L’obbligo di fatturazione elettronica tra privati viene confermato a partire dal primo gennaio, ma non per tutti. Non scatterà per medici e farmacisti, in possesso di dati sanitari ‘sensibili’. E’ questa la soluzione di compromesso individuata da governo e maggioranza dopo i rilievi avanzati dal Garante per la Privacy sulla e-fattura. Eliminarla o rinviarla a data da destinarsi costerebbe infatti troppo per le casse dello Stato, considerando il recupero di gettito stimato, pari ad oltre 1,9 miliardi di euro, già a bilancio per il prossimo anno. Per i farmacisti è comunque già attivo lo scontrino elettronico. La novità sarà inserita nel decreto fiscale. La commissione Finanze del Senato si riunirà martedì alle 10 per iniziare a votare gli emendamenti.

Durante la seduta di lunedì sera è stato presentato un pacchetto di sei emendamenti riformulati e 4 proposte di modifica dal relatore Emiliano Fenu. Tra queste ultime, c’è la proposta di inserire l’articolo 23-bis con ‘Misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultralarga‘: si tratta dell’emendamento che spinge verso la rete unica Tim – Open Fiber. Si attendono ancora i ritocchi alla riforma delle Bcc, riformulati rispetto alla prima versione. Non è peraltro escluso che nel decreto possa migrare anche la proroga del bonus bebè, tradizionalmente inserita in manovra, così come altre norme finora destinate alla legge di bilancio.

Sembra tramontata l’ipotesi dell’estensione delle sanatorie fiscali agli avvisi bonari per omesso versamento, anche in questo caso per motivi puramente finanziari. Ancora in forse la norma sulla vera “pace fiscale” nella forma cara al leghista Armando Siri, cioè il saldo e stralcio per i contribuenti che hanno dichiarato ma non pagato perché in difficoltà economica. Nonostante la volontà espressa di diversi esponenti del Carroccio di inserirla nel corso parlamentare del decreto, al momento della misura non si è vista traccia.

Tra le correzioni puramente fiscali è in arrivo un aumento degli sconti per chiudere le liti con l’Agenzia delle Entrate. Nella nuova versione della sanatoria dovrebbe essere inserito ex novo un alleggerimento del 10% (con il pagamento quindi del 90% del valore della controversia, senza sanzioni e interessi) in caso di presentazione del solo ricorso, con la possibilità di diluire il versamento in cinque anni. In caso di vittoria, e quindi di “soccombenza” dell’Agenzia, in primo grado, il pagamento per sanare definitivamente la questione aperta con il fisco ammonterebbe al 40% dell’importo dovuto (contro il 50% previsto dalla norma originaria). Lo sconto salirebbe quindi al 60% dal precedente 50%. In caso di vittoria in secondo grado, la percentuale scenderebbe invece al 15% (contro il 20% stabilito finora), con uno sconto dell’85% dall’80% stabilito nel decreto. Infine nell’eventualità di ‘doppia conforme’, cioè di vittoria del contribuente nei primi due gradi di giudizio, sarebbe richiesto il pagamento del 5%, con un maxisconto del 95% sul valore della controversia.

Articolo Precedente

Manovra, Tria: “Crescita Ue rallenta, si parli di questo. Attacchi all’Italia? Perché molti hanno difficoltà politiche interne”

next