“Al mattino leggo i giornali: notizie e commenti, quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti. Perché è importante conoscere il parere degli altri, le loro valutazioni. Quelli che condivido sono interessanti, naturalmente e mi stanno a cuore; ma quelli che non condivido sono per me uno strumento su cui riflettere. E per questo ha un grande valore la libertà di stampa, perché, anche leggendo cose che non si condividono, anche se si ritengono sbagliate, consente e aiuta a riflettere“. Lo ha detto Sergio Mattarella agli studenti al Quirinale. Il riferimento, implicito, del Presidente della Repubblica è alle parole rivolte dai vertici del Movimento 5 Stelle ai giornalisti dopo l’assoluzione del sindaco di Roma Virginia Raggi nel processo sulle nomine al Campidoglio.

“Il peggio in questa vicenda lo hanno dato la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti, ma che sono solo degli infimi sciacalli, ha detto il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio“I pennivendoli hanno colpito Virginia Raggi come donna. Ma le uniche puttane sono loro”, il commento di Alessandro Di Battista.

Anche Roberto Fico ha commentato la polemica che ha dominato le cronache nel fine settimana. “C’è la Costituzione, la libertà di stampa è tutelata e sarà tutelata fino alla fine, ma negli ultimi trenta anni è mancata una cultura generale dell’indipendenza ed è un tema che va affrontato perché la stampa influenza la politica e i politici influenzano i giornalisti”, ha detto il presidente della Camera a margine di un appuntamento a Napoli. “Questa mancanza – ha detto Fico – diventa una priorità. Lo abbiamo visto anche con il conflitto d’interessi. Leggi che non si sono mai fatte perché nel Paese manca una cultura forte dell’indipendenza ed è una cosa che si deve affrontare. Diventa una priorità del Parlamento”.

“Alle parole del vicepremier – ha proseguito Fico rivolgendosi ai cronisti – mi sembra che abbiate già risposto a tono, ma il punto non è questo. Nello specifico ci vuole un pensiero totalmente riformulato, anche rispetto alla stampa, all’atteggiamento che tutti devono tenere. Tutti – ha precisato rispondendo a chi gli ha chiesto se si riferisse anche a Di Maio – prima e dopo, anche la stampa, anche il governo e il Parlamento. Nella comunicazione pubblica si parla sempre meno di temi e più di vertici, piramidi, scontri. Si cerca sempre più di attaccare una struttura, di smontare una struttura, di comprendere come funziona la struttura, piuttosto che di temi. Io sento invece l’esigenza di parlare più dei temi, con toni anche accesi ma normali. È una cosa che spesso non avviene, ed è per colpa di tutti“.

Martedì protesta Fnsi. Pd Roma in piazza – Intanto domani, martedì 13 novembre, è attesa a mezzogiorno la manifestazione nelle piazze dei capoluoghi di regione organizzata dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) per “difendere la libertà di stampa e contrastare la deriva di un linguaggio della politica fatto di insulti e minacce“. Attacchi che, si legge in una nota, “mettono a rischio il diritto ad essere informati”. E a Roma in piazza dei Santi Apostoli sarà presente anche il gruppo Pd del Campidoglio: “Gli attacchi lanciati in questi giorni da esponenti del governo contro i giornalisti sono inaccettabili e indegni”.

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