Giovedì sera la manovra è tornata in Aula alla Camera dopo il secondo passaggio in commissione Bilancio e il governo, come previsto, ha posto la questione di fiducia. I deputati voteranno dalle 18:50 di venerdì a oltranza, probabilmente fino a sabato. Su un testo che però dovrà essere cambiato in modo non indifferente la settimana prossima al Senato: sia per incorporare le modifiche ai saldi che si stanno negoziando con l’Ue nel tentativo di evitare o rinviare la procedura di infrazione, sia per inserire le novità su cui i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono accordati durante un nuovo vertice a Palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte. Tra cui i tagli alle pensioni d’oro, il saldo e stralcio delle cartelle esattoriali per chi ha dichiarato ma non è riuscito a pagare e il progressivo azzeramento dei fondi per l’editoria. Attesi a Palazzo Madama anche gli aggiustamenti sulla ecotassa per le auto inquinanti.

La trattativa con la Ue – Il premier Conte vedrà il presidente della Commissione Jean Claude Juncker martedì o mercoledì a Strasburgo. Ma l’incontro sarà probabilmente interlocutorio perché la Ue chiede al governo italiano cifre precise, messe nero su bianco e votate dal Parlamento. Per evitare la bocciatura, entro il 19 dicembre i gialloverdi possono inviare un nuovo Documento programmatico di bilancio (da votare entro il 13 in cdm e portare alle Camere), che riveda i saldi della manovra abbassando deficit e debito nel prossimo triennio, o far votare in Senato un superemendamento che cambi i connotati della manovra.

Domani votazioni fino a mezzanotte – L’esito del voto di fiducia della Camera sull’articolo 1 si conoscerà intorno alle 20:15, dopodiché inizieranno le votazioni degli articoli da 2 a 19 (circa 40). Terminata questa parte si andrà all’illustrazione e al voto degli ordini del giorno, che sono 247. Conclusa questa fase si riunirà il consiglio dei ministri nelle stanze del governo alla Camera, per approvare la nota di variazione di bilancio che passerà poi, come prevede la prassi, alla commissione Bilancio e quindi in aula per ottenere il via libera finale sul provvedimento. Domani i lavori continueranno fino a mezzanotte e si riprenderà sabato mattina.

di A. Sofia

Tagli alle pensioni d’oro dal 25 al 40%, aliquota crescente per scaglioni – “Il taglio delle pensioni d’oro entrerà in legge di bilancio al Senato la settimana prossima”, ha anticipato Di Maio dopo la riunione, spiegando che le sforbiciate saranno “dal 25% al 40%“. L’intervento prenderà quindi la forma di un contributo di solidarietà sugli assegni che superano i 90mila euro, con aliquote crescenti a seconda dello scaglione di reddito.

Il saldo e stralcio delle cartelle – A Palazzo Madama sarà aggiunto anche il saldo e stralcio caro alla Lega, cioè la possibilità per chi è in regola con le dichiarazioni ma non ha avuto la possibilità di pagare il dovuto di mettersi in regola versando un’aliquota ridotta: “Era già negli accordi sul decreto fiscale, non abbiamo fatto in tempo a metterlo ma l’obiettivo nostro è aiutare chi è nelle grinfie del fisco e non riesce ad uscirne e per farlo usiamo anche il saldo e stralcio che era anche nel programma del M5s del 2010″.

“Reddito cittadinanza da marzo, aspettiamo relazioni tecniche” – Di Maio ha aggiunto che i tempi per quota 100 e reddito di cittadinanza “restano confermati: a febbraio pensione minima alzata a 780 euro a tutti i pensionati in difficoltà e pensioni di invalidità a 780 euro per tutti i disabili in difficoltà. A febbraio parte quota 100 per coloro che non potevano andare in pensione a causa della Fornero e a marzo si parte con il reddito di cittadinanza per trovare lavoro a tanti ragazzi”. Il vicepremier dunque smentisce che, in questa fase, sia allo studio il rinvio dell’entrata in vigore dei due provvedimenti su cui da giorni si rincorrono indiscrezioni. Gli eventuali risparmi rispetto agli stanziamenti previsti nella versione iniziale della manovra – circa 9 miliardi per ognuna delle due misure considerato che il reddito assorbirà anche le risorse del Rei – dovrebbero dunque venire solo dai calcoli più precisi dei tecnici che stanno scrivendo le relazioni sui due provvedimenti. “Abbiamo appostato molti soldi sia per quota 100 che per il reddito, ma le relazioni dei tecnici ci stanno già indicando che potrebbero servire meno soldi per la stessa platea”, ha infatti spiegato Di Maio.
Anche Salvini ha ribadito che a inizio anno “quota 100” partirà: se poi – ad esempio per gli statali – serviranno aggiustamenti per “evitare di lasciare vuoti gli uffici”, ci saranno finestre più lunghe per l’andata in pensione. Ma, ha assicurato, “entro il 2019” tutti i potenziali interessati saranno messi in condizione, se vorranno, di lasciare il lavoro.

Fondi per l’editoria azzerati nel 2022 – Quanto ai fondi per l’editoria, la sforbiciata sarà graduale: “Si farà un primo taglio del 25% nel 2019, il 50% nel 2020 e il 75% nel 2021. Fino a che nel 2022 non ci saranno più fondi, in modo tale che tutti i giornali possano stare sul mercato e non godere più di concorrenza sleale da alcuni giornali che prendono invece soldi pubblici”. In tre anni, dunque, spariranno i finanziamenti che oggi vanno ad Avvenire (5,9 milioni), Italia Oggi (4,8 milioni), Libero quotidiano (3,7 milioni), Manifesto (3 milioni), Il Foglio (800mila euro), i settimanali cattolici e le testate delle minoranze linguistiche.

Gli altri nodi per il Senato – C’è poi da risolvere il mancato rifinanziamento per gli orfani di femminicidio e andranno trovate risorse per Roma. Raccogliendo l’auspicio del Campidoglio già a ottobre i Cinquestelle avevano chiesto senza successo 180 milioni per le buche della capitale. Il leader della Lega ha annunciato che soldi ne arriveranno, ma saranno destinati alle “metropolitane di Roma e Milano”.

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