A metà del decimo giorno di odissea in mare aperto e burrascoso, si è finalmente aperto un porto per gli 11 migranti che erano stati accolti dal peschereccio spagnolo Nuestra Madre Loreto il 22 novembre e da allora avevano vagato per il mediterraneo accompagnati dagli appelli di United4Med, Sea-Watch, Open Arms e Mediterranea, con le navi di queste ultime che hanno affiancato il peschereccio e i suoi 13 uomini di equipaggio nelle ultime e drammatiche giornate di navigazione. Nella tarda mattinata di domenica 2 dicembre, poi, la guardia costiera di Malta ha preso in carico i migranti originari di Niger, Somalia, Sudan, Senegal ed Egitto e salvati da un gommone al largo della Libia.


Inizialmente le persone accolte erano 12 tra cui due minori, sabato però uno dei migranti è stato portato a Malta in elicottero da soccorritori maltesi per problemi di salute dopo l’intervento di Open Arms e Mediterranea. Tra sabato e domenica Alessandro Metz, uno degli armatori sociali che hanno dato vita al progetto Mediterranea e alla sua nave Mare Jonio, ha diffuso un accorato messaggio sulle disperate condizioni a bordo del peschereccio con il maltempo in arrivo.

 

L’incertezza è durata ancora diverse ore poi Nuestra Madre, inzialmente diretta verso la Spagna pur senza le necessarie autorizzazioni, ha avuto il via libera allo sbarco a Malta.  Il governo socialista spagnolo che ha confermato la notizia, ha sottolineato che “la politica migratoria europea deve essere comune” e che “tutti dobbiamo rispettare le norme internazionali e comunitarie”. In un primo momento il governo di Madrid aveva chiesto alla Libia di farsi carico dei migranti, come previsto dal diritto internazionale, ma dopo che non ci era riuscito aveva “avviato le pratiche con i governi di Italia e Malta” le cui coste erano vicine a dove si trovava l’imbarcazione, “con l’obiettivo di favorire una soluzione alternativa, rapida e soddisfacente” per accoglierli, aveva fatto sapere Madrid.

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