È morta precipitando dal sesto piano perché cercava di fuggire da un tentativo di violenza messo in atto dai due ragazzi. Il caso è quello di Martina Rossi, la studentessa genovese che il 3 agosto 2011 precipitò dal balcone della camera di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, rispettivamente 26 e 27 anni, in un hotel a Palma di Maiorca. Per i due giovani imputati il procuratore di Arezzo Roberto Rossi ha chiesto la condanna a sette anni. Sono accusati di tentata violenza e per aver procurato la morte in conseguenza di un altro reato.

Durante la requisitoria, durata circa un’ora, il pm ha ricostruito quanto sarebbe accaduto nelle prime ore del 3 agosto concentrando l’attenzione su due particolari che, secondo l’accusa, sono qualcosa di più di un indizio: i graffi che Albertoni aveva sul collo e il fatto che Martina, ragazza “molto riservata”, fosse senza shorts. La giovane era peraltro anche senza occhiali e dunque fortemente menomata nei movimenti dalla miopia. Per il procuratore anche la testimonianza della cameriera spagnola Francisca Puga non ha tutta la valenza attribuitale dai difensori. La donna ha sempre affermato di aver visto cadere Martina dal momento che le terrazze dell’albergo sono di vetro trasparente. “Ma in questa circostanza gli asciugamani colorati, come dimostrano le foto, coprivano i vetri dunque impedivano la vista. La cameriera è andata a memoria e ha visto ciò che voleva vedere sapendo che normalmente le terrazze sono di vetro”. Tutti indizi che formano prove, ha concluso il pm Rossi che dimostrano come Martina morì mentre cercava di fuggire da un tentativo di violenza messo in atto dai due ragazzi. Da qui la richiesta di una pena di 4 anni per la tentata violenza e tre per morte in conseguenza di altro reato.

Una tesi sposata dai legali di parte. Per l’avvocato Luca Fanfani, “Martina era felice per la vacanze, come testimoniano tutti coloro che l’hanno incontrata prima, e non si voleva assolutamente suicidare“, come hanno detto i suoi amici. Lunedì 10 la parola ai legali degli imputati, gli avvocati Stefano Buricchi e Tiberio Baroni. Secondo loro Martina si buttò volontariamente dal balcone, come ha sempre testimoniato la cameriera spagnola. “Sono oggettivamente sconvolto dall’indifferenza e dall’assenza in aula degli imputati: avessero visto morire un gatto si sarebbero preoccupati di più – ha commentato il padre della giovane, Bruno Rossi -. Martina era un valore per tutto il mondo. Mia figlia voleva vivere. Non si può morire così, per niente”. La sentenza dovrebbe arrivare prima di Natale.

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