Centocinquanta milioni per ridurre le liste d’attesa, un lieve incremento del fondo sanitario nazionale, nuovi investimenti nella formazione specialistica e più soldi per l’edilizia ospedaliera. Ma soprattutto un nuovo Patto della Salute Stato-Regioni con una revisione dei ticket tutta da scrivere. Per la sanità sono queste le principali novità in manovra relativamente al triennio 2019-2021. Gli interventi non convincono però l’Associazione medici dirigenti (Anaao-Assomed) che valuta le risorse stanziate “non sufficienti” a rispondere a una domanda di cure in forte ascesa. “Se è vero che non ci sono tagli in termini assoluti, è anche vero che il finanziamento in termini reali, considerando l’inflazione, è in calo”, spiega in una nota Carlo Palermo, segretario dell’Anaao-Assomed. “La spesa per la sanità è in decrescita – prosegue – La manovra prevede un incremento dello 0,9% rispetto allo scorso anno. Per questo lo stato di agitazione della categoria potrebbe proseguire fino a dicembre”.

Entrando nel dettaglio di quanto previsto dal documento, l’articolo 40 conferma la dotazione di 114,435 miliardi per il fondo nazionale sanitario 2019, un miliardo in più rispetto al 2018. La cifra sale poi di 2 miliardi nel 2020 e di un altro miliardo e mezzo nel 2021. Ma per Palermo, la somma stanziata “non permette di portare a conclusione la partita dei contratti e insieme l’erogazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza”, l’offerta minima che dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini all’interno di un servizio universale. Per il sindacato dei medici, non basta neanche il fatto che l’esecutivo gialloverde abbia stanziato in manovra 150 milioni su tre anni (2019-2021) per ridurre le liste d’attesa, diventate ormai un vero problema per gli italiani bisognosi di cure urgenti.

Il motivo delle perplessità dei medici è legato a doppio filo con la decisione del governo di subordinare l’accesso ai nuovi finanziamenti da parte delle Regioni alla firma in tempi record (entro il 31 gennaio 2019) di un nuovo Patto per la Salute 2019-2021. Gli enti locali avranno quindi tre mesi per chiudere con lo Stato un accordo che dovrà contenere “misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”. Che cosa significa esattamente per le Regioni? La manovra elenca tutti gli interventi richiesti. Il primo, in particolare, riguarda i ticket con una “revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti al fine di promuovere maggiore equità nell’accesso alle cure”.

Inoltre le Regioni dovranno impegnarsi a rispettare gli obblighi di programmazione a livello nazionale e regionale finalizzati a migliorare l’offerta “con particolare riferimento alla cronicità e alle liste d’attesa”. Infine, gli enti locali dovranno anche provvedere a una valutazione del fabbisogno di formazioni specialistiche, di medici e di interventi di ammodernamento tecnologico, oltre a favorire l’implementazione di infrastrutture di interconnessione a partire dalla Tessera Sanitaria e dal fascicolo sanitario elettronico. Nel testo non c’è alcun riferimento, invece, all’introduzione dell’incompatibilità tra l’incarico di governatore e commissario alla sanità, che dovrebbe essere prevista dal decreto deburocratizzazione di cui però non è mai stato diffuso il testo.

Dopo aver annunciato e poi ritirato il progetto di eliminazione del numero chiuso per la facoltà di medicina, nella manovra trova spazio la formazione specialistica. Il governo ha optato per un aumento delle risorse come richiesto dai sindacati dei medici. Nel testo ci sono 22,5 milioni di euro aggiuntivi per il 2019, 45 milioni di euro per il 2020, di 68,4 milioni per il 2021, di 91,8 milioni per il 2022 e di 100 milioni a decorrere dall’anno 2023. Infine, all’articolo 42, il governo ha previsto anche interventi di ristrutturazione dell’edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico. Queste voci potranno contare 26 miliardi nel 2019, in aggiunta ai 24 miliardi già previsti. “Quanto ai contratti di formazione post laurea specialistica, i fondi bastano a coprire un quarto del fabbisogno dei medici – conclude Palermo – La risoluzione delle problematiche viene demandata a un futuro Patto per la Salute 2019- 2021, da realizzare in tre mesi quando l’ultima volta abbiamo impiegato due anni per raggiungere un’intesa”. Senza parlare della spada di Damocle di altri tagli lineari qualora non si raggiunga la crescita dell’1,5 per cento e dei dubbi ancora irrisolti dell’impatto di “quota 100” sui medici attualmente in servizio e prossimi al pensionamento.

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