Anche Matteo Salvini prova a ricucire con gli imprenditori. Dopo la lettera del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio al Sole 24 Ore, in cui si anticipava anche l’avvio martedì 11 di un “tavolo pmi”, domenica l’alleato leghista Matteo Salvini ha fatto un passo in più. E ha incontrato al Viminale i vertici di tutte le 12 associazioni imprenditoriali che lunedì scorso avevano protestato a Torino a sostegno del Tav e contro la manovra: da Ance a Legacoop passando per Confindustria, Confagricoltura e Confesercenti. Più Coldiretti, Confimi e Filiera Italia. Il giudizio del numero uno di viale dell’Astronomia Vincenzo Boccia, che dopo un’apertura di credito alla Lega aveva virato su posizioni di netta critica all’esecutivo, è positivo pur in attesa di novità concrete. “Oggi per la prima volta dall’insediamento”, ha detto Boccia, “il governo ha convocato i rappresentanti del mondo dell’economia e riusciamo a dialogare in termini di confronto. Il clima e il dialogo sono sicuramente andati bene, ora però aspettiamo i fatti”.

Boccia: “Cominciano ad ascoltare le ragioni di chi produce” – Il presidente di Confindustria ha parlato di un “confronto a tutto campo in cui abbiamo espresso il punto di vista delle imprese sul rallentamento dell’economia globale” e ha riferito che “sia Salvini che Giorgetti ne hanno preso atto: se la crescita non dovesse esserci si dovrebbe correggere la manovra in corsa, dunque sarebbe opportuno pensarci prima”. “Il governo penso sia consapevole”, ha aggiunto, del fatto ritenuto “possibile” da alcuni economisti che l’Italia entri in recessione. “L’appello del ministro Salvini alla compattezza nel 2019, che non sarà un anno facile, e il fatto che il governo inizi ad ascoltare le ragioni dello sviluppo e della crescita significa che c’è una consapevolezza che noi leggiamo in chiave positiva”, ha spiegato al termine dell’incontro al Viminale. Un appello che per Boccia “ci può stare” in un momento delicato come l’attuale ma, avverte, “abbiamo bisogno di capire in che direzione si vuole andare”. “Come abbiamo indicato a Torino il governo ha di fronte a sé una emergenza, superare quanto prima la procedura di infrazione. Avere dato un forte mandato politico al premier è un elemento essenziale, proprio per tentare di arrivare a una soluzione. E lo vediamo come un fatto positivo. Poi si cominciano ad ascoltare le ragioni e le premure del mondo di chi produce sulla crescita che è nell’interesse del Paese”.

Salvini: “Inizia percorso comune, stop burocrazia e sviluppo infrastrutture” -“Due ore positive con imprenditori e associazioni di categoria, incontro concreto, proficuo”, è stato il commento di Salvini. “Inizia un percorso comune che parte dal lavoro, stop burocrazia, sviluppo delle infrastrutture per il rilancio dell’economia e del paese”. Anche Di Maio nella sua lettera si era detto convinto che “infrastrutture è una parola bellissima” aggiungendo che servono “centinaia di nuove infrastrutture in tutto il Paese sulle quali siamo pronti a investire”. Nessun riferimento però alle grandi opere su cui è in corso l’analisi costi-benefici, a partire dalla Tav contro la quale ieri a Torino sono scesi in piazza in 70mila chiedendo al Movimento di mantenere la promessa di bloccare il progetto. Mentre da Salvini, intervistato da Lucia Annunziata, ha ribadito: “L’Italia ha bisogno di crescere, io sono favorevole alla Tav. Poi c’è un contratto di governo, stiamo aspettando il rapporto”.

Confcommercio: “Sì al Tav e altri investimenti in infrastrutture” – Proprio sul Tav si sono concentrate le richieste di alcune delle confederazioni che hanno incontrato Salvini. Il vicepresidente di Confcommercio Lino Stoppani ha detto che “rappresenterebbe una vera e propria ‘metropolitana d’Europa’ che, riducendo il mobility divide, cioè il gap competitivo con gli altri Paesi a causa delle carenze di accessibilità e mobilità dei territori, favorirebbe anche l’aumento dei flussi turistici verso il nostro Paese”. Per Confcommercio “l’Italia ha bisogno di più crescita, più occupazione e, dunque, di più investimenti che vanno progressivamente riportati al livello pre-crisi del 3% del pil. In particolare, servono investimenti infrastrutturali per sanare carenze che pesano sugli scambi commerciali e sul turismo e che fanno perdere al nostro Paese circa 34 miliardi di euro di pil all’anno”.

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