Un nigeriano di 33 anni con un regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari è morto giovedì mattina lanciandosi da un treno tra San Germano Vercellese e Olcenengo, in provincia di Vercelli. Quando si è buttato dal finestrino, era in corso un controllo della polizia ferroviaria. L’uomo era senza biglietto: nel suo zaino sono stati ritrovati i documenti e poco altro. Un consigliere comunale del Pd di Biella, Paolo Furia, ha denunciato su Facebook che una dipendente delle ferrovie in servizio alla stazione di Santhià avrebbe detto: “Meglio che si sia ucciso uno così che un’altra persona”.

La vittima, racconta La Repubblica, era sbarcata a Lampedusa nel 2011 e dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno a Bergamo, viveva nel Vercellese dove lavorava come imbianchino. Nessuno sa perché abbia reagito in quel modo al controllo della Polfer, visto che la sua unica colpa era quella di non aver pagato il biglietto. “Era salito sul treno a Santhià ed era agitato”, ha raccontato al quotidiano chi lo ha visto a bordo. Ha cercato di parlare con il capotreno, poi ha aggredito un agente della Polfer che cercava di tranquillizzarlo e si è lanciato. Il capotreno e i poliziotti, secondo la ricostruzione de La Repubblica, hanno cercato di fermarlo afferrandolo per le gambe, ma senza riuscirci. Per cercare di soccorrerlo è arrivato anche l’elisoccorso del 118 ma è stato tutto inutile. Sull’accaduto indaga la procura di Vercelli e la polizia ferroviaria.

Poco dopo il consigliere comunale democratico Furia ha denunciato quanto accaduto alla stazione di Santhià: “Una persona straniera si lancia dal finestrino e si ammazza lungo la Milano-Torino. Treni in ritardo e una che lavora per Trenitalia sa dire solo: ‘Meglio che si sia ucciso uno così che un’altra persona‘. Lavora all’ufficio dirigenti in movimento della stazione di Santhià – si legge nel suo post su Facebook – Lo segnalo pubblicamente così magari il ministro dell’Interno può venire a portare un elogio formale. Non si tace nemmeno alla morte”.

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