Alla fine, la prima decisione “pesante” dell’era Manley è arrivata: Magneti Marelli è stata ceduta da FCA ai giapponesi della Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di euro, e le sue attività verranno effettuate sotto il nome di Magneti Marelli CK Holdings. La Calsonic Kalsei, di proprietà del fondo Usa Kkr, è uno dei principali supplier di componentistica giapponesi, che insieme all’azienda italiana formerà un colosso da top ten dei fornitori mondiali, dal fatturato di 15,2 miliardi di euro e dalla forza lavoro di ben 65 mila persone distribuite in quasi 200 impianti e centri di ricerca e sviluppo in Europa, Giappone, America e Asia-Pacifico.

“Questa è una giornata di trasformazione sia per Magneti Marelli che per Calsonic Kansei, che creano così un business globale con una gamma eccezionale, presenza geografica, competenza e prospettive future: una combinazione ideale”, ha dichiarato il numero uno di Fca Mike Manley, al quale ha fatto eco l’ad di CK Beda Bolzenius: “Insieme beneficeremo di una presenza geografica e di linee di prodotti complementari, mentre i nostri rispettivi clienti beneficeranno di un maggiore investimento in persone, processi e prodotti innovativi”.

Le trattative per la cessione iniziarono quando sul ponte di comando di Fca c’era ancora Sergio Marchionne, che più che altro in mente aveva lo scorporo di Magneti Marelli: un modo per far entrare denaro fresco da distribuire agli azionisti. Lui stesso, tuttavia, aveva affermato di poter riconsiderare l’ipotesi della vendita, in cambio di un “big check”: insomma, di fronte a un’offerta irrinunciabile l’affare si poteva andare in porto.

Quell’offerta, nondimeno, tardava ad arrivare. Prima di stringere coi giapponesi Fca aveva parlato anche con altri, tra cui Apollo Global Management e Bain Capital, come riporta il sito specializzato Autonews.com. Una volta focalizzata la trattativa con Calsonic Kalsei, c’era da trovare il punto d’incontro tra domanda e offerta: Marchionne aveva fatto sapere che il suddetto “big check” era una cifra non inferiore ai sei miliardi di euro. Dopo l’estate ballava ancora circa un miliardo, differenza poi colmata con l’ultima offerta appunto da 6,2 miliardi di euro. A quel punto è arrivata la mossa Pietro Gorlier, l’ex amministratore delegato “riassorbito” dandogli la poltrona di responsabile Fca per l’area Emea lasciata libera dopo le dimissioni di Alfredo Altavilla.

Infine, c’è il capitolo lavoratori. Sia Fca che CK hanno fatto sapere con una nota ufficiale di voler tutelare i livelli occupazionali e le operazioni in Italia, anche per questo il quartier generale resterà a Corbetta (vicino Milano), almeno per i prossimi cinque anni. Anche perché Magneti Marelli continuerà ad essere il fornitore di Fca, che manterrà nel suo perimetro la divisione plastica. Soddisfatti i sindacati, che restano comunque guardinghi: “La cessione di Magneti Marelli non provocherà effetti diretti e immediati sui rapporti di lavoro, poiché avverrà tramite passaggio azionario e fusione con la società acquirente”, ha dichiarato il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, “e il fatto che la giapponese Calsonic sia concentrata in Asia (e che magneti Marelli non sia presente in Giappone, ndr) dovrebbe escludere pericolose sovrapposizioni, mentre la prosecuzione dei rapporti di fornitura con Fca dovrebbe assicurare piena continuità produttiva. Ma la nostra attenzione come sindacato sarà massima”. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario generale Fim Cisl Marco Bentivogli: “L’accordo prevede la salvaguardia integrale della forza lavoro, su cui vigileremo affinché l’operazione sia una grande occasione di crescita“. “E’ fondamentale avviare sin da subito un confronto sul futuro del gruppo”, commenta infine la segretaria generale della Fiom-Cgil Francesca Re David, “sia dal punto di vista occupazionale sia produttivo e della ricerca e sviluppo su cui chiederemo un ruolo attivo del Governo“. A metà mattinata, spinto dalla cessione di Magneti Marelli, il titolo Fca guadagnava il 4,26% a Piazza Affari.

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