I dissidenti M5s hanno ritirato gli emendamenti al decreto Sicurezza. L’accordo è arrivato in queste ore dopo i malumori degli ultimi giorni e soprattutto dopo il caso dell’emendamento al ddl Anticoruzzione su cui la maggioranza è andata sotto. Del resto l’ultimatum dei due leader M5s e Lega era stato chiaro e non erano arrivate aperture sull’ipotesi modifiche al testo: il rischio è che si superi il limite massimo del 3 dicembre e il testo scada. Rimane comunque la tensione in commissione Affari costituzionali alla Camera, dove il decreto è attualmente in discussione. “Sta andando tutto molto veloce” ha confermato il deputato della Lega e membro della Commissione Gianluca Vinci, che poi ha sottolineato come il procedere spediti senza intoppi sia “l’esito di accordi presi dai vertici. Del resto nei giorni scorsi – ha concluso – il presidente della Commissione, Brescia (M5S), aveva annunciato che non ci sarebbe stato ostruzionismo da parte loro”. Il Pd, in segno di protesta, ha deciso di ritirare tutti gli emendamenti al Di sicurezza e i deputati democratici hanno abbandonato i lavori. “Il testo è blindato, non c’è nessuna possibilità seria di discussione”, hanno dichiarato. Restano da analizzare circa 400 emendamenti dei 600 iniziali.

Dentro il Movimento 5 stelle rimane però agitazione sul tema. Nei giorni scorsi si sono mossi 19 deputati scrivendo una lettera al capogruppo: in quell’occasione hanno annunciato otto emendamenti, salvo poi decidere di non presentarli. I 19 firmatari erano: Valentina Barzotti, Raffaele Bruno, Santi Cappellani, Giuseppe D’Ippolito, Paola Deiana, Carmen Di Lauro, Yana Chiara Ehm, Antonio Federico, Veronica Giannone, Concetta Giordano, Riccardo Ricciardi, Doriana Sarli, Elisa Siragusa, Gilda Sportiello, Simona Suriano, Guia Termini, Roberto Traversi, Giulia Vizzini. A fronte della marcia indietro di questo gruppo di deputati, non esattamente “dissidenti” visto l’immediato rientro nei ranghi della maggioranza, si sono poi mossi altri deputati con lo stesso intento di lasciare anche loro un segno nel dibattito parlamentare sul dl sicurezza. Si tratta di tre deputati Valentina Corneli, Francesco Berti e Francesco Forciniti che hanno depositato tre giorni fa, e solo oggi ritirato, 4 emendamenti per allargare la protezione speciale di alcune categorie di migranti e sugli Sprar. Un quinto emendamento, anch’esso ritirato oggi sui beni confiscati, porta invece un’altra decina di firme tra le quali quella della presidente della Commissione Giustizia, Giulia Sarti. Con lei un altro drappello di deputate come Angela Salafia, Stefania Ascari, Piera Ajello, Valentina D’Orso, Valentina Corneli, Elisa Tripodi, Roberta Alaimo, Fabiana Dadone, Vittoria Baldino e Francesco Forciniti.

La marcia indietro di parte del Movimento 5 stelle non è piaciuta, ovviamente, al Partito democratico, che non ha perso occasione per attaccare i pentastellati. Il primo a intervenire è stato Gennaro Migliore: “Il M5s accodandosi alla Lega ha di fatto impedito ogni modifica al testo del decreto Sicurezza. Oggi, con il contingentamento dei tempi dell’esame dei 600 emendamenti, e lunedì prossimo, con la scelta miope del voto di fiducia che sancisce la supina accettazione del ricatto di Salvini e la definitiva strozzatura di ogni ipotesi di modifica del testo”. Commentando i lavori in Commissione Affari Costituzionali, il deputato democratico ha sottolineato che “eravamo a un passo dall’ottenere maggiori diritti, mi riferisco all’approvazione in prima lettura alla Camera dello Ius Soli nella scorsa legislatura – ha proseguito – mentre ora il Paese viene trascinato in un balzo indietro antistorico che rende tutti meno sicuri”. Per Migliore quello che si sta attuando ora è un “impoverimento democratico a cui ci stanno condannando Di Maio e Salvini“. Migliore successivamente ha annunciato che il Pd ha ritirato tutti gli emendamenti e i suoi membri hanno abbandonato i lavori della Commissione. “Non c’è spazio per un dibattito democratico, è già tutto deciso. Così è ridicolo, è inutile perdere tempo” ha detto un altro componente Pd della Commissione, Emanuele Fiano.

Quest’ultimo, da par sua, è tornato sui tempi d’approvazione del provvedimento: “Il calendario dice che o il decreto diventa legge entro il 3 dicembre o abbiamo perso mesi di lavoro inutilmente” ha detto Salvini, sottolineando che “ci sono centinaia di emendamenti delle opposizioni e io per carità quel decreto l’ho modificato più volte però ci rimane una settimana di tempo e siccome ci sono tanti provvedimenti che garantiscono più sicurezza agli italiani, prima diventa legge meglio è”. Tornando sui rapporti con il Movimento 5 Stelle e sulle eventuali ripercussioni sul governo, il vicepremier è stato chiaro: “C’è stato un incidente di percorso con il voto segreto, che io abolirei peraltro perché sarebbe giusto che gli italiani sappiano come i loro parlamentari votano – ha spiegato – Non è stato il primo non è stato l’ultimo. Però la maggioranza è assolutamente compatta e io sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto in questi cinque mesi ma soprattutto – ha ribadito – sono orgoglioso di quello che faremo nei prossimi cinque anni“.

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