Lascia la poltrona a Monaco ma si tiene stretta quella di Berlino. Horst Seehofer ha annunciato in conferenza stampa che lascerà la presidenza della Csu, il partito bavarese alleato dalla Cdu di Angela Merkel. “Sono ministro dell’Interno e continuerò a svolgere questa funzione”, ha però specificato di fronte ai cronisti, affermando che la decisione “non tocca in alcun modo” il suo ruolo nel governo. Seehofer ha pagato il conto delle batoste elettorali subite dal suo partito e dall’Unione e ha annunciato l’intenzione di lasciare la guida ufficialmente all’inizio del 2019. L’ultima goccia il risultato delle urne proprio in Baviera che ha sancito la fine della maggioranza assoluta dei cristianosociali nel loro Land e il fallimento della virata a destra voluta dallo stesso Seehofer, con la linea dura contro i migranti e i continui scontri con la cancelliera.

Le voci di dimissioni erano cominciate a circolare con insistenza già dopo l’ultima riunione interna al partito bavarese di domenica. Il 69enne Seehofer lascia la carica di presidente dopo un decennio e tra i pretendenti a prendere il suo posto, dopo un congresso straordinario, c’è Markus Soeder, confermato presidente in Baviera e a lungo spina nel fianco di Seehofer all’interno della Csu. La data in cui arriverà il passaggio del testimone nel partito sarà comunicata nel corso della settimana. L’agenzia tedesca Dpa aveva scritto anche che il ministro ribelle avrebbe lasciato anche il suo ruolo nel governo, ma è stata smentita dal diretto interessato.

Seehofer conferma così di essere disposto a tutto pur di non cadere prima di Angela Merkel. Ha confermato le sue dimissioni solo dopo che la cancelliera ha annunciato che non si ricandiderà alla guida della Cdu e ora non molla la poltrona a Berlino, prima che non sia l’intera esperienza del quarto governo Merkel a esaurirsi. Seehofer, scrive Die Zeit, sarebbe a questo punto già soddisfatto “di non essere finito nel cimitero degli uomini di Merkel”. Rimane però il fatto che, dopo lo schiaffo alle urne e l’indebolimento della sua posizione all’interno della Csu, il suo peso nell’esecutivo sarà inevitabilmente ridimensionato. E questa, per la cancelliera, è innanzitutto una buona notizia. Con due presidenti in uscita, è però tutto il governo a essere più debole.

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