Non aveva dubbi Giorgio Canali che il momento del ritorno sarebbe presto arrivato  e saperi e conoscenze avrebbero ripreso a riannodarsi. Erano sette anni, infatti, che Canali – uno che nella vita è stato tante cose: autore, produttore oltreché membro di importanti band –, non pubblicava un album di inediti. “In febbraio mi è ripartita la vena creativa e sono riuscito a colmare quel vuoto mentale che causa i blocchi di scrittura”. Per questo Undici canzoni di merda con la pioggia dentro, registrato assieme ai suoi RossoFuoco, ha un significato importante: “Mi ha ridato la possibilità di guardare al futuro con ottimismo. E sono contento, perché sono riuscito a rendere bene tutto quello che mi girava nella testa, sia dal punto di vista delle parole sia della musica”. È un mondo disincantato, cupo, in una parola negativo, quello che Giorgio Canali, poeta del rock caustico e incazzato, descrive.

Composto da 11 brani profondamente ispirati da questi tempi densi di contraddizioni (consigliati Radioattività, EstateEmilia Parallela e Mandate Bostik), è un disco maturo, “perché a 60 anni, forse, sono maturato io”, con sonorità pop-rock che sconfinano nel progressivo. Il titolo, invece, si ricollega a un suo disco di cover che si chiudeva proprio con quella frase. “Siccome non mi cita mai nessuno allora mi autocito io, ma con molta ironia”.

Giorgio, considerando i tuoi trascorsi, ti saresti aspettato qualche anno fa che all’alba del 2019 saresti stato così in forma?
Ho sparso in giro la leggenda che sono immortale, quindi forse le questioni anagrafiche sono marginali… sto molto bene e sono convinto che fra cinque anni riuscirò a sfornare altre canzoni inedite.

Cos’è a 60 anni che ti spinge a scrivere nuove canzoni?
La vita, l’universo e tutto quanto, per parafrasare Douglas Adams. Del resto è normale se fai questa cosa che non voglio chiamare lavoro. Mi stimola il fatto di dire cose che verranno poi recepite da qualcuno, anche se a volte mi trovo davanti gente che crede che io sia un compagno fedele e incazzato. Non lo sono, sono solamente uno molto disincantato e critico nei confronti della sinistra italiana e mondiale. La molla, comunque, quando scrivi una canzone è la vita, quello che ti succede intorno. E dentro.

Qual è la cosa più sbagliata che si pensa su di te?
Che io possa salire su un palco e mettermi a declamare robe tipo chi non salta Salvini è. Peraltro qualcuno se lo aspetta davvero che io faccia mosse del genere. Oppure che mi metta a fare grandi dichiarazioni contro la mafia ai miei concerti. Difficilmente le sentiranno.

Cosa ti dà fastidio dello show business oggi più che mai?
Lo show business credo che sia morto, almeno se ci riferisce alle major discografiche internazionali… è ormai una specie di calderone strano, dove le cose indie arrivano al grande pubblico, quelle mainstream al pubblico indie. Quel che è certo è che non ci sono più i cocktail party di una volta.

Mi dai una tua personale retrospettiva sulla stagione punk degli Ottanta in Italia?
Io c’ero, ero lì in mezzo. C’erano delle cose che venivano prese per punk anche se non lo erano, e c’erano cose punk che venivano ignorate. Non c’era chiarezza e non è un caso che in Italia frikkettoni e punkettoni si confondessero gli uni con gli altri, cosa che all’estero invece era impossibile che accadesse. È stata un’ondata di colonizzazione venuta da fuori nella quale siamo cascati dentro. Perché era figo il messaggio che conteneva: poter fare delle cose senza saperle fare. Per me il punk è stato fondamentalmente questo.

La memoria oggi è più un peso o una ricchezza?
Non lo so! La memoria certe volte è importante, perché certe cose non vanno dimenticate, però spesso ho come l’impressione che la memoria e il voler ricordare, uniti, si trasformino in nostalgia. E questa è una cosa che vedo nel mio paese natale, Predappio, dove ogni anno dei coglioni vestiti di nero il 28 di luglio vanno a festeggiare il compleanno di Mussolini nel cimitero. Oppure altri coglioni che sono lì ancora a piangere la fine dei Cccp. Quella è nostalgia di merda!

Prosegue intanto il suo tour:
17/11 Firenze – Glue
30/11 Roma – Monk
14/12 Milano – Serraglio

 

 

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