Alcuni sono stati accolti dalla Croce Rossa. Altri dalle associazioni della rete solidale. Una parte però è finita per strada. È il bilancio del primo provvedimento emesso dalla prefettura di Crotone in ottemperanza al decreto Sicurezza approvato nei giorni scorsi in Parlamento: 24 persone sono state costrette a lasciare il Cara di Isola Capo Rizzuto. Nonostante abbiano il permesso di soggiorno umanitario e il diritto di restare in Italia, non possono più beneficiare del sistema di prima accoglienza o essere ospitati in qualche Sprar. La prima notte alcuni di loro l’hanno passata all’addiaccio. Molti presto faranno la stessa fine. Lo spiega bene il presidente della Croce Rossa di Crotone Francesco Parisi secondo cui “la situazione prelude ad un Natale abbastanza complicato perché quelli di ieri sono soltanto i primi che hanno pagato gli effetti della legge Salvini”.

L’emergenza è stata affrontata con non poche difficoltà: “Abbiamo messo a disposizione le nostre strutture – aggiunge l’operatore umanitario – dove sono andati a dormire due donne ivoriane, vittime della tratta, e una famiglia composta da una bambina di sei mesi, il padre del Ghana e la madre nigeriana e addirittura incinta di tre mesi. Noi abbiamo dato ospitalità a 5-6 persone. Alcune associazioni della rete solidale di Crotone si sono fatte carico altri migranti. Alcuni però non hanno trovato un alloggio ed è possibile che abbiano dormito per strada. Non è facile, nell’immediato, trovare luoghi per ospitare tutti. Non abbiamo nemmeno avuto il tempo per organizzarci. Abbiamo avuto la notizia addirittura la mattina. È stato il prefetto ad aver chiesto una mano a sua eccellenza il vescovo perché non sapeva dove far dormire queste persone. In 12 ore si è attivata la macchina organizzativa: ovviamente non si è riusciti a rispondere in maniera efficace e comunque completa. Si è tenuto conto delle situazioni più importanti come quella della famiglia che starà lì fino a quando non troveremo qualcosa di più dignitoso”.

Non è, infatti, un posto definitivo: “Gli abbiamo dato un tetto e un po’ di calore – dice Parisi – Ma sono strutture che sono prive di cucina e quant’altro. Abbiamo immediatamente comprato una culla da campeggio per la bambina, uno scalda biberon, gli abbiamo fornito il latte, mangeranno alla mensa della Caritas di Padre Pio. Nel frattempo ci stiamo muovendo, ma va trovata una soluzione. Momentaneamente sono 24 migranti, ma la prossima settimana altri verranno raggiunti da questo provvedimento e si stima un numero intorno alle 90 persone. E sono soltanto i primi perché altri avranno la stessa sorte. Il decreto sicurezza prevede che venga data accoglienza a coloro i quali hanno fatto richiesta di permesso di soggiorno per asilo politico e non più per motivi umanitari. Di conseguenza perdono il diritto all’accoglienza e a transitare negli Sprar”.

Appena entrato in vigore, il provvedimento voluto da Salvini comincia a manifestare le sue falle. Il presidente della Croce Rossa di Crotone non ha dubbi: “È la situazione attuale. Quando vengono improntate le leggi si va sempre a calcolare gli aspetti nelle macro-voci e non si tengono in considerazione gli effetti nello spicciolo. È il limite del decreto: secondo me saranno tanti i bambini che, con le famiglie, si troveranno dall’oggi al domani a dover affrontare, con il freddo che avanza, il disagio della strada. Qui non si discute la legge Salvini nella sua totalità politica. Me ne guardo bene perché siamo in democrazia, però al disagio bisogna dare una risposta. Noi come Croce Rossa ci saremo sempre ad accogliere e a dare una mano ma non è una situazione che si può perpetrare: 24 li gestiamo con grande difficoltà, 90 diventa un numero consistente che, a Crotone, andrebbe ad aggiungersi agli altri 100 che già vivono ai margini della strada. Nella sola stazione, dove dormono una quarantina di persone, andranno ad aggiungersi i migranti che verranno fatti uscire dal Centro di ‘Sant’Anna’”.

Sempre più persone, quindi, dormiranno tra i binari e nelle panchine della città. Migranti che, per la loro igiene utilizzeranno le fontane pubbliche perché non avranno alternativa. È questo il destino di tutti i luoghi d’Italia in cui insistono i centri di accoglienza più importanti. C’è chi avrà la dignità di non chiedere nulla e di arrangiarsi ma ci sarà anche chi, per mangiare, commetterà reati, aumentando paradossalmente il rischio sicurezza con buona pace delle convinzioni del governo: “Se questo decreto – sottolinea ancora Parisi – aveva il compito di snellire e creare sicurezza, sta avendo l’effetto contrario perché alimenterà quelle situazioni poco ortodosse che si vivono nelle grosse città. La fame e la disperazione può portare le persone a compiere la qualunque. Siamo in un periodo in cui l’opinione pubblica è talmente intrisa di populismo e di questo rinnovato antisemitismo, come se il capo espiatorio di tutte le problematiche italiane sono gli immigrati, che qualora un operatore umanitario si indigna di questa situazione può essere tacciato di voler fare business. È veramente frustante questa cosa”.

Più o meno quello che sta succedendo a Mimmo Lucano, il sindaco ‘sospeso’ di Riace. “È una persona che ha dedicato la sua vita all’accoglienza allargata e al ripopolamento di un paese altrimenti svuotato – conclude il presidente della Croce Rossa di Crotone – La sua vicenda rappresenta la possibilità di mettere sul piatto dell’opinione pubblica l’idea che tutti quelli che fanno accoglienza sono dei farabutti che pensano soltanto ad arricchirsi. Io a questo non ci sto. Non è così. È vero che ci sono state situazioni come quella del caso del Cara di “Sant’Anna” dove le mafie hanno fatto business. Noi lo sapevamo e lo abbiamo denunciato per 10 anni, ma non è così per tutti”.

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