“M5S è da sempre contrario ai caccia F35, ma si tratta di un programma partito nel 1998 e sarebbe irresponsabile interromperlo ora”. Beh, l’ha detto finalmente. Alla fine Angelo Tofalo ci rivela quello che alcuni sapevano già da tempo: i pentastellati non hanno nessuna intenzione di rinunciare all’aereo delle meraviglie, l’iperbolico F-35, l’aereo che fa il caffè (con la moka probabilmente, per rispetto della tradizione partenopea) mentre bombarda qualcuno (decidete voi chi, c’è solo l’imbarazzo della scelta i nemici sono tanti, milioni di milioni canticchiava il carosello di Negroni).

Forse galvanizzato dal lancio con il paracadute assieme ai Carabinieri dopo aver vestito i panni di un soldato di Strade Sicure, il multiforme sottosegretario qualche giorno fa ha spiegato all’Ansa che alla fine l’Italia avrà i suoi F-35. La colpa, naturalmente, è di qualcun altro, come racconta lo stesso Tofalo nella sua dichiarazione: “Questo governo non ha ancora cacciato un solo euro, tutti gli ordini sono stati fatti dai governi precedenti”. Frase non del tutto vera, come vi spiegherò dopo. E comunque, assicura, è una questione di “onestà intellettuale”: bisogna pur avere una difesa aerea. Frase che il sottoscritto firmatario di questo blog, da vecchio guerrafondaio qual è, condivide. Ma suona un tantino strana pronunciata da un esponente pentastellato del governo, non da un elettore qualsiasi che facesse semplicisticamente e scioccamente l’equazione “meno F-35, più reddito di cittadinanza”.

Nel frattempo la sempre sorridente ministra-capitana-professoressa Elisabetta Trenta (scegliete voi l’ordine dei titoli: come nelle addizioni il risultato non cambia) usa la sua pagina Facebook privata, trasformata temporaneamente nel suo canale istituzionale preferito, per impostare quella che sarà la linea ufficiale dei pentastellati ormai più di governo che di lotta: è colpa di qualcun altro. Scrive infatti in un post dell’11 ottobre che, mentre lei sta lavorando a una soluzione per il programma F-35, scopre che poco prima di passare a miglior vita il Partito democratico ha impegnato i soldi per i lotti 13 e 14.

LA VERITA' SUGLI F35Buongiorno a tutti, in questi giorni leggo presunti articoli o blog che ci accusano di aver…

Pubblicato da Elisabetta Trenta su Giovedì 11 ottobre 2018

Aperta parentesi con spiegazione: non esiste un contratto per i 90 F-35 italiani per la semplice ragione che l’aereo è tecnicamente ancora in fase di sviluppo. Lockheed si è inventata, assieme al governo americano, il “concurrent development and production”, cioè l’aereo viene prodotto mentre è ancora in sviluppo. Per cui gli F-35 si comprano a lotti, due o tre alla volta, in attesa che ci sia il via libera finale. Tutti gli aerei acquistati finora, non solo quelli italiani, sono in pratica dei prototipi che dovranno essere ad un certo punto rimandati in fabbrica per essere portati allo standard finale. Un’operazione denunciata anche da alcune interrogazioni dei Cinque stelle nella passata legislatura come la 5/08584 del 4 maggio 2016 presentata dall’on. Tatiana Basilio e che all’Italia potrebbe costare 40 milioni di euro a velivolo, cioè un mezzo miliardo di dollari di costi aggiuntivi per quelli finora consegnati come riportato anche da Il Fatto Quotidiano dell’11 marzo 2018Chiusa parentesi.

A riprova della sua affermazione la ministra mette nel post un riferimento a un contratto pubblicato il 25 aprile 2018 dal Dipartimento della difesa statunitense riguardante l’acquisto di low-rate initial production of long lead materials, parts, components per gli aerei dei lotti 13 e 14 destinati all’Italia. In totale sono 10 milioni di dollari per avviare la produzione di quelle parti che richiedono tempi di lavorazione molto lunghi (long lead) e dunque vengono acquistate in anticipo.

A parte che trovo comunque singolare e bizzarro che la ministra-capitana eccetera per spiegare scelte del suo dicastero pubblichi un avviso apparso su un sito del Pentagono. Ci sono i contratti? In nome della trasparenza che invoca ad ogni piè sospinto, pubblichi questi contratti. Non sulla sua pagina Facebook, ma sul sito ufficiale della Difesa. Sarebbe finalmente un bel passo avanti dopo anni di confusione e opacità delle gestioni precedenti. Ci sono problemi di riservatezza? Basterebbero gli estremi dei contratti: oggetto, date di stipula, importi impegnati. Informazioni che comunque, per legge, verranno pubblicate ma solo fra due o tre anni. Troppo tardi per giudicare la politica, se non con il senno dello storico. Questa sarebbe vera trasparenza. I proclami, per quanto gridati, non servono a nessuno. O forse servono, alle prossime elezioni ormai alle porte.

