Fenomeni particolarmente gravi di inosservanza o di applicazione distorta della normativa di settore”. Tradotto: concessioni scadute, dati divergenti, situazioni di monopolio di fatto. Parola dell’Autorità nazionale anticorruzione, che ha inviato al governo e al Parlamento un atto di segnalazione sui Concessionari pubblici. Il documento, a firma del presidente Raffaele Cantone, è particolarmente duro nel descrivere la situazione del settore, che a sentire l’Anac “ha fatto registrare una serie di fenomeni potenzialmente sintomatici di singolari criticità e anomalie”, che assumono “nuovo valore” dopo quanto accaduto a Genova. L’organismo presieduto dall’ex pm antimafia ha effettuato una serie di verifiche, nel corso delle quali ha incrociato i dati forniti dagli enti pubblici concedenti e dalle società concessionarie. Vari i campi analizzati, dal gas alle autostrade fino agli aeroporti.

IL RIFERIMENTO AL CROLLO DEL PONTE MORANDI
Nel documento in questione Raffale Cantone non ha fatto mistero sul fatto che il crollo del ponte Morandi abbia influito sul lavoro svolto. Testuale: “Nonostante l’attività di censimento sia stata svolta prima dei gravissimi eventi occorsi a Genova, le risultanze acquisite sembrano assumere un nuovo valore alla luce del dibattito in corso in materia di concessioni e di eventuali patologie ad esse connesse”. A seguire, l’Anac ha dato i numeri dell’attività di censimento, che ha potuto contare su 6.700 moduli e che indica “la necessità di un intervento per sollecitare l’affidamento tramite procedure ad evidenza pubblica delle concessioni scadute“. Per questo motivo, l’Autorità ha chiesto di richiamare “l’attenzione dei Concedenti quali soggetti naturalmente preposti alle verifiche sui concessionari” e ha sollecitato i concedenti “a rivisitare le convenzioni di concessioni in essere”. Sulla quota di lavori da affidare all’esterno e i vincoli stabiliti dal Codice appalti, le rilevazioni effettuate da Anac sulle concessioni autostradali hanno rilevato “incongruenze” e “divergenze” tra i dati economici comunicati dal Mit in quanto concedente e quelli comunicati invece dalle società concessionarie, che tendono a “sottostimare gli adempimenti a loro carico”. E “il massimo scollamento dei dati esaminati si è verificato per Aspi”, Autostrade per l’Italia.

LA SEGNALAZIONE SULLA SITUAZIONE DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA
In tal senso, come viene sintetizzato nell’atto di segnalazione i titolari di concessioni sono obbligati a esternalizzare l’80% dei nuovi contratti e possono eseguire direttamente tramite imprese controllate solo il 20% dei lavori. Una diversa ripartizione di queste quote è prevista solo per le concessionarie autostradali, che possono eseguire in house il 40% dei lavori, mentre devono mettere a gara il restante 60%. Ed è proprio su questi aspetti, a leggere il report dell’Anac, che “i dati economici dichiarati nei moduli rispettivamente del concedente e del concessionario” sui valori e le percentuali dei contratti da affidare con procedure di evidenza pubblica sono “molto divergenti“. Una “divergenza “sintomatica della tendenza del Concessionario a sottostimare gli adempimenti a suo carico”. Se questo è il quadro generale, scrive ancora Cantone, “tra i soggetti che hanno dato luogo alle incongruenze più vistose spiccano i concessionari autostradali (nel complesso 28). Infatti, il massimo scollamento nei dati esaminati – è la segnalazione Anac – si è verificato con riferimento a quelli dichiarati dal Concessionario Aspi e dal concedente Mit“. Per Anac “non si può escludere una diversa interpretazione delle voci degli investimenti“, ma neppure “la volontà del concessionario di non fornire questi dati”. (

IL SETTORE DEL GAS E LA “SINGOLARE DISLOCAZIONE DI CONCESSIONARIO E TITOLARE DELLE CONCESSIONI”
Nella distribuzione gas, invece, l’Anticorruzione ha riscontrato “un numero relativamente contenuto” di gestori, che “realizza il servizio per un numero elevato di enti locali”. Questo “sembra determinare una sorta di dumping”, ossia un “rovesciamento delle norme sulla concorrenza“, perché pochi grandi gruppi, “determinando alcuni monopoli di fatto”, rischiano “di incidere indirettamente sulle tariffe“. Poi i numeri: su 5.142 concessioni in corso di validità, 3.728 (72%) sono scadute. E non è l’unica anomalia, anche perché Anac ha osservato che molti concessionari-gestori mostrano una “singolare dislocazione fisica tra la sede legale del concessionario che svolge il servizio e quella degli enti locali titolari delle concessioni che fruiscono del servizio stesso”: una “migrazione” che non appare “riconducibile solo a un aspetto di politica aziendale”. Il quadro generale, che risente di un assetto normativo antecedente al 2000, per l’Anac pone una serie di questioni che l’Authority ha sottoposto al legislatore. Un primo tema “riguarda le tariffe applicate agli utenti finali e gli svantaggi per il mercato derivanti dalla presenza di alcuni possibili monopoli“. “Considerato infatti – ha rilevato l’Anac – che i valori delle tariffe agli utenti sono determinati anche attraverso i costi di gestione comunicati e documentati dagli stessi concessionari, oltre che dai parametri dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas, la situazione attuale – è la denuncia di Cantone – rischia di consentire a una limitata platea di concessionari di incidere indirettamente sulle tariffe”. Quanto all’alto numero di concessioni scadute, “le gare dovevano essere avviate almeno un anno prima della scadenza” e invece “allo stato attuale sopravvivono con proroghe sistematiche, ancorché limitate all’esercizio ordinario“. Nel settore gas le norme hanno prorogato le concessioni scadute fino al 2007 e “ormai da diversi anni non vengono pubblicate gare pubbliche per individuare i concessionari“.

 

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