È con orgoglio che He Jiankui, il ricercatore cinese creatore dei primi bambini geneticamente modificati, ha difeso l’affidabilità e l’integrità etica dell’esperimento che da giorni divide la comunità scientifica internazionale. Davanti a una platea di circa 700 scienziati confluiti a Hong Kong per il secondo International Human Genome Editing Summit, nella giornata di mercoledì 28 novembre il ricercatore della Southern University of Science and Technology di Shenzhen ha fornito i primi dettagli sulle misteriose “Lulu” e “Nana”, le gemelline nate alcune settimane fa dall’alterazione degli embrioni a cui sono state sottoposte sette coppie con partner maschile sieropositivo durante trattamenti di fertilità per prevenire la trasmissione del virus dell’HIV ai nascituri. Secondo quanto annunciato da He, l’esperimento avrebbe prodotto un’altra “potenziale gravidanza chimica“, allusione a un aborto spontaneo.

Circolata a inizio settimana in seguito alla pubblicazione di un video su Youtube, la notizia ha suscitato le critiche tanto della Chinese Union of Life Science Societies, organizzazione che rappresenta 22 associazioni scientifiche cinesi, quanto dell’università a cui lo scienziato risulta affiliato come professore associato. Nessuno pare saperne (o volerne sapere) nulla, nemmeno la Shenzhen Harmonicare, l’ospedale da cui He sostiene di aver avuto l’approvazione, e la Shenzhen Science and Technology Innovation Commission, la commissione statale che secondo documenti consultati dal South China Morning Post avrebbe finanziato il progetto. La National Health Commission, agenzia supervisionata dal Consiglio di Stato, ha avviato un’inchiesta per accertare le rispettive responsabilità, mentre uno degli inventori della tecnica di editing genomico impiegata (Crispr-Cas9) ha accusato He di scarsa trasparenza.

A impensierire gli esperti sono soprattutto i rischi etici e medici derivanti dall’assenza del processo di verifica standard normalmente richiesto prima della pubblicazione degli studi scientifici. Preoccupazioni a cui lo stesso scienziato ha risposto affermando che l’esperimento era stato sottoposto al giudizio di una rivista specialistica prima che la notizia venisse resa pubblica a causa di un presunto “leak”. Non solo. Il progetto – condotto dopo tre anni di ricerche – sarebbe stato completamente autofinanziato, così da coprire interamente i costi che, stando al modulo per il consenso consegnato agli interessati, ammonterebbero a oltre 40mila dollari per coppia. Non è chiaro fino a che punto gli aspiranti genitori fossero a conoscenza dei rischi o del fatto che l’operazione non era mai stata testata in passato. Al momento in salute, “Lulu” e “Nana” verranno tenute sotto osservazione dal team di He fino al compimento dei 18 anni.

Ad oggi, la girandola di speculazioni, accuse e giustificazioni non sembra ancora aver fatto luce sulle responsabilità legali del giovane ricercatore. Colpa di un quadro normativo piuttosto nebuloso. Bandito negli Stati uniti e in Europa, l’editing genetico su umani è disapprovato dalla comunità scientifica cinese, ma non espressamente vietato dalla legge. Secondo quanto spiegato recentemente dal viceministro della Scienza e della Tecnologia, un regolamento del 2003 tollera gli esperimenti genetici su embrioni a scopo di ricerca, ma purché rimangono vitali per non più di 14 giorni. Questo vuol dire che nel caso la nascita delle due bambine venisse confermata, He avrebbe agito in violazione delle norme vigenti. Ma come sottolinea Bloomberg, la legge cinese non copre nello specifico l’utilizzo del metodo Crisp, sottoposto a precise restrizioni negli Stati Uniti e in molti altri paesi.

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