Ci sono diversi modi per raggiungere una convivenza civile che non sia solo una coesistenza. Sono processi a volte lunghi e complessi, ma non impossibili e si fondano sull’educazione alla cittadinanza comune. E il senso di appartenenza a una comunità condivisa si costruisce a partire dall’infanzia, nella famiglia e nella scuola. Per questo, oggi più che mai, in una realtà sempre più articolata e sfaccettata, c’è bisogno di creare fondamenta comuni che costituiscano la base per una nuova società, che comprenda le differenze, trasformandole in ricchezza e non in motivo di scontro. La conoscenza dell’altro è l’unica strada da percorrere, se si vogliono abbattere i pregiudizi e la condivisione di regole e principi comuni: il terreno migliore su cui realizzarla è senza dubbio la scuola.

I bambini non hanno pregiudizi, non classificano i loro coetanei secondo parametri ormai logorati dal tempo e dalla storia. Guardano la realtà per quella che è e se vedono differenze, le pesano per ciò che valgono. Benché bistrattata da decenni, la nostra scuola è ancora uno dei pochi elementi di eccellenza di questo Paese e per questo deve essere sempre più supportata nel suo compito fondamentale di formare individui capaci, responsabili e cittadini. Perché la cultura non è solo nozionismo o regole astratte: imparare significa anche sapere chi si è, qual è il nostro posto nel mondo e quale quello degli altri. Imparare significa riconoscere in un volto un essere umano, innanzitutto, e semmai giudicarlo per ciò che fa, non per ciò che è.

Il razzismo è innanzitutto una deficienza nella relazione con gli altri, un non sapere comunicare, un non capire che essere è essere diversi. Per questo la raccolta di firme lanciata dall’Anci per una proposta di legge che reintroduca una o più ore di educazione civica nelle scuole di tutti i livelli è quanto mai importante. Perché più il mondo si fa complesso – e a un tempo molto vicino e molto lontano – più abbiamo bisogno di strumenti per comprenderne le mille sfaccettature. Declinata in chiave moderna e aperta, l’educazione civica può aiutare ad aprire nuovi spazi di dialogo, cosa di cui abbiamo quanto mai bisogno. Convivere si può, convivere si deve. Facciamolo, e in fretta.

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