Il cambiamento climatico può costare all’economia americana centinaia di miliardi di dollari, arrivando a ridurre il Pil del 10% entro il 2100 con perdite doppie rispetto a quelle della Grande Recessione del 2008. E questa non è una bufala, contrariamente a quanto sostenuto per molto tempo da Donald Trump, ma quanto emerge da un documento firmato dalla sua stessa amministrazione. Peccato che sia proprio il presidente Usa a smentirlo. “Non ci credo“, ha semplicemente risposto l’inquilino della Casa Bianca ai giornalisti che gli chiedevano conto dell’allarme lanciato dal suo governo. I cambiamenti climatici tornano a essere una fake news per Trump, nonostante la parziale retromarcia sul tema annunciata solo il mese scorso.

Il rapporto “Fourth National Climate Assessment – Volume II: Impacts, Risks, and Adaptation in the United States”, pubblicato dall’U.S. Global Change Research Program (Usgcrp) è stato commissionato dal Congresso e vi hanno partecipato 13 dipartimenti e agenzie governative statunitensi.  Lo studio era già finito al centro di polemiche per la tempistica della pubblicazione. Secondo i più maligni, infatti, non è stata casuale la scelta di diffonderlo durante il Black Friday, ossia in ore che hanno visto gli americani in altre faccende affaccendati. Ma il contenuto del rapporto non interessa solo i cittadini americani. Questi, infatti, sono giorni importanti anche sull’altra sponda dell’Atlantico, perché il 28 novembre la Commissione europea presenterà la propria strategia climatica a lungo termine, illustrando otto diverse strade per la riduzione dei gas a effetto serra in linea con gli Accordi di Parigi. Quegli stessi accordi a cui la Casa Bianca, impegnata in una deregulation ambientale, ha detto addio voltando le spalle al problema.

QUANTO COSTA AGLI USA IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Secondo gli autori dello studio, il cambiamento climatico sta spingendo gli Stati Uniti in acque inesplorate, perché non è più possibile “supporre che le condizioni climatiche attuali e quelle future sono e saranno simili a quelle del passato”. Questi cambiamenti stanno influenzando già l’ambiente naturale, l’agricoltura, la produzione e l’utilizzo di energia, le risorse terrestri e idriche, i trasporti, la salute e il benessere degli esseri umani negli Stati Uniti e nei loro territori. Il cambiamento climatico “sta trasformando dove e come viviamo e presenta sfide crescenti alla salute, alla qualità della vita e all’economia” si legge nel rapporto, nel quale si mette in guardia sulla necessità di un’azione rapida. Più si aspetta, infatti, più salgono i costi già troppo elevati. Entro la fine del secolo, infatti, le morti legate all’eccessivo caldo costeranno 141 miliardi di dollari, mentre i costi per far fronte all’innalzamento del livello del mare e per le infrastrutture saranno pari rispettivamente a 118 e 32 miliardi di dollari.

Insomma, dalle mille pagine del rapporto emerge che il negazionismo climatico dell’amministrazione Trump potrebbe costare più di mezzo trilione di dollari l’anno, tra le altre cose, in malattie e decessi, danni alle proprietà costiere, perdita di produttività dei lavoratori. “Abbiamo sprecato 15 anni. Se ne sprechiamo altri cinque in termini di risposte da dare, la situazione sarà solo peggiore”, ha dichiarato Gary Yohe, membro della National Academy of Science, l’associazione che ha rivisto il rapporto.

LE ALTE TEMPERATURE E GLI INCENDI
Dal 1901 le temperature sono aumentate di 1,8 gradi Fahrenheit, a causa delle attività dell’uomo. Tra il 1984 e il 2015, il cambiamento climatico ha fatto raddoppiare l’area bruciata dagli incendi in tutta la costa occidentale degli Stati Uniti. Secondo lo studio, entro il 2100 la superficie bruciata annualmente potrebbe aumentare di ben sei volte. Parlando di costi, gli Stati Uniti hanno sempre speso una media di circa un miliardo di dollari all’anno per combattere gli incendi, mentre nei primi otto mesi del 2017, i costi hanno superato i due miliardi di dollari. Senza contare quanto successo di recente in California, un disastro che le stesse autorità hanno definito “il peggiore dal 1993”.

Ma non è esclusivamente una questione ambientale. Secondo il rapporto, le temperature elevate avranno un forte impatto anche sugli scambi commerciali, causando distruzioni alle catene produttive e, quindi, alle aziende. Secondo il rapporto, se si riusciranno a raggiungere o a superare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi con temperature che “salgono di circa 4° F entro la fine del secolo”, allora “il danno complessivo può essere limitato”. In caso contrario, “gli impatti catastrofici sarebbero inevitabili”.

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