Un gruppo di 19 deputati M5s ha scritto una lettera al capogruppo Francesco D’Uva per chiedere una discussione sul “decreto Sicurezza” e ha annunciato che presenteranno otto emendamenti al testo. Ma non solo. I parlamentari, tutti al primo mandato, hanno detto di “non voler complicare i già delicati equilibri di governo”, ma hanno anche manifestato disagio per non aver avuto nessuna occasione di confronto sul tema: “C’è carenza di discussione interna”. E pure hanno rilevato che: “Molte parti non sono nel contratto di governo”. Malumori che fanno eco a quelli già espressi da cinque colleghi a Palazzo Madama e a cui i due vicepremier, Matteo Salvini prima e Luigi Di Maio poi, hanno già risposto senza lasciare spiragli di dialogo perché, anche volendo, manca il tempo per far tornare il provvedimento al Senato e si rischia di farlo decadere. Dopo le tensioni a Palazzo Madama, si apre un fronte per i 5 stelle anche a Montecitorio dove il decreto è in discussione in commissione Affari costituzionali e si prepara al voto definitivo (previsto a partire dal 23 novembre). “Va approvato, e in fretta, per il bene degli italiani”, ha detto il leghista senza lasciare aperti spiragli di dialogo. Un tono simile a quello dello stesso Di Maio, dopo che lo stesso capogruppo Francesco D’Uva aveva ribadito che il “testo è già stato migliorato al Senato”: “Il Parlamento è sovrano”, ha detto il vicepremier, “ma come governo auspichiamo che sia approvato in’ultima lettura alla Camera. Andare oltre significherebbe far sì che decada. Le persone che hanno firmato quella richiesta lo hanno fatto spiegando che riconoscono l’importanza del dl sicurezza per il governo. Credo che vogliono fare un’azione di testimonianza, ma mi aspetto lealtà al governo che va avanti finché è autonomo”.

Dopo il primo via libera ottenuto dal provvedimento al Senato e dopo che 5 senatori grillini hanno deciso di non votare la fiducia in segno di polemica sul contenuto (per questo sono stati deferiti ai probiviri), ora il testo è arrivato in commissione Affari costituzionali alla Camera dove è iniziato l’esame e le prime audizioni. Il decreto, sostenuto e promosso da Matteo Salvini, ha già creato numerosi malumori tra i 5 stelle che faticano a digerire alcuni aspetti come l’abolizione della protezione umanitaria o il taglio degli Sprar. Nella lettera inviata al capogruppo i diciannove deputati M5s chiedono, “con forza” maggiore collegialità nelle decisioni, avendo “da tempo” esaurito gli appelli alla condivisione. Nella lettera annunciano la presentazione di otto emendamenti al dl Sicurezza in discussione alla Camera, pur chiarendo di non voler, con questo, “complicare i già delicati equilibri di governo”. I 5 stelle si dicono “coscienti del percorso” che avrà il decreto e delle trattative che già ci sono state su di esso ma non per questo rinunciano a rilevarne le “criticità che si rifletteranno pesantemente sulla vita dei cittadini”. I deputati 5 stelle ricordano che il testo del provvedimento “non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del M5s”. “Siamo perfettamente a conoscenza di come questo decreto sia essenziale per la Lega e non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo” sottolineano tuttavia i parlamentari che non vogliono però rinunciare alle loro prerogative e soprattutto intendono “lasciare una traccia chiara e precisa di quale sia la posizione del M5s” sul provvedimento. “Non ci arroghiamo il diritto di essere la voce del Movimento, sia chiaro. Ci sarebbe però piaciuto confrontarci in tempi e modi adeguati affinché una posizione condivisa emergesse. Purtroppo rileviamo una carenza di discussione interna che in molte sedi, anche ufficiali, tanti di noi hanno espresso”. E nel merito degli emendamenti scrivono che “sicuramente non renderebbero il decreto ottimale ma migliorerebbero sostanzialmente alcune parti davvero critiche, sempre ovviamente nel rispetto del Contratto di Governo, della Costituzione e dei principi M5s”. “Sappiamo che questo iter di condivisione interna possa non essere canonico e che la firma su un emendamento dovrebbe essere il passo conclusivo di un percorso: tale percorso però non c’è mai stato e la responsabilità non è certo dei singoli deputati e deputate. Quindi non rimane altra strada, al momento, di procedere in questa maniera”. Quindi le diciannove firme: Valentina Barzotti, Raffaele Bruno, Santi Cappellani, Giuseppe D’Ippolito, Paola Deiana, Carmen Di Lauro, Chiara Ehm Yana, Antonio Federico, Veronica Giannone, Concetta Giordano, Luigi Iovino, Riccardo Ricciardi, Doriana Sarli, Elisa Siracusa, Gilda Sportiello, Simona Suriano, Guia Termini, Roberto Traversi, Gloria Vizzini.

Ai 19 ha replicato il capogruppo D’Uva con una nota. “Nessuna notizia, è prassi consolidata tra noi portavoce confrontarsi”, ha dichiarato. “Considerato il mio ruolo, non è la prima né sarà l’ultima richiesta che mi può arrivare dal gruppo parlamentare”. Quindi ha ribadito la linea secondo cui il decreto rimarrà così com’è: “Il dl sicurezza è già stato migliorato al Senato e presto verrà approvato anche alla Camera. Chiaro che, come avviene per tutti i provvedimenti possono essere sempre migliorati, ma mi limito tra l’altro a ricordare che questo decreto finalmente ci permetterà di smantellare il business illegale sulla pelle dei migranti, attraverso l’obbligo di trasparenza nella rendicontazione per le cooperative che gestiscono l’accoglienza. Cioè una battaglia storica del Movimento”.

La commissione Affari costituzionali anche oggi ha continuato l’esame, in sede referente, del disegno di legge C. 1346 di conversione del decreto-legge n.113 del 2018. In tale ambito, si procederà a un ciclo di audizioni informali ascoltando rappresentanti dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP); rappresentanti di Save the Children; Felice Ancora, professore ordinario di diritto amministrativo presso l’Università di Cagliari; il Presidente dell’Autorità garante per l’infanzia, Filomena Albano; rappresentanti di Confedilizia; rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR); rappresentanti del Tavolo Nazionale Asilo; rappresentanti dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR); rappresentanti dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI).

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