I Cinquestelle rassicurano: quello in corso sulla prescrizione è un “confronto sereno“. Già dalla mattinata del primo novembre, aggiungono parlando con l’agenzia Ansa, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha sentito per telefono diversi “autorevoli esponenti” della Lega. Un dialogo che – assicurano dal M5s – avrà un esito positivo. Intanto, però, sempre di “confronto” e “dialogo” si tratta. Il socio di governo, il Carroccio, dopo l’uscita del più alto in grado a Montecitorio, il capogruppo Riccardo Molinari, si è chiuso in un silenzio totale e ha lasciato che per la Lega parlassero tutti gli altri, da Forza Italia al Pd (in un senso) fino agli stessi grillini (in senso contrario). I “forti dubbi” espressi dalla Lega sono stati ribaditi poi nell’ufficio di presidenza delle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia dai capigruppo Igor Iezzi e Gianluca Cantalamessa che – insieme alle opposizioni di destra e di sinistra – hanno chiesto ai due presidenti di commissione Giuseppe Brescia e Giulia Sarti (entrambi Cinquestelle) più tempo per esaminare il ddl Anticorruzione, dentro il quale secondo il ministro Bonafede dovrebbe essere inserita la norma sullo stop dei tempi della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Una riunione convocata dopo il voto a notte fonda del decreto Genova in Aula. E’ qui che tutti i gruppi, tranne il M5s, hanno chiesto ai presidenti Brescia e Sarti di scrivere al presidente Roberto Fico per far slittare la fissazione della discussione del ddl Anticorruzione in Aula, prevista per il 12 novembre. Tra le motivazioni ufficiali anche i quasi 300 emendamenti presentati. La risposta è stata di Brescia che ha spiegato che prima (lunedì prossimo) verrà esaminata l’ammissibilità degli emendamenti poi si valuterà se una settimana basterà per esaminare quelli rimasti.

Il primo a raccontare cos’è accaduto – sollevato per la rinnovata sinergia con la Lega – è stato Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia di Forza Italia: “Auspichiamo – ha scritto in una nota – che i presidenti di commissione decidano in base al Regolamento e non in base a logiche di partito. Su questo tema Forza Italia darà battaglia a difesa di sacrosanti principi di civiltà giuridica”. A Costa si è aggiunto anche Stefano Ceccanti, deputato del Pd, di professione costituzionalista, che già si era posizionato in modo contrario alla riforma della prescrizione. “E’ altamente auspicabile che i presidenti delle commissioni agiscano con prudenza e sensibilità istituzionale rispetto all’emendamento sopraggiunto sulla prescrizione. Un testo, al di là delle valutazioni di merito che possono ovviamente essere diverse, chiaramente inammissibile rispetto al provvedimento in cui si vorrebbe inserirlo e, comunque, su cui non è avvenuta nessuna istruttoria legislativa degna di questo nome. Nessuna forzatura può essere neanche lontanamente immaginabile”.

Ma la risposta è arrivata nella stessa giornata dallo stesso presidente della commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia: “L’ammissibilità di tutti gli emendamenti, compreso l’1.100 che tocca il tema della prescrizione, sarà valutata attentamente lunedì, nella piena consapevolezza della delicatezza e della rilevanza dell’argomento, ma anche condividendo lo spirito dei presentatori che non vogliono più rinviare la discussione in merito”. Ma Brescia precisa che la richiesta di quasi tutti i gruppi più nutriti (Pd, Forza Italia, Lega) di chiedere a Fico il rinvio non sarà ignorata da lui e dalla collega Giulia Sarti. “A seguito delle valutazioni sulle ammissibilità, ci confronteremo e capiremo se la settimana prevista per i lavori sarà sufficiente“. Risposta che non piace al berlusconiano Costa: “Il presidente quindi se ne frega di quanto chiede la stragrande maggioranza della Commissione, pur di eseguire il volere del suo partito, che nel caso è minoritario. Bell’esempio di imparzialità”.

Tace ancora la Lega. L’ultima dichiarazione in senso cronologico, ma già vecchia di 24 ore non dava alcun indizio in più su come finirà la partita: la prescrizione, aveva scritto il capogruppo in commissione Giustizia del Carroccio al Senato Andrea Ostellari, “è un istituto che ha già subito molte modifiche: valuteremo anche queste ultime novità con coerenza e spirito costruttivo. La prescrizione di un reato si può evitare se gli uffici giudiziari funzionano bene, e su questo versante stiamo investendo, per il bene dei cittadini. È importante che i processi siano più veloci per garantire giustizia”. Vale la pena ricordare che il contratto di governo parla di una “efficace riforma della prescrizione” senza precisare la modalità.

Oggi è intervenuto, su Twitter, anche l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il deputato del Pd non ha criticato la riforma del M5s in discussione, ma ha sottolineato che “se si vuole davvero ridurre il numero di prescrizioni bisogna continuare a fare ciò che si è fatto in questi anni,assumere personale,concorsi per i magistrati,investimenti sull’informatica. E chiedere al Csm di selezionare i capi degli uffici SEMPRE per capacità organizzative”. Orlando, da guardasigilli, aveva portato all’approvazione la riforma penale che allungava la prescrizione, senza bloccarla.

Coerente con la loro storia la posizione di +Europa e dei Radicali. Per Carmelo Palma, del partito di Emma Bonino, la proposta di Bonafede è “un esercizio di puro vandalismo istituzionale” perché “oltre a violare il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi, offende il diritto degli imputati e anche quello delle vittime, che sarebbero sequestrati, con un aggravio insostenibile di costi umani e finanziari, in un procedimento giudiziario destinato a trascinarsi anche per decenni”. Per i Radicali Rita Bernardini, Maurizio Turco, Sergio D’Elia e Antonella Casu significa “non tenere conto” del fatto che la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia “da almeno tre decenni” per “l’irragionevole durata dei processi”, in violazione – ricordano – anche dell’articolo 111 della Costituzione. “Marco Pannella – aggiungono – si è sgolato per una vita senza essere ascoltato, invocando un provvedimento di amnistia che avrebbe sgomberato le scrivanie dei magistrati dei procedimenti penali più vecchi e riguardanti per lo più reati bagatellari, per concentrarsi e accelerare lo svolgimento di quelli più seri e gravi”.

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