Ora, l’acquisto di queste parti non significa affatto che l’Italia abbia ordinato anche i relativi aerei. Per quelli ci vorranno altri contratti. Per il momento ci siamo impegnati solo con 10 milioni di dollari. Se davvero la ministra e il suo governo decidessero di rinunciare ad altri F-35, perderemmo 10 milioni ma eviteremmo di pagare un’altra decina di miliardi nei prossimi anni. Si potrebbe fare? Credo di sì.

Ma è piuttosto chiaro che all’F-35 l’Italia non rinuncerà mai. Per i gialloverdi, adesso, il problema è come montare la cortina di disinformazione che attenui l’effetto di questa probabile, ennesima retromarcia dopo TAP, TAV, Ilva.

I Cinque Stelle hanno ripetuto per anni il mantra “cancelliamo l’F-35, cancelliamo l’F-35” che eravamo tutti a chiederci che fine avrebbero fatto questi F-35. D’altronde non era Di Maio che nel 2013 su Facebook scriveva: “L’F35 non è nient’altro che un costosissimo e ipocrita Reddito di Cittadinanza: compriamo aerei inutili perché una parte dei componenti venga prodotto negli stabilimenti italiani per dare lavoro a fabbriche sull’orlo del baratro?”.

Bene, l’angoscioso dilemma è stato risolto da Tofalo, non smentito né da Di Maio né tantomeno dalla capitana Trenta e il silenzio dell’altrimenti esuberante Rocco Casalino fa sospettare che neppure palazzo Chigi abbia obiezioni da fare. Anzi, sarà proprio il felpato Conte a tranciare l’inestricabile nodo gordiano. Lo ha detto lo stesso Tofalo: “Ci sarà una decisione politica credo direttamente da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte”.

Fino all’intellettualmente onesta (o incauta, decidete voi come direbbe Mentana quando vuol fare il super-partes) uscita del sottosegretario ci eravamo dovuti accontentare delle tiepide assicurazioni della povera capitana Trenta, ritrovatasi catapultata senza colpa in via XX Settembre e che per un po’ ha ripetuto diligente il compitino della responsabilità. “Stiamo valutando, ma nessun nuovo ordine”. “Vi faremo sapere”. “Presto una decisione dopo le valutazioni in corso”. Poi c’è stata la visita del nostro presidente del Consiglio alla Casa Bianca dall’amicone Trump. Un incontro cruciale, credo. Considerando come a The Donald piaccia prendere per il bavero alleati e non alleati scuotendoli per fargli tirar fuori soldi, quasi certamente avrà insistito con il tono gentile di un cravattaro perché l’Italia si affretti a comperare gli F-35.

Alla Casa Bianca, ufficialmente, di F-35 non si è parlato. Nella trascrizione della conferenza stampa pubblicata dalla Casa Bianca manca qualsiasi riferimento alla vexata quaestio. Segno evidente che invece se ne è discusso, e molto. E sarebbe stato un buon momento per proporre un vero scambio: compriamo gli F-35 ma voi americani ci comprate i jet di Leonardo, gli M-346 che partecipavano alla gara per il futuro addestratore dell’Usaf. Invece i trumpiani hanno preferito dare la commessa alla svedese Saab che gareggiava assieme a Boeing.

La nomina poi del generale Magrassi a consigliere per la politica industriale della ministra è un altro eloquente indicatore delle scelte future. Magrassi è stato fino a pochi giorni fa segretario generale della Difesa e in quanto tale ha gestito in prima persona tutte le decisioni sugli F-35 (ma ha anche predisposto il dossier sulll’Airbus di Renzi, giustamente vituperato dai grillini). Il fatto che la ministra se lo sia tenuto oltre i limiti di età con un incarico ad personam extra organico e che prima non esisteva, non lascia molti dubbi anche sul destino tricolore del favoloso caccia a stelle e strisce.

Tofalo, con l’incoscienza degli entusiasti e l’onestà dei poveri di spirito, alla fine ha scelto di fare la cosa giusta annunciando al mondo quello che il mondo non osava ancora ammettere: il re è nudo e l’F-35 lo compriamo.

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