Il Comune di Roma chiede 730 euro di arretrati per la mensa scolastica a una famiglia di origini nigeriane senza fissa dimora e, come se non bastasse, fa pubblicare sull’Albo Pretorio (e dunque sul sito ufficiale del Comune di Roma) il nome della piccola di 9 anni, sottoponendola a un’ulteriore pubblica umiliazione. Storie di ordinaria burocrazia all’ombra del Campidoglio, una vicenda di cui si è accorto il quotidiano romano Il Messaggero. Va detto, c’entrano davvero nulla i fatti di Lodi, dove le distinzioni fra bimbi italiani e figli di migranti sono derivate da atti politici indirizzati. Qui, invece, sembra essere tutto figlio della sequenza cieca e letterale delle norme amministrative, condita da errori grossolani di cui “si stanno accertando le responsabilità”.

La vicenda nasce dall’interpretazione pedissequa di una delibera della Giunta capitolina, firmata dalla sindaca Virginia Raggi, la numero 31 del 3.03.2017, in tema di “iscrizione anagrafica delle persone senza dimora presenti abitualmente sul territorio di Roma Capitale”. Queste persone forniscono al Comune come indirizzo di residenza quello “inesistente” di via Modesta Valenti, da 1 a 15 – a seconda dei municipi – così da poterlo utilizzare sia per il rilascio di documenti sia per l’iscrizione ai servizi sociali o per ricevere notifiche amministrative. Al punto 6 della stessa delibera, si legge che “ogni notificazione nei confronti dei residenti senza dimora sarà sostituita dalla pubblicazione presso l’Albo pretorio di Roma Capitale dell’atto o della comunicazione indirizzati al destinatario: la notificazione si avrà per eseguita trascorso il trentesimo giorno di pubblicazione”, provvedimento ritenuto necessario per evitare che gli interessati possano rendersi irreperibili.

Con questa premessa arriviamo a gennaio 2018. Gli uffici del Municipio VIII Garbatella si accorgono che il signor Temi T. A. – che nonostante la condizione di nullatenenza manda regolarmente la figlia a scuola – deve pagare ben 730 euro di arretrati per il servizio mensa scolastica. Gli uffici sono a conoscenza della situazione della famiglia – l’indirizzo non lascia scampo a equivoci – ma nei database non è presente alcuna richiesta per l’esenzione né moduli Isee compilati, dunque si decide di procedere al recupero crediti. Il direttore firma la determinazione dirigenziale e, come da prassi dettata dalla delibera di Giunta, la spedisce all’Albo Pretorio per la pubblicazione “automatica”, con il nome della bimba ben in vista sia nell’oggetto che nel corpo dell’atto. Qui, secondo l’assessorato capitolino alle Politiche Sociali, ci sarebbe stato l’errore: “Il direttore avrebbe dovuto inviare la determina all’Albo pretorio già omissata in base alla tutela della privacy di una minorenne”; ma dagli uffici municipali scaricano sui funzionari dell’anagrafe centrale che caricano gli atti: “L’atto con omissis non avrebbe avuto valore, la banda nera andava apposta da chi ha pubblicato il documento”.

Ovviamente, c’e’ stato spazio anche per la polemica politica. Perché nel frattempo a governare il Municipio VIII è tornato il centrosinistra e l’ex Sel Amedeo Ciaccheri. “La decisione del Municipio di pubblicare l’atto è inqualificabile e inaccettabile – ha detto la sindaca Virginia Raggi – La nostra azione politica si basa sul contrasto a ogni forma di razzismo e discriminazione. Allo stesso tempo la privacy dei minorenni deve essere sempre garantita”; accuse velate a cui ha risposto prontamente il minisindaco di Garbatella: “Raggi non sa di cosa parla, il nostro Municipio è la casa di tutti, è lei che ha creato il problema con la delibera 31/2017”. Ovviamente, il tema è anche quello del debito “surreale” accumulato dal signor Temi, che proprio Ciaccheri ha incontrato nel pomeriggio: “Abbiamo attivato tutti i percorsi necessari al sostegno socio-economico della loro famiglia. Questo grave episodio è l’occasione per denunciare l’urgenza di porre fine a pratiche discriminatorie”.

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