Pernigotti chiuderà lo stabilimento di Novi Ligure, ma continuerà a produrre attraverso partner industriali in Italia. Lo ha comunicato l’azienda dolciaria acquistata nel 2013 dalla famiglia turca Toksoz, che nei giorni scorsi ha comunicato ai sindacati lo stop delle attività nello stabilimento piemontese che occupa complessivamente circa 180 lavoratori, tra diretti e interinali. Il gruppo ha chiesto un anno di cigs, dal 3 dicembre 2018 al 2 dicembre 2019, per i 100 dipendenti diretti.

“In riferimento alle notizie pubblicate sulla società a seguito dell’annuncio della chiusura delle sole attività dello stabilimento di Novi Ligure, è intenzione dell’azienda” Pernigotti “dare corso all’esternalizzazione delle proprie attività produttive unicamente presso il territorio nazionale“, si legge nella nota del produttore dei gianduiotti. “Come già ribadito anche in sede di confronto con le parti sociali, nel rispetto della storicità del brand Pernigotti e con l’obiettivo di mantenere la qualità distintiva dei propri prodotti la società sta procedendo all’individuazione di partner industriali in Italia, a cui affidare la produzione, coerentemente anche con l’obiettivo di cercare di ricollocare il maggior numero possibile di dipendenti coinvolti presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti“. “A tal fine l’azienda sta già dialogando con alcune importanti realtà italiane del settore dolciario”, conclude il comunicato.

Stanotte i lavoratori hanno occupato lo stabilimento per protesta. Intanto il caso approda al ministero dello Sviluppo che ha annunciato di voler aprire il tavolo di crisi il prossimo 15 novembre, convocando azienda e sindacati. Al centro la discussione della situazione produttiva e occupazionale.

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