Non solo villette abusive: ci sono anche le case popolari sottratte con la forza. L’ultimo decreto di rilascio il direttore generale, Andrea Napoletano, l’ha firmato pochi giorni fa, il 16 novembre. Così prima di Natale (forse), anche l’Ater Roma, la società che gestisce l’edilizia pubblica nella Capitale per conto della Regione Lazio, potrà essere pronta ad operare il suo di maxi-sgombero. Già, perché di Casamonica & Associati in città ce ne sono così tanti che c’è spazio (e lavoro) per tutti. Nello specifico, fra senza titolo e abusivi, di case popolari della Capitale i clan ne occupano almeno 600, il 10% delle oltre 6.000 abitazioni popolari occupate. Casamonica, appunto, ma anche Spada, Di Silvio, Spinelli, Bevilacqua. Di questi, secondo un report custodito gelosamente nel cassetto del dg, almeno 300 sono occupanti totalmente abusivi. Nel senso che hanno “sfondato” (come si dice in gergo) o, più comunemente, si sono presi la casa di chi non ha potuto ripagare il proprio debito, strozzato dai prestiti o in risarcimento a qualche sgarro subito. Come avvenne nel 2007 ai danni di Ernesto Sanità, rientrato solo nell’agosto scorso nel suo alloggio di Pietralata sottrattogli 11 anni fa da Giuseppe Casamonica.

Il dossier caldo che nelle ultime settimane è rimbalzato negli uffici di Lungotevere Tor di Nona riguarda il quartiere Spinaceto, dimenticata periferia di Roma sud sulla direttrice Pontina, nota al grande pubblico giusto per un frammento del film ‘Caro Diario’ di Nanni Moretti. Qui, nel complesso di via Salvatore Lorizzo, sono ben 10 gli appartamenti occupati dagli “zingari” di zona, che grazie a questo presidio controllano il territorio e posizionano vedette sull’adiacente viale dei Caduti per la Resistenza, in barba anche alla presenza del Commissariato di zona a poche decine di metri. Un motivo in più per interessare la Procura della Repubblica e la Dda, che monitora la zona ed è in stretto contatto con l’agenzia regionale. Le inchieste penali, d’altronde, in queste situazioni vanno di pari passo con gli iter amministrativi: uno degli alloggi, ad esempio, è stato letteralmente strappato al legittimo assegnatario a causa di un debito non pagato di appena 1.600 euro.

Spinaceto, ovviamente, è solo uno degli agglomerati ad alto tasso di occupazioni abusive. In testa c’è sicuramente Ostia, dove – come noto – il clan Spada ha fatto incetta di case. Alcune di queste sia l’Ater che il Comune di Roma hanno iniziato a sgomberarle, anche grazie alle ondate di arresti che hanno messo a dura prova la tenuta dei vertici criminali. Poi c’è Ponte di Nona vecchia, alla periferia est sulla consolare Prenestina. Qui, in via Padre Damiano De Veuster, resiste il feudo di Simone Spada, esponente dell’omonimo clan “emigrato” alcuni anni fa da Ostia, in grado di mettersi in proprio a Villaggio Prenestino. Proprio in questa zona, a cavallo degli anni 2000 l’attuale comandante della Polizia Locale, Antonio Di Maggio, fu il primo a documentare i rapporti fra gli “zingari” e i clan camorristici stanziatisi a Roma sud est. Altre zone “calde” sono sicuramente San Basilio, Laurentino 38 e Cinecittà Est.

Ma non ci sono solo le case Ater. Gli alloggi popolari a Roma, seppur in parte minoritaria, vengono gestiti anche dal Campidoglio. E queste stesse abitazioni soffrono dell’invasione di Casamonica&co. Nel 2015 – subito dopo il funerale-show in onore di “re Vittorio” – gli allora assessori capitolini Alfonso Sabella e Stefano Esposito, presentarono un dettagliato dossier in cui documentarono la presenza di oltre 40 alloggi abitati da altrettanti appartenenti alle famiglie sinti. Romanina, Morena, Grotte di Gregna e perfino qualcuno a San Giovanni e alle spalle di Villa Borghese. In alcuni casi – come hanno segnalato i due ex assessori nel loro esposto alla Procura di Roma – occupazioni figlie di “regolari” assegnazioni a canone agevolato, avvenute negli anni da parte dei dirigenti capitolini.

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