“I rischi per le finanze pubbliche sono limitati e la posizione finanziaria dell’Italia è forte”. E lo dimostrano i calcoli “più realistici” sul disavanzo strutturale fatti dai tecnici del ministero dell’Economia. Parola di via XX Settembre, che venerdì ha inviato alla Commissione Europea il proprio “rapporto sui fattori rilevanti che influenzano la dinamica del debito“. Una mossa obbligata dopo che, come ricorda il documento, Bruxelles davanti a un Documento di bilancio con deviazioni “senza precedenti” dalle regole del Patto di stabilità ha rimesso in discussione anche la valutazione positiva sul rispetto della regola del debito nel 2017. Già mercoledì prossimo sono attesi da parte della Commissione i primi passi di un percorso che porterà all’apertura di una procedura di infrazione per deficit eccessivo per violazione della regola del debito. Il governo italiano stima una discesa al 127,3% del pil nel 2020, ma secondo l’istituzione europea resterà intorno al 131%.

“Criteri Ue sul deficit strutturale poco realistici” – Il ministero dell’Economia nel proprio rapporto elenca otto fattori che giustificherebbero la deviazione dei conti prevista dalla manovra. Primo, gli “sviluppi ciclici” dell’economia alla luce dei quali il governo italiano ritiene che un’ulteriore stretta fiscale pari a 0,6 punti percentuali di deficit/pil per soddisfare le norme Ue rischierebbe “di aggravare” ulteriormente il rallentamento in corso. Di qui, secondo l’esecutivo, la scelta di non ridurre il disavanzo strutturale ma anzi aumentarlo di 0,8 punti (14,5 miliardi) in palese violazione degli impegni sottoscritti dallo stesso premier Giuseppe Conte lo scorso giugno. Il secondo fattore rilevante invocato è il “livello di rallentamento dell’economia italiana”. A questo punto il documento insiste sull’inadeguatezza del criterio del cosiddetto “output gap”, che la Commissione usa per calcolare se la crescita reale di un paese si avvicini o no alla sua “crescita potenziale”.
L’output gap è determinante per stabilire quale sia il deficit strutturale (depurato dai fattori congiunturali) di uno Stato membro: più ampio è il gap, minore è lo sforzo di aggiustamento richiesto. La modalità di calcolo utilizzata da Bruxelles è stata criticata più volte anche dal precedessore Pier Carlo Padoan. Ora il Tesoro rivendica che in base ai propri calcoli – “con modifiche tecniche relativamente limitate” e “più realistiche” – “l’output gap dell’Italia negli ultimi anni sarebbe stato significativamente più ampio di quanto suggerito nelle stime della Commissione” secondo la quale quest’anno si attesterebbe a -0,3% e l’anno prossimo sarebbe positivo. Di conseguenza, sostiene il ministero, il deficit/pil strutturale dell’Italia sarebbe stato dello 0,4% nel 2017 e dello 0,2% quest’anno per cui il Paese “avrebbe largamente raggiunto il suo obiettivo di medio termine quest’anno indipendentemente dai margini di flessibilità concessi dalla Commissione”.

“Manovra renderà l’Italia più attrattiva per gli investitori” – Terzo: gli obiettivi chiave della manovra sono “il miglioramento dell’inclusione sociale” e la necessità di “rivitalizzare gli investimenti pubblici”. Quarto, le riforme: gli interventi del dl fiscale, ma anche riforme del sistema giudiziario, del settore pubblico, e le misure per il contrasto alla corruzione “aumenteranno la crescita potenziale del paese e la sua attrattività per gli investitori”. Quinto, la sostenibilità del debito e della politica fiscale decisa dal governo che “migliorerà il lato dell’offerta attraverso l’aumento degli investimenti pubblici e la partecipazione al mercato del lavoro, nonché maggiori incentivi agli investimenti privati e alle assunzioni e supporterà la domanda aggregata, portando così a una più rapida crescita del pil”. Sesto fattore rilevante è la sostenibilità del debito pubblico con riferimento all’ammontare degli interessi, che secondo il Tesoro scenderanno quest’anno al 3,6% del pil dal 3,8% del 2017. Settimo, le basse passività potenziali sotto forma di garanzie. Ottavo ed ultimo fattore rilevante il fatto che “i rischi per le finanze pubbliche sono limitati e la posizione finanziaria dell’Italia è forte”, conclude il documento.

Entro gennaio formalizzazione della procedura – La prossima settimana in ogni caso la Commissione europea muoverà i primi passi di un’azione disciplinare contro l’Italia, che si focalizzerà sull’incapacità di ridurre il suo debito. Lo hanno riferito alla Reuters tre funzionari vicini al dossier. L’Italia ha ritrasmesso la sua bozza di manovra martedì, mantenendo però invariati i parametri fondamentali che avevano portato Bruxelles a bocciare il progetto a ottobre perché in violazione delle regole Ue.  Già lunedì 19, nella riunione straordinaria dell’Eurogruppo, “senza dubbio si parlerà di Italia a margine” dell’incontro. Mercoledì 21 sarà pubblicata poi la valutazione ufficiale sul documento di bilancio e probabilmente anche il rapporto ex articolo 126.3 sul debito dell’Italia, in cui si potrebbe raccomandare l’avvio di una procedura per deficit eccessivo legata al debito.

Le tappe – I rappresentanti dei governi europei riuniti nel Comitato economico e finanziario del Consiglio avranno due settimane per valutarlo. Il sostegno dei ministri delle Finanze dell’Eurozona appare certo, considerati i richiami arrivati da più parti ad accogliere le obiezioni della Commissione. Se il Comitato si prendesse tutte le due settimane, l’Ecofin del 4 dicembre non farebbe in tempo a votare sull’avvio della procedura e si andrebbe a quello di gennaio (il passaggio successivo all’opinione del Comitato Economico e Finanziario è un’opinione della Commissione, con relativa proposta e poi una decisione del Consiglio a maggioranza qualificata).

I ministri formalizzeranno la posizione di eccesso di deficit dell’Italia nella riunione del 3 dicembre o al più tardi in quella del 21-22 gennaio, e daranno a Roma da tre a sei mesi di tempo per porre rimedio. Entro venti giorni da quella data la Commissione potrà poi richiedere che l’Italia accantoni un deposito infruttifero pari allo 0,2% del pil dell’anno precedente. Le norme Ue prevedono tuttavia che in circostanze eccezionali l’importo del deposito possa essere ridotto o annullato.

Le sanzioni – Sebbene procedure di questo genere, che possono portare all’adozione di sanzioni, siano state attivate in passato contro altri Paesi, l’Italia sarà la prima a subirne una per eccesso di debito. Con un livello del 131%, quello italiano è il secondo debito più alto dell’Ue in proporzione al pil dopo quello della Grecia. Le regole Ue che la Commissione deve far applicare fissano il tetto al 60%, e i Paesi con debito in eccesso devono ridurne il valore progressivamente ogni anno. Le norme prevedono anche che il deficit strutturale sia ridotto fino al raggiungimento dell’equilibrio o del surplus. Roma al contrario prevede appunto di aumentarlo.

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