Si decide in questi giorni la sorte di migliaia di idonei ai concorsi pubblici, il cui nome compare nelle graduatorie in scadenza il 31 dicembre 2018. Liste di cui si discute ogni anno, quando si mette mano alla manovra, senza che si riesca a trovare una soluzione che faccia uscire dal limbo queste persone. Un esercito con alle spalle sacrifici e studi. Si tratta di quasi 140mila persone, tenendo conto solo delle graduatorie relative ai circa 2.400 enti registrati sul sito del governo che monitora lo scorrimento, sui 23mila conteggiati dall’Indice delle pubbliche amministrazioni. Alcuni emendamenti alla bozza del ddl Bilancio, attualmente in discussione alla V° Commissione della Camera, propongono la proroga al 31 dicembre 2019 di tutte le graduatorie attualmente vigenti. Qualche giorno fa, in risposta a un quesito posto dall’onorevole Walter Rizzetto (Fdi), il ministro per la Pubblica ammistrazione Giulia Bongiorno ha illustrato il pensiero che sta guidando le azioni del governo. “Per quanto riguarda l’eventuale proroga – ha sottolineato – si sta facendo una riflessione per verificare se nelle graduatorie ci sono quei profili di professionalità che servono”. Parole che non hanno per nulla rassicurato i diretti interessati, ormai convinti che la proroga non sarà generalizzata.

L’APPELLO DEI MOVIMENTI – Comitato nazionale XXVII Ottobre, Movimento unico nazionale vincitori idonei e concorsisti ‘Munvic’, Comitato Ventidue procedure della giustizia di Roma Capitale e altri 14 movimenti nazionali e territoriali hanno così firmato una nota ricordando l’importanza che rivestono le graduatorie per il rilancio della macchina pubblica. “Basti pensare a quante amministrazioni sono ricorse al loro utilizzo – scrivono – anche tramite apposite convenzioni con altri enti, per sopperire alla gravissima carenza di personale generata dal blocco del turnover, accompagnato da tagli lineari della spesa e delle dotazioni organiche, che hanno portato a un lento declino dei servizi resi al cittadino”. Secondo i movimenti gli emendamenti alla bozza del ddl Bilancio presentati propongono norme “a costo zero che permettono a centinaia di migliaia di persone di poter avere un’altra opportunità di veder riconosciuto il loro merito”.

LE PAROLE DEL MINISTRO BONGIORNO – Rispondendo al question time alla Camera, però, il ministro Giulia Bongiorno ha illustrato le intenzioni del suo dicastero: “Noi stiamo investendo nella Pa. Dopo anni ci saranno il turnover al 100%, assunzioni straordinarie, concorsi sprint”. Riguardo alle graduatorie degli idonei: “Nel disegno di legge Concretezza si stabilisce un principio – ha spiegato – chi vince un concorso è vincitore. Chi vince vince, chi perde perde, per il futuro. È ovvio – ha aggiunto – che esistono delle graduatorie già esistenti da prima di questo nuovo principio che stiamo introducendo”. Il ddl Concretezza, stando alle parole del ministro, conferma quelle graduatorie e la possibilità di scorrere quelle vigenti. Per quanto riguarda l’eventuale proroga, secondo l’esponente del governo “nella Pa servono nuove assunzioni, nuove professionalità”. “Non vogliamo assumere tanto per assumere – ha aggiunto – ma assumere nei settori strategici rispettando le leggi. Professionalità, competenza e rispetto delle graduatorie se vi sono i presupposti”, quindi se gli idonei “risultano avere quelle professionalità di cui c’è necessità”. Parole che hanno lasciato molti dubbi ai comitati che rappresentano gli idonei. Perplessità che partono dalla conoscenza di una situazione di per sé difficile da sbrogliare. Il rischio è che alcune idoneità, soprattutto le meno recenti, risultino obsolete rispetto alle competenze richieste.

I VINCOLI ATTUALI PER LE PA – Ad oggi sono vigenti fino al 31 dicembre 2018 tutte le graduatorie per concorsi pubblici approvate dopo il 30 settembre 2003. “Dalle parole del ministro – spiega e ilfattoquotidiano.it il presidente del Comitato XXVII Ottobre Alessio Mercanti – si evince che l’intenzione sia quella di prorogare di un anno solo parte delle graduatorie”. Quali? Ai sensi della legge 125/2013 (la Legge D’Alia) le amministrazioni pubbliche non possono bandire nuovi concorsi per profili già presenti in proprie graduatorie vigenti, se queste sono state approvate dopo il 1 gennaio 2007 (anche se composte di soli idonei). Un paletto, dunque, per le amministrazioni. In pratica c’è una tutela maggiore per chi è risultato idoneo a un concorso dal 2007: quelle sono graduatorie vincolanti. Il sospetto, dunque “è che non si voglia più dotare le graduatorie vecchie di potere vincolante per l’amministrazione e che per questo si facciano semplicemente scadere”.

LA PROPOSTA – Per non disperdere questo importante patrimonio di risorse già selezionane, quindi ad impatto economico ridotto, secondo Mercanti “si potrebbero invece prorogare tutte le graduatorie cambiando il vincolo”. Un esempio: “Si potrebbe vietare alle amministrazioni pubbliche di bandire nuovi concorsi per profili già presenti in proprie graduatorie vigenti solo se queste sono state approvate successivamente al 1 gennaio 2013 (invece che dal 1 gennaio 2007)”. In questo modo si metterebbero le amministrazioni pubbliche nuovamente in grado di poter bandire concorsi pure in presenza di graduatorievecchie’, spostando di conseguenza il potere vincolante esclusivamente sulle più recenti e, allo stesso tempo, “si darebbe la possibilità a quelle amministrazioni ‘illuminate’ – continua Mercanti – di poter continuare ad assumere dalle graduatorie con risparmi di spesa, oppure, soluzione a mio avviso più rispettosa dell’attuale scenario socio-economico, attingere per una quota parte dalle graduatorie e per l’altra da nuovi concorsi”. Sul punto è intervenuto anche Cesare Damiano, candidato alla segreteria del Partito democratico, commentando le dichiarazioni del ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno. Secondo Damiano, se si vuole far ripartire la macchina pubblica, è necessario proseguire lungo la strada segnata dalla legge 125/2013, creando “quel giusto mix di assunzioni tra graduatorie di vincitori e idonei, precari e nuovi concorsi, così come previsto anche nella bozza del disegno di legge Concretezza”.

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