Il sindaco “sospeso” di Riace Mimmo Lucano sarà sentito domani dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe LombardoDi ritorno da Roma dove ha partecipato alla giornata di lotta contro il razzismo, Mimmo “u curdu” ha ricevuto la notifica dalla Guardia di finanza che lo ha invitato a presentarsi al Centro direzionale, sede della Procura, per rendere sommarie informazioni. Sull’oggetto dell’interrogatorio si possono fare molte ipotesi. Lucano nei mesi precedenti al suo arresto ha presentato diversi esposti e segnalazioni sulle vicende per le quali il gip, su richiesta dalla Procura di Locri, aveva disposto nei suoi confronti gli arresti domiciliari poi trasformati dal Riesame in divieto di dimora nel Comune di Riace. Le motivazioni del Tribunale della Libertà devono essere depositate e, subito dopo, probabilmente gli avvocati di Lucano, Antonio Mazzone e Andrea Daqua, probabilmente presenteranno ricorso in Cassazione per chiedere la revoca anche del divieto di dimora.

Tornando all’interrogatorio, la questione non è quella oggetto dell’inchiesta della Procura di Locri. Piuttosto potrebbe essere collegata. A Reggio, infatti, Lucano non è indagato. Se nel fascicolo sulla scrivania del procuratore Giovanni Bombardieri e del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, i magistrati dovessero ravvisare ipotesi di reato, semmai il sindaco “sospeso” e il suo comune potrebbero essere ritenuti parte offesa. Ma andiamo con ordine nel tentativo di capire perché la Procura di Reggio Calabria vuole vederci chiaro su Riace che in due anni ha ricevuto ben quattro ispezioni da parte della prefettura e del servizio centrale dello Sprar. Tutte diverse. La prima, conclusa con la segnalazione alla Procura di Locri, descriveva Lucano come un sindaco che trattiene i migranti per intascare i soldi dell’accoglienza e che emette buoni acquisto “succedanei della moneta”.

Da qui sono iniziati i guai giudiziari del sindaco finito indagato per “abuso d’ufficio e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione del sistema di accoglienza”. L’ultima ispezione del gennaio 2017, invece, ribalta tutto: la moneta virtuale diventa un “bonus utilizzabile a Riace e che non ha corso legale”. E ancora: “Il sindaco è un uomo che ha dedicato all’accoglienza buona parte della propria vita, combattendo battaglie personali e raccogliendo riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio”. L’esperienza di Riace è “importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa regione”.

Il problema sorge sulla pubblicità delle relazioni della prefettura. Ed è questo il punto che, forse, la Procura di Reggio Calabria su esposto di Mimmo Lucano vuole approfondire. Il condizionale è d’obbligo perché nella notifica ricevuta da Lucano non si fa riferimento all’oggetto della testimonianza che dovrà rendere domani pomeriggio. Tuttavia, però, si può dire con certezza che, per competenza territoriale, se non ci sono reati di mafia la Procura di Reggio può indagare su fatti avvenuti nel comprensorio reggino. E non quindi a Riace dove è competente la Procura di Locri. Tornando alla pubblicità delle relazioni, le prime (quelle negative) sono state immediatamente trasmesse al sindaco e alla Procura di Locri (e poi sono finite sui giornali) mentre quella positiva è rimasta a lungo “non conoscibile” nonostante le numerose istanze da parte di Lucano e del Comune di Riace.

Ripetutamente, infatti, il sindaco le ha chieste verbalmente, senza successo, alla prefettura. Per due volte addirittura ha presentato richieste di accesso agli atti alla quali però la prefettura, il 3 ottobre 2017, ha risposto che (a differenza delle prime negative, ndr) “le relazioni ispettive non rientravano tra i documenti per i quali sussisteva l’obbligo di pubblicazione” e il 5 dicembre “ha differito l’esercizio dell’istanza in esame per come previsto dalle disposizioni diramate dall’Anac”. Solo il 16 febbraio 2018, quando la prefettura ha avuto conoscenza dai suoi stessi uffici “dell’Area IV di questa prefettura – è scritto nella lettera di accompagnamento della relazione – che il servizio Cas operante nel territorio del Comune di Riace è cessato, si ritiene che non ricorrano più i presupposti di legge che avevano determinato il differimento del diritto di accesso e del rilascio di copia degli atti e, pertanto, si trasmette la documentazione richiesta con le suddette istanze”. Peccato però, che poche settimane prima, stanco delle continue richieste di accesso agli atti negati dalla prefettura, Mimmo Lucano aveva presentato alla Procura di Reggio Calabria una denuncia per verificare se c’è stata qualche omissione. Ed è proprio su quella denuncia che Lucano dovrà essere sentito?

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