affrontare”. Anzi, dopo i danni causati dal maltempo dello scorso 30 ottobre Miriam è ancora più determinata a lavorare per la sua terra: “Voglio investire e sviluppare nel mio territorio”, risponde.

Il futuro? Miriam si è posta degli obiettivi ben precisi: in primis quello di vendere tutti i frutti in autonomia, sul mercato e direttamente in azienda. “Mi piacerebbe poi trasformare parte di questi prodotti freschi in succhi e confetture”. Insomma, far crescere la sua impresa: “Per il 2019 ho pensato di dare in adozione liberamente un ciliegio con la possibilità di venire a raccogliere i frutti direttamente dalla pianta, quando saranno maturi”.

Tra dieci anni Miriam si immagina sposata e con figli. Ma sempre al lavoro: “Voglio portare avanti la mia causa e quella delle donne nel mondo agricolo. Sto riadattando la mia azienda a misura di donna, spesso il tocco femminile è il valore aggiunto di un prodotto”. Se dovesse dare un consiglio a un giovane come lei, Miriam sceglierebbe la via della determinazione: “Quando decidi di fare questo mestiere bisogna valutare bene quello che si vuol fare. Ma anche essere folli, seguire la propria strada, sperimentare e imparare sempre, da tutto. E, infine, crederci fino in fondo”.

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