“E’ una vergogna, gli eurodeputati non sanno niente, votano su argomenti che non conoscono. E su una questione importante come l’acqua, dimostrano di non stare dalla parte dei cittadini, ma di guardare a questa risorsa soltanto come una merce. Fregandosene dei rischi ambientali e per la salute”. Michela Piccoli, infermiera domiciliare è una delle mamme No-Pfas di Lonigo, in provincia di Vicenza, che da due anni sta combattendo contro l’inquinamento delle falde causato dalle sostanze perfluoroalchiliche, che interessa un territorio comprendente le province di Vicenza, Verona e Padova. È andata a Strasburgo sostenendo la tolleranza zero contro questi inquinanti, ma il Parlamento europeo ha votato una direttiva riguardante i controlli sull’acqua potabile perfino peggiorativa dei limiti posti in Veneto dalla giunta di Luca Zaia. E lo ha fatto con un voto sponsorizzato dal Partito popolare europeo, mentre nel voto finale anche parte del Partito Democratico e della stessa Lega hanno dato il loro assenso, mentre i Cinquestelle hanno votato contro.

“L’Europa ci ha girato le spalle”, è il commento di Patrizia Zuccato, del Comitato Mamme No-Pfas di Montagnana. “La Commissione ambiente aveva licenziato una proposta che metteva come vincoli i 300 nanogrammi al litro, poi in aula il Ppe ha proposto un emendamento che tollera fino a 500 nanogrammi”. Ed è questo il testo approvato, che ora dovrà essere sottoposto a un vaglio complesso dalla commissione e dai ministri competenti.

Gli eurodeputati Cinquestelle, Marco Zullo ed Eleonora Evi, spiegano cosa è accaduto fino all’approvazione avvenuta con 300 voti a favore, 98 contrari e 274 astensioni e commentano: “Non possiamo dimenticare la sofferenza di 85mila veneti sottoposti a sorveglianza sanitaria poiché il loro sangue è stato contaminato dai Pfas, che hanno inquinato la seconda falda acquifera più grande d’Europa”.

La Commissione Europea aveva inizialmente proposto un testo che fissava a 0,50 microgrammi al litro di acqua la tollerabilità dei Pfas totali e a 0,10 microgrammi/litro la tollerabilità per un Pfas singolo. Poi però il lavoro della Commissione ambiente del Parlamento europeo aveva licenziato un testo più restrittivo che portava appunto a 0,30 microgrammi/litro la soglia totale consentita. “Ci avevano assicurato che in aula la norma non sarebbe stata modificata in peggio”, dice Michela Piccoli. Spiegano gli eurodeputati Zullo ed Evi di M5s: “Non è andata così, purtroppo. Noi avevamo chiesto addirittura la tolleranza vicina allo zero, il cosiddetto zero tecnico, ma l’emendamento non è passato. È spuntato invece un vergognoso emendamento dei Popolari che ha riportato il livello allo 0,50”.

Anche la Lega aveva presentato un emendamento per la tolleranza assoluta. Al riguardo l’eurodeputata Mara Bizzotto dichiara: “L’Europa delle lobby, con la complicità dei gruppi politici afferenti ai Popolari e ai Socialisti (Forza Italia e Pd), ha votato no al nostro emendamento Pfas zero per la tutela dell’acqua e della salute pubblica. Una grande occasione persa per colpa di quei partiti che in Veneto dicono una cosa e al Parlamento Europeo fanno esattamente il contrario”.

Le votazioni sugli emendamenti sono state quattro. La prima sullo “zero assoluto” (un punto irraggiungibile), presentata dalla Lega, ha avuto anche il voto a favore di M5S. La seconda votazione è stata quella dello “zero tecnico” presentata dai Cinquestelle e in questo caso quasi tutti gli eurodeputati italiani si sono espressi a favore, ma l’emendamento non è passato. La stessa sorte ha subito quello della soluzione di compromesso “0,30 microgrammi”. Approvato, invece quello degli “0,50 microgrammi”, tirato fuori dal Ppe, che contiene una grave apertura agli inquinanti. “Questo emendamento ha introdotto la differenziazione tra i cosiddetti Pfas a catena lunga e Pfas a catena corta” spiegano Zullo ed Evi. La catena si riferisce alle caratteristiche chimiche dei prodotti. “Il limite tollerabile dello 0,50 è indicato solo per i Pfas a catena lunga, ma gli altri, che sono più pericolosi, restano esclusi dalla direttiva”.

Il che significa libertà di immetterli nell’acqua. Lo spiega sempre Michela Piccoli. “Ai parlamentari che erano riuniti al bar del Parlamento ho gridato che dovrebbero vergognarsi e pensare per davvero alla salute dei cittadini. I Pfas a catena lunga sono composti di 8 atomi e non vengono neppure più prodotti industrialmente. Quelli a catena corta sono composti da molecole più piccole, si tratta di sostanze nuove, che passano più facilmente attraverso i filtri e finiscono negli acquedotti. Per questo sono più pericolose”. Ma all’Europa evidentemente, non interessa tenerle sotto controllo.

Emendamento a parte, quando si è trattato di votare il testo completo della risoluzione, quattro eurodeputati leghisti (Borghezio, Ciocca, Lancini e Zanni) hanno votato a favore, nonostante i Pfas siano tollerati. Si sono astenuti solo Bizzotto e Giancarlo Scottà. Sono rimasti sulla linea contraria gli M5S. A favore (nonostante i Pfas) ha votato non solo Forza Italia, ma anche parte del Pd (Chinnici, Cozzolino, Ferrandino, Gentile, Giuffrida, Paolucci e Picierno). Sei gli astenuti democratici, tra cui Sergio Cofferati, Damiano Zoffoli (che ha seguito la vicenda Pfas in Veneto) e Flavio Zanonato, ex ministro, ma soprattutto ex sindaco di Padova, una delle province interessate all’inquinamento da Pfas. Lo stesso eurodeputato Zoffoli commenta: “Mi sono impegnato per ottenere una riduzione dei limiti Pfas, incontrando diverse volte le mamme e i comitati. Grazie ad un mio compromesso votato in commissione Ambiente eravamo riusciti ad abbassare il limite. Nel voto in plenaria, l’elemento peggiorativo è passato con il voto contrario di quasi tutti gli italiani”.

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