Dopo la condanna dei commissari di Bruxelles, l’Italia attende ora la decisione del Comitato economico e finanziario. Entro due settimane il braccio tecnico dell’Ecofin composto dai collaboratori dei ministri delle Finanze Ue dovrà stabilire se seguire il percorso intrapreso dalla Commissione e aprire quindi la strada alla procedura d’infrazione. Il motivo? La manovra italiana per il 2019 viola in modo “particolarmente grave” le raccomandazioni europee sulla riduzione del disavanzo strutturale. Un caso che sarebbe un unicum nella storia dell’Unione europea. Ma, più in generale, le procedure d’infrazione sono invece all’ordine del giorno nell’attività dell’esecutivo di Bruxelles: gli ultimi dati disponibili, pubblicati nel luglio scorso, ci raccontano che la Commissione ha avviato 716 nuove procedure d’infrazione solo nel 2017. Quasi due al giorno. Inoltre, nella classifica degli Stati membri che avevano più casi pendenti al 31 dicembre scorso per il mancato rispetto delle regole dell’Unione europea, l’Italia è solo al nono posto con 62: in testa c’è la Spagna (93), ma anche Germania (74) e Francia (65) hanno fatto peggio di Roma.

La classifica generale – I dati riguardano il totale delle procedure d’infrazione aperte dai commissari di Bruxelles e ancora in corso a fine anno scorso. Dopo Madrid, ci sono il Portogallo con 85 casi e il Belgio (81). Quarta la Grecia (78), seguita appunto dalla Germania. Poi Repubblica Ceca, Polonia e ottava la Francia. Al pari dell’Italia c’è l’Austria, mentre chiudono la classifica Malta ed Estonia con 33 e la Danimarca con 28. La classifica tiene conto delle procedure d’infrazione che riguardano sia il “recepimento non corretto” o “l’errata applicazione” delle normative europee, sia il “ritardo di recepimento“.  In questo senso, Roma aveva 53 casi che riguardavano le prime due fattispecie: peggio ha fatto solo la Spagna con 61, mentre la Germania si avvicina ed è a quota 49.

L’Italia il Paese “migliore” nel 2017 –  Prendendo in considerazione invece solo l’anno 2017, l’Italia è il Paese che ha subito meno procedure d’infrazione tra tutti gli Stati membri: appena 12. Il peggiore è il Portogallo con 46, poi Cipro e Croazia. Germania e Francia avevano quasi il doppio di casi aperti rispetto a Roma: rispettivamente 23 e 21. Delle 12 procedure nei confronti del nostro Paese, due riguardavano il mercato interno (industria, imprenditori e PMI), altre due mobilità e trasporto, quattro erano per l’ambiente e altrettante alla voce “altro” (agricoltura e innovazione, concorrenza, occupazione).

I 23 casi tedeschi dello scorso anno – La Germania invece aveva quattro casi aperti riguardanti l’ambiente, altrettanti su salute e sicurezza alimentare e su mobilità e trasporto. Altri tre si riferivano alle direttive su fisco e dogane, mentre i restanti otto erano divisi tra clima, occupazione, ma anche stabilità finanziaria, servizi finanziari e unione dei mercati e dei capitali. In particolare, la procedura d’infrazione che si riferiva a quest’ultimo ambito è stata aperta il 26 settembre 2017 e riguarda la mancata applicazione della direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari (Mifid II).

Le sentenze della Corte di giustizia nel 2017 – Nello scorso anno la Corte ha emesso 18 sentenze a chiusura di una procedura d’infrazione, tutte a favore della Commissione. La maggior parte hanno riguardato Germania (4), Grecia (4), Portogallo (2) e Spagna (2). Gli Stati membri però adottano spesso le misure necessarie per conformarsi prontamente al pronunciamento della Corte: solo in un caso, riguardante la Spagna, i giudici europei hanno imposto sanzioni penali con una seconda sentenza. Tuttavia, alla fine del 2017 93 procedure di infrazione erano ancora aperte dopo un primo pronunciamento della Corte, perché la Commissione riteneva che gli Stati membri interessati non avessero ancora rispettato la sentenza. I principali Paesi erano la Grecia (16), il Portogallo (10), la Spagna (9) e la Germania (7). Inoltre, sempre lo scorso anno, la Commissione ha continuato a presentare alla Corte di giustizia casi di “ritardi di recepimento” con una richiesta di sanzioni giornaliere: Belgio (2 casi), Croazia (2 casi), Slovacchia, Slovenia e Spagna (1 caso ciascuno). L’Italia al 31 dicembre 2017 era il Paese che aveva meno “ritardi di recepimento” (9) ed era ultima anche per quelli relativi all’ultimo anno: solo sette.

I sovranisti, da Vienna a Visegrad – “Le regole dell’Ue ci sono e vanno rispettate”. Così il premier ungherese Viktor Orban ha commentato la bocciatura della manovra italiana. L’Ungheria e gli altri Stati guidati da leader sovranisti hanno sostenuto Bruxelles con questa motivazione, ma in realtà in quanto a rispetto delle direttive europee, sia l’Austria che i quattro Paesi di Visegrad non sono esempi propriamente virtuosi. Repubblica Ceca e Polonia avevano un totale di 73 e 70 procedure d’infrazione aperte a fine 2017, Vienna era come detto a 62 casi al pari dell’Italia, mentre Ungheria e Slovacchia hanno fatto un po’ meglio ma hanno comunque 48 procedure pendenti. Budapest poi ha doppiato Roma nel 2017 con 24 casi contro i già citati 12, la Slovacchia è a 21, l’Austria a 28 e la Repubblica Ceca addirittura a 32.

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