Questo post spiega a chi non si interessa molto di economia alcuni punti chiave per capire il marasma in cui si trova l’Italia e le ricette che vengono proposte per rimediarvi.

Partiamo da una semplice considerazione: le banconote e le monete emesse dalla banca centrale di un Paese sono una passività del settore pubblico. In altre parole sono considerate un debito del governo. Quindi, specularmente, per chi le ha in tasca costituiscono un credito verso il governo. Una banconota, in altre parole, è una cambiale con cui il governo paga i suoi dipendenti, i suoi debitori, i pensionati eccetera. Questa cambiale ha due caratteristiche: non paga interessi e non ha una scadenza. Ma una persona accetta quei pezzetti di carta colorata perché milioni di individui l’accetteranno in cambio di beni (pane, vino, cicoria ecc.) o servizi (visite mediche, biglietti dell’autobus, taglio di capelli ecc.).

Ai bei tempi andati del gold standard (fino al 1971) a garanzia di questo debito del governo nel bilancio della banca centrale c’erano le riserve auree. Oggi che le banche centrali non pongono a garanzia della moneta un bene fisico come l’oro, il corrispettivo di questa passività dello Stato è un asset immateriale: la fiducia nel governo e nelle istituzioni pubbliche, economiche, politiche, militari, giudiziarie ecc. Infatti si definisce moneta fiduciaria.

Il fatto che questo questo asset sia immateriale è fonte di infinita confusione per chi non ha acquisito almeno i rudimenti di economia. La confusione deriva da un semplice fatto: la fiducia nelle istituzioni non è misurabile. Quindi a fronte di un elemento concreto, tangibile, di uso quotidiano come banconote e monete, con un valore preciso stampigliato sopra, vi è un elemento impalpabile. Questa dissonanza cognitiva sull’insostenibile leggerezza della fiducia pone un problema politico, perché l’elettore è bombardato da una propaganda ossessiva sulle virtù taumaturgiche della moneta e non riesce a raccapezzarsi. Viene indotto a pensare che più si aumenta la quantità di moneta in circolazione, più sale il reddito reale degli individui. Invece non è così. Altrimenti la banca centrale avrebbe inventato la bacchetta magica con cui creare ricchezza senza limiti.

L’impalpabile fiducia sui cui si regge il valore della moneta è essenzialmente la fiducia che le banconote mantengano nel tempo il loro valore per l’acquisto di beni reali. Se oggi con dieci euro si compra una pizza, ma per mancanza di fiducia nelle istituzioni la gente si convince che domani quella pizza costerà venti euro, nessuno terrà una banconota in tasca o nel portafogli. Si precipiterà a spenderla. Per rendersi conto di cosa succede in concreto basta digitare su Google “inflazione Venezuela”.

Inoltre nel bilancio dello Stato esiste un’altra passività: il debito pubblico, cioè la somma di Bot, Btp e altre obbligazioni emesse dal governo. A differenza della moneta, questi titoli pagano un interesse e hanno una scadenza. I risparmiatori li comprano perché nutrono fiducia che il governo alla scadenza ripaghi con gli interessi questi titoli di credito. Quindi anche in questo caso il valore dei titoli dipende dalla fiducia nelle istituzioni. E lo ripeto per chi fosse confuso: è la stessa identica impalpabile fiducia nelle istituzioni che spinge ad accettare in pagamento le banconote.

Da alcuni anni vengono diffuse sul web tutta una serie di farneticazioni da varie bande di mestatori, che si presentano sotto varie etichette, ma che appartengono allo stesso ceppo (o alla stessa ceppa per dirla alla Di Maio): Mmt, noeuro, minkioliristi, sovranisti, fascio-comunisti, patacchisti eccetera. Le farneticazioni poggiano su un banale, semplicistico e puerile pilastro: il governo, tramite la banca centrale, deve stampare moneta per acquistare le obbligazioni pubbliche. In questo modo risolve tutti i problemi economici, azzera il debito dello Stato e anzi può creare dal nulla, per incanto, le risorse con cui pagare pensioni, sussidi, reddito di cittadinanza, opere pubbliche e ogni ben di Dio senza che nessuno lavori e produca. Insomma la stampante “magggica” vagheggiata nel piano B del Savona in versione descamisado tardo-peronista.

I peron-sovranisti essenzialmente propugnano una partita di giro tra passività: ai titoli pubblici si sostituisce moneta. Tradotto: a una passività del governo con interessi e con scadenza definita si sostituisce una passività senza interessi e senza scadenza. Ma come abbiamo visto, entrambe le passività si reggono sulle stesse fondamenta: la fiducia. Quindi cosa si ottiene in pratica da questa partita di giro?

Prendiamo un caso reale che ci riguarda tutti da vicino. L’ultima asta del Btp Italia è stata un fiasco clamoroso come non se ne registravano da anni. Detto in soldoni, la gente si fida poco del governo italiano e delle sue istituzioni. Qual è la ricetta che propongono i peron-sovranisti di lotta e di sgoverno? Tornare alla lira in modo da ricomprare il debito pubblico italiano con minkiolire fresche di stampa. In parole povere un governo screditato (cioè che non gode di alcuna fiducia) risolverebbe magicamente i problemi costringendo la gente a scambiare carta straccia con altra carta straccia. Se tra i lettori qualcuno ritiene che questa sia una strategia vincente, io ne sono immensamente felice. Vendesi stupenda fontana monumentale rinascimentale nel cuore di Roma in puro marmo di Carrara a prezzo sensazionale, di assoluto realizzo.

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